O, meglio, i “simulacri” sono sui nostri schermi, e non so nemmeno se posso indicarvi dove e perché. Abbiamo addirittura deciso di non nominare il film che ha ispirato queste riflessioni, rinunciando ai benefici di una buona indicizzazione SEO (mannaggia a lei) per farvi capire quanto questo articolo, senza eccezioni, sia quanto più lontano si possa immaginare dall’idea di spoiler.
Per la prima volta nella mia vita, mi è sembrato che almeno la metà degli spettatori in sala non riconoscesse l’inganno di una marionetta digitale
I casi specifici esistono sempre, ed è facile che qualche ingenuo spettatore (un bambino, magari) si sia fatto ingannare anche da esperimenti più datati, magari dai personaggi de La leggenda di Beowulf (2007) o dai “ringiovaniti” Arnold Schwarzenegger nei più recenti (e parecchio controversi, ahimé) Terminator. Per la verità, nemmeno stavolta mancava qualcosa di impercettibilmente imperfetto, quasi impossibile da individuare persino per occhi allenati (cioè i nostri, appassionati “nativi” di CG), nascosto fra i movimenti delle pupille, i battiti di ciglia e qualsiasi altro dettaglio che, seppur presente, può sempre tradire la costruzione artificiale a causa di una lievissima imperfezione.
Gli “animatroni” del cinema anni ’80 non sarebbero mai potuti arrivare a un simile livello di perfezione
In fondo, non ci troviamo in un territorio lontano da uno dei miei ultimi editoriali. Dopo anni di sperimentazioni sulla robotica nel cinema, sul massimo che si poteva trarre dall’uso di animatroni sempre più sofisticati, gli effetti digitali si sono avvicinati a obiettivi a cui le macchine o gli effetti tradizionali potrebbero aspirare solo fra molti anni, fino a incocciare il “fine supremo” di rappresentare correttamente noi stessi. La regola non è valsa per gli stuntman di Mad Max: Fury Road, a dire il vero, ma questo ha a che fare con la carne e il sangue che un vero artista può ancora tirar fuori dal cinema live d’azione, e non certo con le riflessioni di queste righe.
Philip Dick ha immaginato nei suoi romanzi e racconti che fossero i robot a poter sembrare in tutto e per tutto identici agli esseri umani
Al contrario, possiamo concentrarci serenamente sui risultati dei simulacri nel campo dell’entertainment, e goderne come ho fatto io durante la proiezione del film che non posso nemmeno nominare. Un film bellissimo per mille altri motivi, prodotto da una major spesso odiata per i suoi approcci “corporate” ma indubbiamente esperta nel macinare “creature finte” fin dalla sua nascita. E con questo direi che dovrebbe aver capito anche l’ultimo dei lettori, giusto Kikko?
"Ma no, dai? Allora anche la (quell'altra persona, sempre deceduta) proprio sul finale, non era una sosia?"
Mi sovviene la rivelazione del vero nemico nel film Equilibrium, quando il "caro leader" si rivela una ricostruzione in tempo reale sul viso di un altro cattivone... ok, più roba da Gollum come tecnica, però applicata ad un viso umano realistico.