Stamattina guardavo il video in cui Kojima presenta i suoi nuovi uffici a Tokyo e, al di là del fatto che, chiaramente, oramai è entrato nel gotha delle personalità che se pure fanno mezzo passo ricevono un’attenzione mediatica incredibile, mi sono trovato ad ammettere che il buon Hideo, nonostante oramai inizi a mostrare i segni di un’età che fino a poco tempo fa non sembrava scalfirlo minimamente, ha davvero capito tutto. Nel senso che la sua capacità visionaria non è legata soltanto all’incredibile forza comunicativa dei suoi giochi, la stratificazione del messaggio e l’abilità nel pensare cose fuori dal comune, ma è profondamente collegata a una lucidità di tipo pratico, che gli ha permesso di analizzare in maniera quasi chirurgica il mercato per capire cosa fosse necessario fare per catalizzare l’attenzione. Kojima è uno dei pochi game director che è riuscito a spostare l’ossessiva e compulsiva curiosità del settore dai videogiochi alla persona, e adesso al nuovo studio. Siamo abituati ai teaser, ai trailer e tantissimi altri modi di promuovere in qualunque forma i titoli in uscita, ma è raro che i riflettori siano puntati sugli studi. Certo, Kojima Productions, dopo quello che è successo in Konami, è chiaramente uno studio particolare, ed è chiaro che ci sia una certa curiosità per il dove e il come nascerà Death Stranding, di cui ancora si sa molto poco (ma su cui abbiamo provato già a dedurre cose più o meno ambiziosamente).
Arrivati al punto in cui il medium può parlare davvero a tutti, non c’è motivo alcuno per nascondersi dietro uno schermo