La volpe, l'uva, il crimine e Bruce Banner

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Eccoci finalmente arrivati alla tanto agognata fine della settimana e, con essa, il solito “crimitoriale” del sabato. Mi ero ripromesso di calmare i miei bollenti spiriti, e c’ero anche riuscito per una decina di giorni, ma basta anche solo aprire per sbaglio Facebook, origliare per sbaglio una chiacchierata tra due ragazzi al supermercato o passare davanti al solito negozio di videogiochi per sentirmi come Bruce Banner che cerca di tenere a bada Hulk.

Il principale motivo della mia rabbia è la consapevolezza di vivere in un grandioso momento per i videogiochi, con una sequenza di titoli incredibili in uscita. Solo nelle ultime settimane, ad esempio, abbiamo assistito all’epico ritorno dei giochi di ruolo vecchia scuola grazie a Torment: Tides of Numenera, che vanta una mole di testo che potrebbe addirittura spaventare i meno preparati ma in grado di mandare in estasi i lettori più pignoli; abbiamo alzato l’asticella degli standard dei nuovi titoli grazie a Horizon: Zero Dawn, che è riuscito ad affascinare il nostro Mancini dopo un inizio un po’ sottotono; e soprattutto dobbiamo festeggiare l’avvento di The Legend of Zelda: Breath of the Wild, che pare aver esaltato tutta la critica mondiale, compreso il nostro Kikko che diverse volte spunta in lacrime in cerca di un abbraccio. Questi sono solo gli ultimi tre titoli che mi vengono in mente: la lista in realtà è ben più lunga, e mese dopo mese non posso che gioire nel vivere questo “rinascimento videoludico” che da più di due anni porta sui nostri schermi titoli che, credetemi, saranno ricordati per i prossimi lustri.

the legend of zelda breath of the wild recensione switch nintendo immaginePerché mi arrabbio? Perché trovo semplicemente assurdo che il videogiocatore medio (e ODIO utilizzare tale termine denigratorio, ma davvero sono al limite della sopportazione) investa il proprio tempo nell’insultare gratuitamente tali opere, i loro creatori e – immancabilmente – anche la stampa di settore che li acclama. I gusti sono personali, e questo è innegabile, e posso comprendere (ma anche no) che qualcuno provi astio verso il nuovo titolo di Nintendo, ma puntualmente assisto a troppe lamentele ingiustificate e fin troppo cattive. Da una parte c’è la solita storia della volpe e l’uva: in mancanza di tempo, strumenti e denaro, è più comodo sostenere che “il frutto è acerbo” invece di ammettere le proprie mancanze e rimandare in tempi meno difficili il giudizio. Dall’altra, invece, stanzia la morbosa voglia di elevarsi per forza dalla massa: il metodo più veloce per farlo è sputare nel piatto dove mangiano tutti, magari sorseggiando un bel calice di vino da tavola, con tanto di mignolo rigorosamente alzato.

Puntualmente assisto a troppe lamentele ingiustificate e fin troppo cattive

Trovare un dialogo è assolutamente futile, e appena chiedo gentilmente di argomentare tali insulti, assisto a una sfilza di luoghi comuni che vanno dalle mazzette che si intasca la stampa per scucire voti altissimi su Metacritic, alla mancanza di “cura” da parte degli sviluppatori che giustifica in tutto e per tutto la pirateria. È proprio questo dare tutto per scontato che mi fa imbestialire, senza nemmeno la voglia di confrontarsi o di leggere qualche informazione su argomenti poco conosciuti. Bastano pochi minuti per far sentire completamente inutile la mia professione, e mi ritrovo fin troppo spesso a chiedermi se ha veramente senso impiegare così tanta fatica nello scrivere articoli di cui, con tutta probabilità, verrà letto solo il titolo.

La magra consolazione è che, nonostante l’enorme importanza che gli diamo, stiamo comunque parlando di videogiochi, e sentirne di cotte e di crude sul povero Link, per quanto possa essere fastidioso, non ucciderà nessuno. La rabbia però si trasforma in tristezza quando vedo lo stesso tipo di atteggiamento nei riguardi di argomenti ben più importanti dei “giochini”, come la sanità, l’economia e la politica. A quel punto mi chiedo se ha ancora senso continuare a innervosirsi per un “semplice passatempo”, seppur così importante per la mia vita. La risposta è comunque affermativa: sarà un modo per chiudere gli occhi davanti ad argomenti più importanti; sarà un modo per non pensare, anche solo un paio d’orette, alla solita frenesia della vita. Per questo mi piace pensare che anche in piena senilità, proprio come adesso, continuerò a sbraitare contro il solito guastafeste che passa le proprie giornate a infangare le passioni altrui, non tanto perché tenta di denigrare qualcosa a cui tengo, ma perché, sotto sotto, mi dispiace per lui che, troppo impegnato nell’insultare gratuitamente, si sta perdendo tutto questo ben di Dio. E, purtroppo per l’interessato, quando se ne renderà conto sarà ormai troppo tardi.

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Parliamo di...
  1. 1.
    Editoriale da incorniciare e che sarebbe da stickare come primo post in ogni singola area del forum.
    Dico sul serio.
    Tassani, vorrei stringerti fisicamente la mano ma vivo a Londra, ma sappi che condivido ogni singola parola.
    In un periodo in cui sono usciti grandissimi giochi (giochi che potrebbero senza esagerare essere nuovi metri di paragone per i loro generi) piuttosto che giocare, divertirsi e discutere dei loro pregi si perde tempo ad essere negativi e a sputare odio senza alcuna plausibile giustificazione.
    Godiamoci questo periodo ragazzi, che chissa' quando ricapitera' di avere un inizio di anno videoludico come questo.
    2.
    C'è una sadica soddisfazione nello sputare su qualcosa/qualcuno. O almeno, così mi spiego l'odio / malcontento che vedo / sento in giro. Per quanto riguarda il mondo dei videogiochi, comincio a credere che l'unico modo per porre fine alla critica facile sia rimboccarsi le mani e crearlo, il videogioco. Che sia messo in commercio o che sia solo per allenamento / per hobby / per apprendimento poco importa. Vedo questa cosa in alcuni miei conoscenti che si stanno rimboccando le maniche in tal senso. Niente odio, niente preconcetti, niente critiche facili. Umiltà, dedizione, lavoro, testing e debugging (nonostante sia roba da dilettante) e tanta pazienza. Ma alla fine, la soddisfazione di avere tra le mani una propria creatura.
    Detto questo, io invece sono un comune consumatore, e in quanto tale ho anch'io la piaga dell'odio facile. Ecco cosa penso di questi ultimi due anni (2015-2017).
    1) offerta sempre più varia. Può disorientare il consumatore, ma è generalmente un bene (potenzialmente si può trovare il proprio titolo fatto su misura, se si cerca bene)
    2) quattro tipi di cancro sempre più presenti: cloni (fifa & cod o qualunque altra cosa che si comporti allo stesso modo), usati sicuri (remake e hd collection), trascurata ottimizzazione nei titoli tripla A (è un lavoraccio, ma secondo me bisogna farlo e bene, anche a costo di sforare le scadenze), espansioni annunciate ancor prima dell'uscita (sempre per i tripla A).
    3) Indie: alcune perle (quasi sempre fatte da team che di indie hanno solo l'etichetta) in un mare di rifiuti.
    4) alcuni giochi che hanno un deficit o un solo difetto che li affossa non di poco (penso ai due grossi titoli ubisoft che ho provato in beta)
    5) nonostante i punti 2, 3 e 4 (e millemila altri difetti che ho omesso), ribadisco il punto 1. Ovvero: si trovano le proprie opere su misura, si gioca con quelle, ci si diverte un mondo (in barba a tutti gli altri esseri umani là fuori) e fine.

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