Compromesso: questo è il grande vocabolo da tenere bene a mente quando ci si avvicina al qui presente Ghost in the Shell in salsa cinematografica. È noto l’impatto culturale che ha avuto prima il manga e poi l’omonimo film d’animazione, tanto da influenzare all’epoca i fratelli, ora sorelle, Wachowski nella stesura e nella produzione di Matrix. Hollywood non avrebbe potuto riportare così fedelmente i temi trattati nell’opera di origine, e ha quindi optato per un compromesso (per l’appunto) che porterà inevitabilmente a una spaccatura di opinioni tra gli spettatori paganti.
A dispetto di una sfiducia globale e di varie critiche, il risultato è più che soddisfacente
Non mi soffermerò sulla trama, principalmente per evitare spoiler. Alcuni stravolgimenti rispetto alla matrice originale erano necessari, seppur non forzati: anzi, certe soluzioni sono molto coraggiose e non fanno mai cadere questo adattamento di Ghost in the Shell in una dimensione prettamente action. Le scene di azione sono dosate con il contagocce, lasciando agio a un fattore di totale immersione nella metropoli futuristica che fa da teatro alle vicende, pregna di sentori a metà tra i ghetti orientali e le cupezze della Los Angeles di Blade Runner. Lo stesso Rupert Sanders, che certo non ha un curriculum di regia di qualità, in questo caso lascia respirare il film in molte occasioni, ci lascia gustare paesaggi lontani, attività urbane e fondali marini, accompagnando per mano il Maggiore e i suoi relativi dubbi, curando quindi la parte estetica con una cura maniacale e che risulta il vero punto forte del film. Il viaggio verso i titoli di coda è infiocchettato da una colonna sonora mai troppo violenta, e anzi spesso dolce, quasi a ricordare una melodia infantile, trasmutando il Maggiore in una Alice che si addentra nel Paese delle Meraviglie alla ricerca della sua personale verità.
I difetti maggiori di Ghost in the Shell emergono guardando alla scrittura
Per concludere, la risposta alla domanda da un milione di dollari: vale la pena recarsi al cinema per un film come Ghost in the Shell? Secondo me sì, perché nonostante abbia i problemi segnalati nella trama e nei contenuti, ha una resa visiva curata e ispirata. Nonostante non sia un prodotto riuscito al 100%, il film non è realizzato con approssimazione o superficialità, anche se qualche purista dell’opera originale inarcherà in malo modo più di una volta il sopracciglio.
VOTO 7
Genere: fantascienza, azione
Publisher: Universal Pictures
Regia: Rupert Sanders
Colonna Sonora: Lorne Balfe, Clint Mansell
Intepreti: Scarlett Johansson, Takeshi Kitano, Michael Pitt, Juliette Binoche, Pilou Asbæk
Durata: 106 minuti