La Fiera delle Illusioni - Nightmare Alley - Recensione

Alla faccia del flop di critica e boxoffice che ha raccolto negli Stati Uniti, La Fiera delle Illusioni – Nightmare Alley non è solo un grosso passo in avanti nella cifra stilistica di Guillermo Del Toro e un ottimo remake, ma anche un interessante discorso sull’arte dell’intrattenimento e dell’inganno.

Questa riedizione firmata da Del Toro è mediamente fedele all’omonima trasposizione del 1947 firmata da Edmund Goulding, dunque in termini narrativi lo sforzo creativo è al minimo indispensabile e questa è una firma ben riconoscibile nel cinema del regista messicano: mostrare, puntellare e lasciare il resto della costruzione dell’immagine come del pathos direttamente allo spettatore.

Ecco dunque che La Fiera delle Illusioni cresce minuto dopo minuto, adagiandosi perfettamente nel suo minutaggio assai corposo di quasi 150 minuti a disposizione creando un discorso artistico e narrativo che sembra raccogliere l’eredità del The Prestige di Christopher Nolan, ovvero la dedizione e la necessità di creare l’illusione, anche se per scopi personali. Se nell’opera di Nolan i due prestigiatori si davano battaglia tra la fine dell’800 e l’inizio del 900, entrambi sulla sfondo di una società che si sta avvicinando alla nascita del Cinema per abbandonare i teatri e dunque la necessità di creare l’illusione perfetta, lo Stan Carlisle di Bradley Cooper decide di usare l’illusione – in questo caso il mentalismo – per soggiogare una realtà assai stretta al suo volere e valore.

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Di facoltosi uomini di potere, l’illusionista userà le sue tecniche segrete di mentalismo per spacciarsi medium in contatto con l’aldilà, estorcere denaro per i suoi servigi, ma come ben sappiamo, a forza di tirarla, una corda prima o poi si spezza e quando l’inganno viene smascherato, lo stesso illusionista dovrà riorganizzarsi per avere cara la pelle.

La Fiera delle Illusioni, oltre che ad essere una prova tangibile dell’evoluzione tecnica di Del Toro è anche un raffinato discorso sull’intrattenimento e l’inganno

Si potrebbe accusare il film di avere uno stile assai diverso da quello che Del Toro ci ha abituato, ma la prova su questo film ha mostrato una mano tecnica assai più raffinata, quasi con il guanto di velluto per il rispetto che il regista ha – evidentemente – verso la pellicola del 1947 e specialmente nella prima ora c’è una costruzione, di messa in scena come nel montaggio, che è intrisa di un classicismo senza fine. Del Toro ci si inebria, si getta in una vasca di amore, stile e cura senza vergogna, per poi staccarsi dalla fonte originale e proseguire con il suo stile, che rende sempre omaggio all’originale, sfociando nel thriller-noir a tinte horror di grande respiro e grande cinema.

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Lode al cast, in special modo Bradley Cooper stranamente in parte, forse la migliore della sua carriera. Il suo personaggio incarna perfettamente lo stereotipo dell’uomo venuto da lontano con un passato oscuro, nascosto, sepolto e bruciato alla luce del nuovo sole, all’ombra del tendone di un circo e dei suoi nuovi compagni circensi. Il suo Stan è un uomo impenetrabile, difficile da afferrare, forse troppo freddo per risultare interessante allo spettatore a cui si accompagna una Cate Blanchett perfetta nel ruolo di femme fatale, a cui ogni movimento comporta un’azione importante nella trama, forse alcune volte senza una vera motivazione, ma il rosso fuoco del rossetto misto al bianco neve degli occhi – e la fotografia mette in risalto questi momenti cromatici accesi – restituiscono solo brividi di piacere.

Per chiudere con l’apertura iniziale, non si spiega dunque il perché di un flop così sontuoso, in special modo quando in cabina di regia vi è un nome come quello di Del Toro. Forse non è il periodo giusto per film “pesanti” vista l’emergenza sanitaria mondiale, o forse l’operazione di omaggio e riedizione di un classico ha tenuto lontani parte degli esperti. Come capita spesso, in Europa la critica si è dimostrata assai più compiacente e sinceramente, per chi cerca un bel film che abbia forti contaminazioni da thriller psicologico, neo noir e horror, La Fiera delle Illusioni è il film perfetto.

VOTO 7.5

la fiera delle illusioni recensioneGenere: thriller, noir
Publisher: Searchlight Pictures
Regia: Guillermo del Toro
Colonna Sonora: Nathan Johnson
Interpreti: Bradley Cooper, Cate Blanchett, Rooney Mara, Toni Collette, Ron Perlman, Willem Dafoe, Richard Jenkins
Durata: 150 minuti

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