Stati Uniti. 2029. Logan si trascina zoppicante per le strade notturne di una città deserta, trangugiando superalcolici e medicinali. La camminata è lenta e faticosa, possiamo quasi sentire come il corpo – grosso, pesante e pieno di cicatrici – del mutante stia cominciando a cedere, giorno dopo giorno. Nel bene o nel male, questa è
la direzione intrapresa da FOX e Warner Bros. per tratteggiare i loro supereroi cinematografici,
votate entrambe a raccontare l’uomo dietro la maschera, la sua umanità e quello che lo spinge a scendere sul campo di battaglia.
James Mangold, per l’ultimo episodio dedicato al mutante più famoso di casa Marvel (Hugh Jackman ha ufficializzato l’addio al personaggio, dopo averlo interpretato per quasi 20 anni), confeziona un film atipico, che rilegge il canone classico del cinecomic. Si tratta di una pellicola crepuscolare, “marcia”, oscura, che mescola i sapori di ruggine, sangue e morte. Il cast è ridotto all’osso: troviamo Wolverine e Charles Xavier, ormai non più lucido, che si prendono cura l’uno dell’altro. In un futuro non troppo distante la profezia del Professor X si è rivelata errata: esclusi i protagonisti, i mutanti si sono estinti, ma l’arrivo di una bambina – con poteri eguali a quelli di Wolverine – accenderà l’ultimo barlume di speranza nei due, che dovranno proteggerla da uomini che la vogliono morta.

Logan – The Wolverine è un film atipico che rilegge il canone classico del cinecomic
Logan è un film coraggioso nel concedersi nudo e crudo, tanto da meritarsi il divieto ai minori di 18 anni in patria per la violenza mostrata. Questo, naturalmente, significa perdere una buona fetta di pubblico giovane, ma
Logan è l’ultimo giro di boa di Wolverine e – in primo luogo – deve essere un film dedicato: niente più Terra da salvare, dunque, o catastrofi da scongiurare, giacché tutto ruota intorno alla bambina. Il regista prende per mano Logan e lo porta al crepuscolo della sua storia, in un road movie atipico, contaminato da ambientazioni da Vecchio West e delimitato da una cornice che ha le tinte del miglior Cormac McCarthy. Xavier, almeno per buona parte del film, è il motore saggio e umano: nonostante sia consapevole di essere vicino alla fine dei suoi giorni, continua a porsi come mentore di Logan, invitandolo a cercare casa, famiglia, e – finalmente – a smettere di lottare.
Nel film, la morte è un fattore sempre in agguato: serpeggia sotto la sabbia, la notiamo nelle ferite o nella barba di Logan e dietro ogni angolo oscuro, e viene corteggiata dallo stesso mutante che serba una pallottola di adamantio con inciso il suo nome, riposta nel taschino della camicia.
La storia conferisce un sapore agrodolce alla senilità dei due protagonisti, tanto che sembra di sentir discorrere due anziani che ricordano le avventure passate, senza addentrarsi in troppa retorica, e che accettano serenamente di personificare quel “vecchio” che deve lasciare spazio al nuovo. Secondo quest’ottica, ogni novità che si mostra al mondo va preservata e liberata, e così il giovane punto di vista della bambina mutante diventa il tramite tra il film e lo spettatore: la piccola protagonista gira con i fumetti degli X-Men nello zaino, la sua mente innocente e speranzosa ha bisogno di credere che il Logan con manie suicide che si trova dinanzi sia, in realtà, il grande guerriero in calzamaglia gialla di cui ha sempre letto, e che – alla fine – i buoni vinceranno. Tuttavia, per conseguire questo status bisognerà attraversare una tormenta di sangue e violenza.

Il cambio di rotta, a favore della qualità, regala un finale perfetto, quasi idilliaco
Logan – The Wolverine non dispensa buoni sentimenti, l’umorismo è regolato al minimo e le scene d’azione – pur di grande impatto – vengono dosate con il contagocce, e proprio per questo
la pellicola si rivela una degna conclusione della trilogia dedicata al mutante con gli artigli (i primi due capitoli, uno più brutto dell’altro, erano stati massacrati da critica e boxoffice). Il cambio di rotta, tutto a favore della qualità, regala un finale perfetto, quasi idilliaco, a dimostrazione che quando le major smettono di “rubare” direttamente dalle tavole a colori e cercano di fare del vero Cinema, utilizzando i personaggi della cultura pop, sono in grado di produrre grandi film.
Logan – The Wolverine, a quasi dieci anni di distanza da Il Cavaliere Oscuro, torna a farmi stare “male”, ed è proprio questo che – a volte – chiedo al Cinema di qualità.
VOTO 8
Genere: supereroi, azione
Publisher: 20th Century Fox
Regia: James Mangold
Colonna Sonora: Marco Beltrami
Interpreti: Hugh Jackman, Patrick Stewart, Richard E. Grant, Boyd Holbrook, Stephen Merchant, Dafne Keen
Durata: 135 minuti