Nel corso dei miei editoriali mi sono spesso chiesto quale possa essere la strada da percorrere per la critica videoludica per accompagnare al meglio l’evoluzione e la crescita del medium: sono consapevole che a volte restiamo indietro, siamo prigionieri di schemi di produttività consolidati che non sono sempre efficaci con i tempi che avanzano. Il mondo dell’informazione muta costantemente, e se è vero che la critica non può restare sulla sua torre d’avorio a specchiarsi nella sua competenza, non è ugualmente vero che il disconoscimento generico di una figura di riferimento che ha un ruolo preciso di cui si assume tutte le responsabilità possa necessariamente portare benefici. È innegabile che pareri e considerazioni con persone a noi vicine per idee e contesto ci sembrino a volte più veri, più convincenti e più “nostri”, ma è davvero così?
Pareri e considerazioni con persone a noi vicine ci sembrano a volte più veri ma è davvero così?
I più attenti avranno immediatamente colto il riferimento al caso Baldur’s Gate: Siege of Dragonspear, che a fronte di (uno solo al momento, ma di sicuro aumenteranno a breve) un parere della critica probabilmente molto positivo vede una cascata di valutazioni negative da parte degli utenti, sia su Metacritic che su Steam. Perché? Bug? No. È rotto? Neanche. Trasforma i Forgotten Realms nel mondo dei Puffi? Per niente! E dunque? Il problema sarebbe nella scrittura del gioco, in particolare nella scelta di Amber Scott, sceneggiatrice, di inserire nel gioco Mizhena, un chierico transgender. Una scelta interessante, che si inserisce perfettamente nella logica di Beamdog di aggiornare l’intero franchise anche dal punto di vista tematico, tratteggiando in maniera più approfondita una condizione dell’esistenza che nel calderone dei Forgotten Realms, una delle ambientazioni più pop dell’intero universo di D&D, mi sembra tutt’altro che anormale. In soldoni, ci sono elementali, stirpi planari, miscugli tra divinità, razze e stati della materia, incantesimi per cambiare identità e forma e vuoi che non ci sia qualunque forma di transizione di genere? D’altronde, è quello che sostiene anche il creatore originale dei Forgotten Realms, Ed Greenwood, che ha pubblicato alcuni post di solidarietà con Amber Scott e Beamdog sul proprio account Facebook. Quindi tutto chiarito? E invece no, visto che una grossa parte dei giocatori, pur, ovviamente, specificando di “non essere razzista”, sia inviperita dalla scelta di aver portato “l’ideologia LGBT” all’interno di “un gioco classico”. La follia della situazione è abbastanza evidente, così come appare chiara la strategia comunicativa scelta da quella che, attualmente, è la maggioranza delle persone che si sono esposte su Metacritic o Steam: ribaltare il problema, accusando Beamdog di quello che, in realtà, muove il proprio commento, ovvero basare la propria opinione su un’ideologia.
Quel bollino rosso su Metacritic o quei pollici in giù su Steam contano