A volte mi piacerebbe farmi un tatuaggio. Non ne sono mai stato il tipo, un po’ per fifa, un po’ perché l’idea di avere qualcosa di indelebile stampato a vita sulla pelle non mi convince appieno. Eppure ci sono dei giorni che, sognando a occhi aperti, cerco di immaginare una parte del corpo che potrebbe subire senza troppe conseguenze tale operazione (e la risposta è sempre “il polpaccio”) e, cosa ben più difficile da decidere, il soggetto della rappresentazione artistica. Anche in questo caso le scelte si riducono a una manciata, e riguardano sempre e comunque i videogiochi.
Cosa potrebbe sfoggiare il buon AstroTasso, nascosto sotto i pantaloni? Doppi sensi a parte non nego che mi piacerebbe tantissimo avere sempre con me il buon Manny Calavera, o perché no Tentacolo Viola oppure addirittura il vecchio Guybrush, rigorosamente in pixel art. Quando esprimo tale desiderio vengo preso per pazzo, ma alla fine lo farei per lo stesso motivo per cui impazzisco davanti a T-shirt e felpe con sopra qualche personaggio direttamente uscito da un videogioco che, nel bene e nel male, mi ha accompagnato nel corso della mia vita: la possibilità di poter mandare un messaggio a qualcuno che incrocia il mio cammino.
I videogiocatori non sono ancora una comunità matura, perennemente consumata da stupide guerre intestine basate sulla preferenza di una console o di un titolo, arrivando persino a insultare chi la pensa diversamente. Spesso, girovagando per qualche grande gruppo di Facebook, mi ritrovo a picchiare la testa ripetutamente sulla tastiera a causa delle nefandezze e leggerezze che leggo, ricordandomi che, nonostante tutto, videogiocare è ancora un tabù per molte persone. Così, passeggiando per la piazza armato di maglietta raffigurante Super Meat Boy, mi risulta tremendamente più facile scorgere “alleati” in mezzo alla marmaglia: basta un semplice sorriso, che poi spesso e volentieri sfocia in una fugace chiacchierata e magari in una nuova conoscenza, per non sentirmi così solo e abbandonato insieme al mio passatempo preferito, che mi accompagna sin dalla tenera età.
Il tatuaggio non è altro che l’immediato passo successivo: un simbolo che mi permette di esprimere al mondo intero la mia passione in qualsiasi momento, dalla mattinata in spiaggia al pomeriggio passato al centro commerciale. Così cerco di farmi coraggio e di cercare il soggetto migliore da imprimere con l’inchiostro sulla mia pelle, per poi lasciare vincere il mio lato fifone e rimandare il tutto a data da destinarsi. L’unica regola che mi auto-impongo è, appunto, evitare citazioni troppo palesi per la massa: per quanto possa apprezzare l’idea di fondo di Minecraft, mai mi sognerei di tatuarmi un Creeper che spunta dal calzino, semplicemente perché non mi sento di appartenere alla schiera di giocatori a cui il gioco è dedicato. Viceversa grazie a Mister Threepwood, con tanto di pantaloni abbassati e osso in mano, riuscirei a esprimere tutto l’amore per la “mia” generazione e, appunto, comunicare ad altre persone che cosa frulla nella mia testa. Può sembrare assurdo, ma vi assicuro che non saranno poi così tante le persone in grado di riconoscere il pirata più temibile dei Caraibi. Per il momento mi accontento di qualche maglietta, ma prima o poi sento che riuscirò a vincere tale paura. Spero.
Prossimo passo, il logo di Destiny sul ginocchiooooo!!!
Fatti coraggio, che il dolore provato è prossimo allo 0!