Nel lontano 2002, quando avevo ancora i capelli e lo scopo delle mie giornate era non far esplodere il laboratorio chimico dell’Istituto Tecnico Industriale che mi ha accompagnato verso la maturità, se qualcuno pronunciava il termine “crogiolo” cominciavo a sfregarmi le mani in vista di pericolose scorie con cui giocare, prodotte dalla fusioni di reagenti a caso all’interno di un piccolo contenitore a forma di “ditale”. Il crogiolo, appunto.
Quindici anni più tardi, in barba all’età anagrafica, quando qualcuno grida all’improvviso tale termine comincia una sfrenata corsa verso il pad della PlayStation per avviare Destiny e prendere a schiaffi i guardiani nemici. L’annuncio del secondo capitolo del titolo Bungie, previsto indicativamente per settembre, sta causando un bel po’ di eccitazione in giro per il globo, e i membri del #TeamCrimine non sono da meno: imprese da portare a termine, equipaggiamenti da trovare e migliorare, sgommate con gli astori e chi più ne ha più ne metta. Ciò che però mi ha dato un po’ da pensare è che il sottoscritto e il buon keiser, in compagnia di Pamela “Kikko la guida turistica” Patty, abbiamo indossato le vesti da guardiani da pochissimi mesi, quando ormai Bungie aveva pubblicato una lunga sfilza di DLC.
Per il sottoscritto portarsi a casa l’intero pacchetto di gioia a solo trenta cucuzze è stato semplicemente fantastico: tutta l’esperienza offerta da Destiny era a portata di mano, e niente poteva fermare la mia quotidiana dose di uccisioni, granate e salti doppi. Per mesi e mesi, lo ammetto candidamente, mi sono divertito tantissimo, e tutt’ora continuo a concedermi di tanto in tanto una pattuglia su qualche pianeta (consapevole che non arriverà mai a 400 di luce). Non riuscivo affatto a comprendere come mai moltissimi ostentassero cotanto odio verso il gioco in questione. Poi ho capito. Siamo arrivati tardi alla festa. O almeno, “tardi” rispetto a tutti gli altri partecipanti, che hanno stuzzicato salatini e gazzosa per otto ore in attesa della musica e del buffet vero, pagando però un biglietto d’ingresso ben maggiore rispetto al nostro. Così, mentre molti si erano stancati di scucire soldi per i nuovi contenuti e hanno abbandonato il party, il sottoscritto è arrivato carico a balestra nel bel mezzo del concerto, consapevole di essersi perso qualche evento importante ma con ancora tanta, tantissima voglia di ballare.
Continuare ad arrivare in ritardo alle feste potrebbe trasformarsi da estemporanea necessità a modus operandi da operare con costanza
Alla luce di questi fatti è venuto naturale chiedermi se, effettivamente, mi sia perso qualcosa di importante ad aver cominciato così “in ritardo” tali titoli, oppure se ho avuto la fortuna di godere del meglio, evitando le arrabbiature e le sofferenze della prima ora. Perché, se così fosse, continuare ad arrivare in ritardo alle feste potrebbe trasformarsi da estemporanea necessità a modus operandi da operare con costanza. Se però tutta l’utenza, un po’ come accade con le partenze intelligenti alle quattro di mattina il giorno prima di Ferragosto, decidesse di rimandare l’acquisto di un titolo per arrivare “tardi alla festa”, succederebbe un vero e proprio macello: server vuoti, vendite disastrose e, inevitabilmente, la chiusura del party prima dell’arrivo della folla.
Sono quindi un furbo o un “patacca”, come si suol dire nella mia terra natia? Chi arriva tardi alle feste è un figo o un pirla? Quanto mi perdo e quanto ci guadagno? Non lo so proprio, e lancio questa domanda perché sono estremamente curioso di sapere il vostro parere: fatemi sapere come vi comportate, cosa ne pensate e, soprattutto, se alla fine di quest’anno dovrò lanciare i soldi sullo schermo per comprare Destiny 2 e continuare a inveire come un ossesso contro chi usa il fucile a pompa nel Crogiolo.