Taverne, locande, bar e night club: tutto è iniziato circa vent’anni fa con una frase, “My hotel’s as clean as an elven arse”, col primo equipaggiamento acquistato grazie ai duri risparmi raccolti durante un’adolescenza trascorsa tra le alte mura di Candlekeep. E nella taverna: avventori con la puzza sotto il naso, anziani maghi saggi, vino di sangue, stanze degli ospiti da frugare e saccheggiare e le prime informazioni sulla “crisi del ferro” pagate profumatamente.
Ho passato moltissimo del mio tempo virtuale nei locali dei videogiochi, a raccogliere indizi e pettegolezzi, a svolgere compiti per il barista di turno, da vere e proprie main quest a piccoli, trascurabili obbiettivi secondari. Loschi individui, notizie di prima (o seconda) mano e alcolici che fanno bella mostra di sé, spesso inutili se non per diminuire le statistiche dell’avatar, giusto per dimostrare che bere non è cosa, neppure nel mondo digitale. Nella upper Cantina di Taris (Star Wars: Knights of the Old Republic) mi sono accordato con Canderous Ordo pianificando un attacco strategico alla base Sith di stanza sul pianeta, e mi sono battuto nell’arena di Ajuur, laddove – nel ruolo enigmatico dello Straniero Misterioso – ho sconfitto Bendak Starkiller in un duello all’ultimo sangue, primo fondamentale passo sulla via per il lato oscuro. Nella Cantina bassa ho incontrato Missione Vao e il suo pelosissimo compagno Wookie, Zaalbar; sempre lì ho svolto compiti di cacciatore di taglie per Zax (un viscidissimo Hutt), e grazie a un untuoso Twi’lek ho costruito i miei mazzi per lanciare la scalata alla classifica dei migliori giocatori di Pazaak.
non riesco a fare a meno di un punto di ritrovo, crocevia dei livelli, di un benaccetto “hive of scum and villainy”
Dunque, mi sono immedesimato, ho “bevuto”, fruito degli intrattenimenti, ho fatto di virtuali esercizi fittizi il rifugio del guerriero, perché molti videogiochi non sono altro che una collezione di stage ad alto tasso di sfida, un collage di puzzle ambientali, e ben vengano i summenzionati, ma non riesco a fare a meno di un punto di ritrovo, crocevia dei livelli, di un benaccetto “hive of scum and villainy”.