Difficile parlare di altro quando hai appena visto il primo, vero trailer di Cyberpunk 2077. Qualcuno si mostrerà deluso per non aver visionato sezioni di vero gameplay, o della rappresentazione relativamente classica del genere di riferimento; allo stesso tempo, però, siamo ragionevolmente certi di aver osservato immagini realizzate con l’engine di gioco, a rappresentare la metropoli di fantascienza postmoderna più vitale e complessa che “voi umani non potreste immaginarvi“, per dirla con la traduzione un po’ maldestra ma ormai insostituibile della frase di Roy Batty. Al di là di alcune animazioni, che non sono mai state la qualità migliore di CD Projekt RED, è ormai altrettanto sicuro che l’aver assunto sviluppatori esperti in veicoli serviva per spostarci per la città con mezzi volanti, magari senza caricamenti, da banda a banda, per la prima volta in assoluto nei videogiochi sci-fi a mondo aperto.
Dopo il trailer di Cyberpunk 2077, siamo ragionevolmente certi di aver ammirato immagini realizzate con l’engine di gioco, per quanto non tratte dal gameplay
Non so nemmeno da dove proseguire, quindi andrò dove mi porta il cuore, senza andare per ordine. Mi ha fatto enorme piacere vedere sul palco Chris Avellone, un po’ imbolsito nel fisico ma sempre in forma nel parlare di scelte attive nel gameplay: la sorpresa è stata anche di trovarlo al lavoro su Dying Light 2, invece che su qualche ARPG, ma questo non fa che aumentare l’attesa per il sequel di un gioco che ha già mostrato enormi qualità, e che con coraggio viene spostato lontano dagli zombie riuscendo comunque a risultare intrigante, proprio in virtù delle decisioni da compiere in seno a numerose fazioni dalle caratteristiche più o meno distopiche, nonostante il focus su una città che può ricordare quella di The Division. D’altra parte, proprio il seguito della saga Ubisoft Massive si sposta per il secondo capitolo nei più ariosi orizzonti di Washington DC: devo dire che mi ha rapito più l’introduzione, con stilosi flash sull’epidemia globale, rispetto a sequenze di gioco che sembrano fin troppo simili a quelle dell’originale, setting a parte: non che io disprezzi l’impostazione grafica del titolo primigenio, ma qualche tocco un filo più distintivo non avrebbe guastato.
L’interessantissimo Dying Light 2 permetterà di compiere scelte rilevanti per la narrazione e il gameplay, parola di Chris Avellone
Più allettante, almeno per quel che mi riguarda, il primo trailer di gameplay di Sekiro: Shadows Die Twice di From Software, soulslike forse un pochino troppo riecheggiante di Nioh; d’altra parte, è già una notizia che si possa citare un punto di riferimento esterno, prima volta in assoluto dall’uscita di Demon’s Souls in poi. Un triplo carpiato ci ha poi portato nel giro di pochi video dalle parti di Battlefield V, mostrando spezzoni del single player su cui, però, è difficile esprimersi sia per la voglia di giocarlo (si tratterà di una sequela di storie, come nel predecessore) sia per la qualità finale, esplosione grafica a parte. Molto più rassicurante, in questo senso, il trailer con sezioni di gioco di Metro Exodus, a testimoniare ancora una volta le qualità di uno studio, l’ucraino 4A Games, che resta fra i pochi alfieri degli FPS con grandi qualità narrative (nonché spettacolari, cosa che non guasta mai). Di fronte alle immagini della nuova avventura postnucleare, almeno nella mia testa, sono quasi sparite le sequenze del nuovo Tomb Raider e di Just Cause 4, pur propendendo verso l’esplosiva simpatia di quest’ultimo.
4A Games resta fra i pochi alfieri degli FPS con grandi qualità narrative