La profezia dell’armadillo – Recensione

Zero ha ventisette anni, vive a Roma nel quartiere periferico di Rebibbia ed è prima di tutto un disegnatore. Tuttavia, non avendo un lavoro fisso si divide tra ripetizioni di francese, un lavoro precario a cronometrare le file dei check-in all’aeroporto e la realizzazione di locandine per gruppi punk underground. La sua vita scorre sempre uguale, almeno fino a quando, una sera, riceve una mail: Camille, vecchia amica di origini francesi, nonché amore adolescenziale, è morta. Fino al giorno dei funerali in Francia, Zero guarderà scorrere la sua vita quotidiana nella cornice di Roma, assieme al suo amico Secco e un ulteriore, bizzarro punto di vista, riflettendo sulla sua generazione di perenni emarginati dai sogni comuni. Ad “aiutarlo” in questa situazione di terapia d’urto ci sarà un armadillo, rappresentazione della coscienza di Zero che lo metterà davanti a una verità nuda, cruda, difficile da digerire.

Il progetto di tirar fuori un film dalla celebre graphic novel di Zerocalcare era un’operazione tanto lodevole quanto irta di rischi e pericoli, in particolare quello di non saper condensare la parte comica e demenziale in una cornice strettamente generazionale. Si sceglie dunque il cinema di genere, quello che narra e racconta per metafore, allegorie, fantasie o rifugio nel passato. Zero sceglie una via di mezzo, passando le giornate con un amico ilare, ma sincero, un armadillo nella testa che prende vita nel suo appartamento; nei momenti più intimi si lascia coccolare dal passato, dai ricordi di lui e Camille soli in una stanza, un caldo abbraccio che cerca di riscaldare il cuore ferito dal sistema. Un sistema che lo vede tagliato fuori da tutto e che, comunque, non gli impedisce di sentirsi parte di qualcosa, benché sia difficile definirlo.

La profezia dell'armadillo

I due interpreti, Simone Liberati e Pietro Castellitto, sono assolutamente fantastici e appassionanti

L’opera firmata da Emanuele Scaringi è forte, coraggiosa, ha ottimi momenti che vivono in una sceneggiatura mai banale che rapisce tutti i
sensi nei migliori momenti di scambio di battute. Purtroppo è proprio il film a mancare, una struttura base adeguata a sorreggere la storia narrata, un collante per tenere tutto in piedi e dargli una giusta connotazione. A testimonianza di ciò, due momenti in particolare, in animazione, che rispecchiano una generazione rimasta sull’asfalto della scuola Diaz, dopo i relativi eventi del G8 di Genova. Tanti giovani inermi davanti qualcosa di grande e invisibile che li schiaccia; eppure si tratta di due momenti che rimangono distinti dal resto  del film, non si amalgamano mai sufficientemente e ben rappresentano i limiti di base della pellicola.

La profezia dell'armadillo

Sono comunque tantissimi i pregi, tra una regia interessante e due ottimi interpreti. La profezia dell’armadillo è un film che ha un grandissimo cuore, tantissima sostanza, vincente, brillante, ma la forma finale è distaccata, un’opera più episodica che lineare, quasi a voler seguire il metro narrativo della stessa graphic novel e rapire i fan di Zerocalcare. Pecca per non aver osato a costruire e approfondire tutte le tematiche affrontate. La profezia dell’armadillo risulta comunque un esperimento da applaudire, che rende giustizia a tutti i paradossi umani presenti nell’opera cartacea, cercando comunque una sua dimensione narrativa che, nella natura dei singoli episodi, risulta più soddisfacente.

VOTO 6.5

La profezia dell'armadilloGenere: commedia
Publisher: Fandango
Regia: Emanuele Scaringi
Colonna Sonora: Giorgio Giampà, Nic Cester
Interpreti: Simone Liberati, Pietro Castellitto, Laura Morante, Valerio Aprea, Claudia Pandolfi
Durata: 99 minuti

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