Un morbo attanaglia gran parte delle produzioni seriali dedicate al mondo dei teenager, ovvero la necessità costante di avvicinarsi sempre più a quello che viene considerato il metro di giudizio universale, in termini produttivi, ovvero quello della serialità americana.
Se c’è da trovare un unico grande difetto che poi si espande a macchia d’olio è proprio questo: Elite, seconda serie tv originale di Netflix Spagna, cerca in tutti i modi di essere più americana possibile, risultando palesemente un prodotto derivato da altrettanti successi, quali Tredici o The O.C., ma prima un accenno di trama proprio a giustificare questo accostamento.
Las Encinas è la scuola più prestigiosa ed esclusiva della Spagna, la classica scuola per giovani, ricchi e viziati rampolli delle più facoltose famiglie. Alla base dello show c’è l’incontro-scontro tra questi ragazzi facoltosi e tre giovani nuove entrate che, a differenza di tutti, sono ragazzi provenienti da famiglie medio-basse che si sono aggiudicati delle borse di studio per studiare in questa struttura a seguito di un incidente.
Oltre i soliti temi cari a show di questo genere, si presenta il twist definitivo: un omicidio. Tutti pensano che il colpevole sia uno dei tre ragazzi, ma le indagini metteranno in luce vizi, perversioni e lati oscuri di ognuno degli studenti di questa scuola.
La casa di carta, primo vero successo di Netflix Spagna è stato salutato dal pubblico con due distinte etichette: bellissimo per alcuni, trash per altri. Elite si pone in mezzo, tendendo lo sguardo sempre più a quel trash che mette comunque sempre tutti d’accordo nel momento in cui si usufruisce di un prodotto del genere, e come detto in apertura, il problema mediamente è sempre lì, ovvero cercare costantemente di essere altro. Se dovessimo vedere questa serie tv doppiata nella nostra lingua, non ci sarà mai quel momento in cui fermarsi e cercare di capire se stiamo vedendo l’ennesimo serial statunitense o qualcosa di strettamente europeo.
Elite cade proprio nella semplicistica ricerca di una propria identità
Di cadaveri tra ragazzi adolescenti ne siamo assuefatti (Tredici) e le stesse battutine tra chi si pavoneggia con il portafoglio gonfio e chi no, non è certo un tema inedito, assieme alle continue scazzottate fuori e dentro le mura scolastiche (The O.C.), ma quindi tolto tutto questo, cosa resta di Elite? Nulla, o almeno, l’unico aspetto su cui sembra davvero premere fortemente lo show, è quello di mettere in scena una sequela di vizi e/o perversioni per cercare di farci amare o odiare nel minor tempo possibile, ogni personaggio presentato: chi è gay, chi si droga, chi beve troppo, chi fa sesso di gruppo, chi è sieropositivo. Insomma, un minestrone dai mille sapori. Ogni cosa narrativamente possibile in questa cornice è stata inserita a forza senza nessun limite, quasi a cercare forzatamente di catturare più pubblico possibile, ma al netto di tutto o delle parole, la serie si lascia guardare.
Presa senza impegno, serietà o ricerca qualitativa, Elite è uno show frivolo, in alcuni momenti anche anestetizzante per le assurdità che propone. Da prendere con le pinze, a cervello spento e senza pensieri, unico modo per divertirsi con uno show che aveva tutt’altre ambizioni.
VOTO 5.5
Genere: thriller, drammatico
Publisher: Netflix
Regia: Ramon Salazar, Dani de la Orden
Colonna Sonora: Lucas Vidal
Intepreti: Omar Ayuso, Miguel Bernardeau, Mina El Hammani, Itzan Escamilla, Ester Exposito
Durata: 8 episodi