L’onestà è alla base delle recensioni che più vengono apprezzate dagli utenti, quindi lo dico subito: The Predator è un film strano, da una parte sbagliatissimo e, dall’altra, la miglior rivisitazione che il franchise potesse mai avere.
Shane Black dirige e mai ha nascosto, prima nelle sue sceneggiature, poi alla regia, di essere un pazzo scatenato. Peraltro, è stato anche uno dei primi personaggi a lasciarci le penne nel Predator originale di John McTiernan. Partiamo subito da qui, sdoganando alcuni dubbi che volevano questo film come una sorta di remake o reboot. La verità è un sonoro “Nì”.
In qualche modo una sorta di reboot lo abbiamo già avuto, con il precedente Predators del 2010, che aveva una buonissima idea alla base – gli umani venivano catturati e inviati su un pianeta alieno, sorta di riserva di caccia dei Predator – ma il pubblico tentennò al boxoffice e, nonostante la possibilità di un sequel, l’idea non si realizzò mai.
The Predator, invece, elimina il concetto di possibile sequel, remake o reboot per creare un’atmosfera unica. Con Black alla regia era palese trovare una messa in scena che avrebbe abbracciato forti richiami a quel glorioso cinema muscolare anni ’90, infiocchettato con tutti i suoi crismi. Difatti troviamo Predator che quasi potrebbero essere sostituiti con qualunque altro essere alieno della storia del cinema (folli e geniali i discorsi degli scienziati per decidere il nome da dare alle creature), insieme a un gruppo di soldati dichiaratamente pazzi che cercano di impedire una vera invasione. Niente di più, niente di meno.
The Predator è un film strano perché quasi non si ricollega a nessun canone che ha reso famoso il franchise; fino a oggi, peraltro, per quanto quasi tutte le apparizioni cinematografiche del personaggio siano state infelici, c’è sempre stata una linea guida su cui basarsi. Shane Black la stravolge, quasi alleggerisce la gestione di questi alieni e la relativa tecnologia per scendere nel semplicistico soggetto di umani matti contro alieni cattivissimi.
Shane Black reinventa totalmente l’idea per creare un film sicuramente non perfetto, ma confezionato nell’unico modo possibile per rivitalizzare il franchise
The Predator è la miglior rivisitazione che il franchise potesse mai avere, perché la sensazione che ho provato è stata la medesima appena uscito dalla proiezione stampa di Blade Runner 2049, ovvero la consapevolezza di aver visto qualcosa al di fuori delle mie aspettative, che forse non sono riuscito a metabolizzare al meglio delle possibilità; eppure sono consapevole che The Predator è stato davvero l’unico modo con cui cercare di spingere e trovare nuova linfa vitale per questo personaggio, paradossalmente proprio guardando agli anni ’90, con quella sceneggiatura urlata, un cinema muscolare più che di vera fantascienza, e Shane Black spinge proprio su quello che oggi potrebbe suonare strano: trama semplicistica, nessun personaggio con cui rispecchiarsi, colonna sonora spinta al massimo nei momenti del miglior patriottismo macho e della grande scrittura delle scene d’azione, perché magari di battute o dialoghi ce ne sono pochissimi e non sempre brillanti, ma la gestione dei combattimenti o delle coreografie è addirittura divina e, così, contro ogni logica apparente, Black confeziona un film con un’intelligenza addirittura rara.
VOTO 7
Genere: azione, fantascienza
Publisher: 20th Century Fox
Regia: Shane Black
Colonna Sonora: Henry Jackman
Interpreti: Boyd Holdbrook, Trevante Rhodes, Jacob Tremblay, Keegan-Michael Key, Olivia Munn
Durata: 107 minuti