Di film tratti da videogiochi, ne abbiamo visti – purtroppo – molti, quasi tutti assai lontani dalla piena sufficienza, escludendo qualche sporadico caso. Poi Ready Player One di Spielberg ha dimostrato che forse è meglio raccontare il videogioco, piuttosto che trasporlo. Free Guy parte da questo semplicistico concetto e ne amplia la formula.
Guy (Ryan Reynolds) è un NPC inconsapevole di esserlo almeno finché la sua routine all’interno del videogioco online Free City non riceve un notevole scossone: si innamora di una videogiocatrice (nello specifico, dell’avatar che mostra in gioco). Nell’uscire fuori dai suoi canoni comportamentali di programmazione, in lui prende il sopravvento una spiccata voglia di libertà, diventando a tutti gli effetti un giocatore attivo che decide di aiutare tutti gli altri player ad affrontare le missioni, comportandosi, essenzialmente, da bravo ragazzo.
A questa storia dentro il videogioco, si unisce un’altra porzione di trama, assai più importante, ovvero quella degli stessi sviluppatori di Free City, intenti a lavorare capo chino sul sequel di prossima uscita. Due ragazzi in particolare hanno però altri obiettivi, dato che quel gioco è stato creato sulla base di una loro idea, rubata e poi realizzata da altri. L’accusa è grave e le prove potrebbero essere state nascoste all’interno del gioco. Chi altri può aiutare i due sviluppatori se non il rinnovato Guy?
Free Guy è un film concettualmente bislacco, a partire dal modo in cui la promozione ha cercato di vendere il film al grande pubblico, giacché, concretamente, il film vive principalmente nella sua cornice di esplorazione di questo mondo di gioco con il pieno uso di battute e situazioni tipiche del contesto in cui ci si è calati. Battute sui troll, che Guy scambia per orchi, oppure sul perché tutti chiamano la pelle Skin.
Insomma, siamo dalle parti di una linea comica che per il più delle volte cerca di far sorridere lo spettatore giocando con gli stilemi o con quegli stessi termini che i videogiocatori usano per raccontarsi le loro sessioni di gioco. Se si entra nella stretta cerchia di chi già li conosce, nessun problema; potrebbe invece fare un po’ più fatica chi si trova al di fuori della sua comfort zone (e posso assicurarvi, metà della sala era piena di stampa generalista con penne over 50 e nessuno di loro rideva alle battute, ma neanche i più giovani).
free guy è un film che invece di trasporre un videogioco al cinema, decide di parlare del videogioco stesso, di chi li crea e chi li vive quotidianamente
La dimensione comica di Free Guy può dunque risultare ostica, proprio per il suo appoggiarsi a queste battute sui generis. L’attenzione estremamente leggera è tutta su Guy e il suo essere totalmente all’oscuro della sua natura da NPC. In modo assai paradossale, invece che esplorare la natura e le meccaniche del videogioco, ciò che stimola l’interesse in un prodotto del genere è l’approfondimento dato proprio nella trama dedicata ai giovani programmatori. Il punto finale su cui si muove la morale del film è delle più banali, e contrappone senza filtri il mondo degli sviluppatori indie – dunque il cuore, la creatività e la libertà di creare mondi immaginifici – al mondo delle produzioni Tripla A dove capeggia l’obiettivo finale del guadagno, e dove si abusa del crunch dei dipendenti per evitare di arrivare al lancio con un gioco incompleto e pregno di bug.
In questo contesto, ottimo è il personaggio di Antonie, capo dell’azienda sviluppatrice del gioco, interpretato da Taika Waititi che con la sua ironia riesce a rendere leggera e spensierata quella che, proprio negli ultimi giorni, è una realtà lavorativa assai critica fatta di soprusi e di corsa all’oro. Leggera, ma non incisiva. Con un risoluzione finale tendente ai grandi sentimenti e che, paradossalmente, riescono ad essere incredibilmente forti e vivi, alla fine viene a mancare proprio tutto quel costrutto narrativo dedicato ai videogiochi, relegandoli a mera passione che nasce, cresce e lega due persone, fino a farle innamorare.
free guy è una piacevole e divertente variante sui film con tema i videogiochi, senza tralasciare l’amore e la passione
Tutto ciò non rende poi così difettoso Free Guy, per quanto sembri mancare di alcuni spunti di partenza che si perde per strada. In qualche modo, l’attenzione è rivolta più all’aspetto sociale che a quello di forte intrattenimento, motivo per cui le similitudini con film qualiThe Truman Show, Ready Player One o Essi Vivono sono molteplici, palesi e mai nascoste. Una virtù questa che non mina la qualità complessiva del film, restituendo un ibrido particolarissimo, forse a un primo impatto non particolarmente brillante, ma per ora uno dei pochi film capace di coniugare in modo intelligente passione, aspetto creativo, capitalismo e amore, quel vero amore tra due persone capace di farli correre per strada di notte sotto la pioggia per riconoscersi in quel sentimento. Magari c’entra poco con il povero Guy chiuso in un videogioco, ma tanto basta.
VOTO 7
Genere: commedia, fantastico, avventura
Publisher: Disney
Regia: Shawn Levy
Colonna Sonora: Christophe Beck
Interpreti: Ryan Reynolds, Jodie Comer, Joe Keery, Lil Rel HJowery, Taika Waititi
Durata: 115 minuti