La decisione di mantenersi fedeli all’impostazione del gameplay originale risulta azzeccata, visto che gli aspetti positivi di questa scelta prevalgono sugli svantaggi
COMMAND & CONQUER LOOPER
Nella stessa ottica si inquadra l’aspetto grafico, che più che ammodernato definirei svecchiato: gli artisti di Lemon Sky Studios hanno hanno mantenuto uno stile in bassa definizione (peste mi colga se nomino l’ormai onnipresente “pixel art”) che comunque va a migliorare in maniera netta l’apparenza originale. In single player si può passare dalla nuova veste a quella vecchia con un semplice colpo di barra spaziatrice, ma ammetterò senza pudore che dopo un paio di test iniziali sono rimasto indefesso sulla grafica aggiornata.

Non potete capire che fortuna ho avuto con questo screenshot. In tempo reale il cannone a ioni è troppo rapido per apprezzarlo in questo splendore!
Nota di merito speciale poi alle musiche, la cui rimasterizzazione ha dato loro una sonorità al tempo stesso più raffinata e graffiante: davvero uno spettacolo. Non tutto però è invecchiato come un Bordeaux Sauvignon Chiraz Gran Risèrve del 1867, in particolare le missioni in cui ci viene assegnato un numero limitato di unità: qui sì che si nota come l’evoluzione del genere, con eroi dotati di abilità speciali, abbia migliorato questo tipo di esperienza.
Alcuni elementi di gioco avrebbero meritato forse una maggiore opera di svecchiamento, in particolare le missioni con poche unità a disposizione
Non un difetto da matita blu, ma comunque anticlimatico dopo la gloriosa cavalcata delle nostre unità con cui lasciamo nient’altro che macerie e terra bruciata al posto di una base avversaria. La componente che gioco forza ha tratto maggiori vantaggi dall’inesorabile incedere del tempo è il multiplayer, che ora gode di tutti i crismi del caso, con server dedicati e lobby dove personalizzare le partite. Ho avuto modo di provarlo pochi giorni fa in una sessione dedicata, che quindi non offre certezze sulla stabilità sotto lo stress di migliaia di giocatori in contemporanea, ma la mia esperienza è stata positiva.
Le partite multiplayer sono così frenetiche che non lasciano il tempo di percepire la tensione costante
Command & Conquer non ha nei suoi geni quel simmetrico equilibrio da “carta, forbice, sasso”: la fanteria ben presto è semplice carne da macello sulla quale non conviene più investire un centesimo dopo i primi minuti (secondi?), ma la classica strategia di costruire carri armati più o meno leggeri può essere messa in crisi da un oculato uso di velivoli o di unità di fanteria speciale, come spie o commando, che in pochi attimi possono creare danni irreparabili alle basi nemiche. In ogni caso, il supporto nativo a Steam Workshop lascia la porta aperta a modder di tutto il mondo per modificare bilanciamenti o creare unità nuove di zecca. Chi vivrà, vedrà.
In Breve: Il fattore nostalgia è un elemento di qualsiasi remaster, in questo caso però non sembra solo uno strumento di marketing, ma proprio quella spinta che ha portato a un prodotto che tratta i titoli originali, e i suoi giocatori, come una mamma amorevole. C’è il gameplay originale, tutti i contenuti possibili immaginabili sia per Tiberium Dawn che per Red Alert, e anche una buona quantità di dietro le quinte sfiziosi. Oltre a ciò, la meccanica di base del gioco è così distante dagli standard attuali che viene fuori con forza il vigore di un genere che si trovava nella sua giovinezza, con qualche difettuccio di carattere, ma, al di sopra di tutto, tanta voglia di divertirsi.
Configurazione di Prova: Intel i7-7700k (4.2GHz), Geforce GTX 1080 8GB, 8GB RAM, HDD
Com’è, Come Gira: In quanto remaster, nessun PC dovrebbe aver problemi di sorta. A dire la verità, ho riscontrato un paio di cali di frame rate per qualche istante, che però si sono dimostrati isolati. Tra l’altro la mia sessione in multiplayer è filata via liscia come l’olio.
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