Che si abbiano cinque o novant’anni, poche sensazioni riescono a battere quella di scartare un regalo e trovarci dentro un oggetto tanto atteso. Non importa da dove venga, se dai genitori, amici o dalla nostra stessa carta di credito. Come tanti di voi, sin da quando ero bambino ho sempre sperato che sotto quegli strati di carta colorata e quelle coccarde ci fosse un videogioco. Ricordo ancora il Natale del 1998 quando, dopo due mesi di attesa, riuscii a mettere le mani su Crash Bandicoot 3, per poi finirlo così in fretta da rimanere senza nulla da fare già per il pranzo di Santo Stefano (ma questa è un’altra storia…). Ho sempre pensato che la sensazione di trovare un nuovo titolo dentro un pacchetto o come dono su Steam fosse davvero ineguagliabile, almeno finché a entrare nella mia vita, tra le mani di un giovane corriere frettoloso, non è stato il regalo per il mio ventinovesimo compleanno.
Dopo aver osservato per anni il modo stravagante col quale ho sempre utilizzato i miei mouse, la mia ragazza ha deciso di regalarmene uno nuovo. Questo prodigio della tecnica è arrivato in una scatola gialla, piuttosto simile a quella del suo predecessore, ma una volta poggiato sulla scrivania ha mostrato una caratteristica davvero particolare: la stazza.
LA GRANDEZZA CONTA ECCOME
Ho sempre avuto la strana sensazione che tutte le periferiche fossero troppo piccole per me. Tuttavia non ho mai trattato la questione come un problema da risolvere, liquidando i fastidi alle giunture come una banale questione di grip “perché non ho mica le mani così grandi…” e associando la maggior comodità del fighting stick rispetto al joystick alla memoria muscolare degli anni passati sui cabinati. Dopo qualche giorno in compagnia del mio nuovo eroe RGB mi sono però accorto della differenza.
Potevo stare ore al PC senza sentire l’esigenza di massaggiarmi i polsi ogni due per tre