Via l'erba dai videogiochi!

Via l'erba dai videogiochi!

Avete sentito parlare degli anni della contestazione, delle facoltà occupate e – in tempi più “recenti” (1975 circa!) – del “Nucleare? No, grazie”? In una simile ottica, vergo questo editoriale provocatorio, contenente tutta la rabbia e la frustrazione del caso: “Via l’erba dai videogiochi!” e, beninteso, ogni altra forma di vegetazione, partendo da radici che protendono dal terreno, passando per cespugli di bacche o fiori e frondame di ogni tipo, sino ad arrivare ai viticci che penzolano dalle sommità delle grotte umide e uterine.

In primo luogo, la vegetazione “uccide” le risorse del sistema, perché se Fallout 3 girava liscio su un PC con 1 Giga di RAM e una scheda video di soli 256 Mb, a differenza del suo “cugino” Oblivion, era certo grazie al “benaccetto” inverno nucleare che riduceva la flora all’osso: niente foglie sugli alberi, dunque, e solo cespugli di rovi a fare da contorno agli edifici diroccati. Potevo quasi sentire le ventole di raffreddamento trarre sospiri di sollievo nel poter fare maramèo al pur ottimo algoritmo SpeedTree! Nel quarto capitolo delle The Elder Scrolls, invece, per dare tregua al vetusto hardware ero costretto a imporre la distanza visiva dell’erba al minimo, e così – novello e strano Attila qual ero – c’era vegetazione ai piedi che mi seguiva come l’ombra di un’antica colpa, mentre tutt’intorno neanche un filo d’erba!

la vegetazione “uccide” le risorse del sistema

Restando sul quarto capitolo delle The Elder Scrolls, poi, non dimenticherò mai quella volta che smarrii la spada del crociato nel folto della vegetazione (sempre quella poca che avevo sotto i piedi). Già, perché gli avversari umani di alto livello, in TES IV: Oblivion, sono in grado di disarmare l’avatar; come risultato, dopo un notevole dispendio di magicka, c’erano un redguard qua, a malapena visibile tra alti steli di buglossa selvatica, e un khajiiti là, ai piedi di quelli che sembravano arbusti di forsizia, ma della preziosa lama nessuna traccia. Naturalmente, dovetti ricaricare, maledicendo ancora una volta la flora videoludica.

È quasi superfluo, inoltre, rilevare l’insalata mista che viene a crearsi durante i dialoghi in tempo reale tra i personaggi negli esterni. Rassegnamoci dunque a vedere davanti ai volti corrucciati o alle espressioni di giubilo dei protagonisti fronde di ogni sorta che, come un ventaglio mosso dalla fatica della scheda grafica nostra schiava, attraversano la visuale rendendo la scena ridicola.

torniamo ai tempi di Gothic e Morrowind, dove abbondavano poligoni “liscissimi”!

Anche molti rami o viticci posti sul terreno o penzolanti dall’alto, che oggi non sono più texture bidimensionali attraversabili come fossero “trasparenti”, costituiscono un ostacolo “fisico”, imponendo un incedere a balzelli – foriero di motion sickness (vedasi Risen 2) – mentre giocano sporco con la telecamera. Per dire, se quella dei videogiochi fosse la realtà il nostro PG perderebbe ben più di un occhio! Tutto questo per non parlare delle innumerevoli volte in cui sono finito nel bel mezzo di un cespuglio perdendo il quadro della situazione, soprattutto in quei titoli dove parte dell’azione bellica poggia sull’”infame” rotolata (The Witcher e affini). 

nei giochi moderni l’erba viene equiparata ad un magico manto stealth +5

Che dire, poi, di quei titoli tattici, come Pathfinder: Kingmaker, dove alberi alti come se ci trovassimo nelle foreste di Kashyyyk impediscono di scorgere il party? Trovo ridicoli e insopportabili, in quest’ottica, anche i moderni giochi, quali Assassin’s Creed: Origins, Horizon Zero Dawn e A Plague Tale: Innocence, laddove l’erba viene equiparata a un magico manto stealth +5 in grado di celare la presenza dell’avatar ma, soprattutto, di “nascondere” il clangore provocato da pezzi di armatura, armi varie e scudi assortiti. Infine, di chi è la colpa se i protagonisti dei videogiochi sono stati costretti a dotarsi di radar, istinto, sensi accresciuti? Non credo di dover rispondere, perché altrimenti come farebbe Geralt – senza le vibrazioni del suo medaglione – a trovare un mazzetto di celidonia in mezzo a cotanta verzura?

La mia “soluzione”, dunque? Che si torni ai tempi del primissimo Gothic o di Morrowind, dove sotto i piedi dell’avatar scorrevano poligoni “liscissimi” appena sporcati da verdi texture slavate, e decorati – qua e là – da qualche filo sporadico. Goliardia a parte, a dispetto del realismo vorrei che i titoli contemporanei facessero loro una lezione antichissima, già appresa ai tempi del primo Fallout: ovvero, dissolvere tutti quegli elementi dello scenario in grado di ostruire e/o ostacolare la visuale. Altrimenti, via l’erba dai videogiochi!

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