Senza ombra di dubbio, WandaVision è stato il fenomeno per il (ri)lancio delle produzioni Marvel sul piccolo schermo, direttamente e comodamente sulle nostre televisioni grazie a Disney+. Ecco, in estrema sintesi, il brillante concept con cui la serie si apre la strada verso un pubblico ben preciso: Wanda e Visione, quest’ultimo morto (due volte) durante gli eventi di Avengers: Infinity War, eppure ancora in vita, vengono bizzarramente inseriti in un contesto sinistro, misterioso ma assai affascinante, da sit-com anni ’50.
Per le prime puntate, immerse nella meraviglia e, così, nel mistero agli occhi dello spettatore, il racconto viene costruito passo dopo passo e assume i toni di un vero e proprio esperimento televisivo, atto non solo a proporre una prospettiva inedita nel linguaggio narrativo e metanarrativo, come tanti hanno evocato, alcune volte a sproposito, ma anche a inquadrare per bene la società statunitense nelle ultime decadi, veicolando il tutto proprio grazie alle sit-com, all’epoca strumento di propaganda dello stile di vita americano venduto negli altri paesi – non a caso la giovane Wanda, che vive in Sokovia, impara l’inglese e si rifugia in quei mondi visti in TV, così brillanti e perfetti.
A fronte di decadi di evoluzione delle serie televisive, con prodotti quali Modern Family o The Office abbiamo visto i protagonisti diventare in qualche modo consapevoli di essere in un prodotto televisivo, sfondando la cosiddetta quarta parete con relative testimonianze in camera per restituire un memoria alle immagini registrate. Un vero e proprio valore aggiunto agli avvenimenti che noi spettatori andavamo seguendo. Questo ha portato, specie negli ultimi anni, a diluire in tante e diverse derivazioni il concetto per cui la televisione – prima e dopo – ha sempre cercato di omologare e/o alienare il proprio pubblico.
l’incipit di wandavision è un vero e proprio esperimento televisivo
Questo è ciò che capita, tanto in sintesi quanto in un’estrapolazione più raffinata, nelle prime cinque puntate di WandaVision, a mani basse le migliori di tutto il ciclo di episodi.
Con l’espediente di un lutto da maturare – quello di Visione – Wanda si reca a Westview e “costringe” con la magia un’intera popolazione a vivere dentro il suo sogno perfetto. L’omologazione che passa ancora tramite la televisione, la perfezione che non deve essere toccata e. quando questo succede, qualcosa si palesa nello spazio attorno ai due protagonisti. La piena consapevolezza di vivere in qualcosa di fittizio si fa strada tra i due, il segnale televisivo unito alla magia finisce e, con esso, anche il carico di entusiasmo della continua sorpresa.
Arrivata al giro di boa, la serie purtroppo perde mordente, plasmandosi intorno a una metrica che contamina l’ambizione narrativa con le logiche produttive e, così, costringe a spostare baracca e burattini sul classico percorso Marvel, quello che ha fatto appassionare milioni di persone nel mondo ma che oggettivamente è ormai vecchio, riproposto fino allo sfinimento.
Ecco, dunque, che la brillantezza delle prime puntata, il vero e proprio esperimento, si rivela un paratesto orientativo. Arrivati nell’epoca moderna, lo show vive e cresce dei colpi di scena finali, di ipotesi che vengono alimentate per giorni per poi venire – puntualmente – smentite. Questo è un po’ il gioco che la Marvel pratica da troppo tempo, in questo caso svilendo un’operazione che era partita in modo brillante, per finire con l’ennesima scazzottata tra supereroi e qualche momento emozionale.
Ancor più di Visione, il focus centrale è tutto su Wanda, sul suo dolore, sul lutto causato da Thanos, attraverso una terapia d’urto per liberarsi dal peso sul cuore.
Di certo, c’è da lodare la scelta di tornare a una distribuzione settimanale delle puntate, esattamente come già successo con The Mandalorian: in tal modo c’è tutto il tempo per far discutere della puntata trascorsa, fare ipotesi – col senno di poi, nel caso di WandaVision – prontamente smentite e far vivere il prodotto molto più a lungo, una fruizione all’antica che il bingewatching ha in parte annientato.
VOTO 7.5
Genere: azione, drammatico
Publisher: Disney+
Regia: Matt Shakman
Colonna Sonora: Christophe Beck
Interpreti: Elizabeth Olsen, Paul Bettany, Kathryn Hahn, Teyonah Parris, Josh Stamberg
Durata: 9 episodi