Arriva alla sua conclusione la class action intentata nei confronti di Riot Games nel 2018, e nella quale la compagnia californiana era accusata di discriminazione di genere e di abusi sessuali. I legali di Riot hanno infatti accettato di pagare un totale di 100 milioni di dollari di danni, il 20% dei quali copriranno le spese legali mentre il resto sarà distribuito fra più di 2300 donne che hanno lavorato alla compagnia dal 2014 in poi.
L’accordo non si è però limitato a questo pagamento. Come possiamo leggere nel comunicato stampa ufficiale del Department of Fair Employment and Housing, Riot Games si impegna anche a promuovere programmi di diversità, equità e inclusività al suo interno. Per un periodo di tre anni, inoltre, lo studio dovrà assumere un consulente di terze parti approvato dal DEFH, che si occuperà di monitorare la correttezza dei salari, delle promozioni e più in generale l’equità sul luogo di lavoro.
In un’email interna rivelata dal Washington Post, Riot Games ha dichiarato: “Non siamo sempre stati all’altezza dei nostri valori. […] Potevamo negare le mancanze della nostra cultura interna, o potevamo scusarci, cambiare direzione, e costruire una Riot migliore. Abbiamo scelto la seconda opzione. […] Speriamo che questo accordo possa riconoscere adeguatamente chi ha vissuto esperienze negative alla Riot.”