Poison Control – Recensione

PS4 Switch

L’ALCHIMIA FRA I DUE PERSONAGGI È BEN RIUSCITA E SOSTENUTA DA UNA BUONISSIMA SCRITTURA. PECCATO PER IL RESTO

Un’alchimia ben riuscita, esaltata da tanto humor e da una buonissima scrittura che non si fa problemi ad abbattere la quarta parete con battute e riferimenti alla cultura pop. Purtroppo il coinvolgimento è un po’ frenato dalla natura low budget del gioco, con interminabili sequenze di testo che si accollano l’onere di narrare l’accaduto e svelare progressivamente i segreti (sovente piuttosto torbidi) che hanno condannato alla dannazione le anime delle giovani ragazze da redimere. Per cospargere sale sulla ferita, il gioco è piuttosto avaro in quanto a voci narranti e illustrazioni di supporto, una mancanza che spesso rende la lettura davvero poco appassionante, nonostante il materiale di fondo resti comunque intrigante.

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Ho la vaga impressione che questa ragazza sia appassionata di manga erotici…

IL LATO RUOLISTICO AGGIUNGE UN PO’ DI PEPE A UN TITOLO MOLTO SEMPLICE E RIPETITIVO

Il lato ruolistico aggiunge quel filo di pepe a un titolo di per sé molto semplice e ripetitivo, focalizzato sull’esplorazione e sulla risoluzione di semplici imprese come l’obliterazione di un certo numero di Klesha o la pulizia di determinati quantitativi di veleno, il tutto senza variazioni degne di nota. Uccidere e ripulire frutta dunque esperienza e livelli, mentre il denaro concede una meritata pausa tra una missione e l’altra per migliorare il potenziale bellico di Poisonette, sbloccando particolari abilità secondarie strada facendo. Oltre alla dotazione base, ogni inferno nasconde segreti basati sull’indole della padrona di casa, con ricompense che annoverano armi extra o bonus passivi da equipaggiare prima di avventurarsi verso il prossimo obiettivo.

VORREI MA NON POSSO

Interessante le sezioni denominate Heart to Heart, dove il giocatore può soddisfare le domande di Poisonette e aumentare cinque diversi valori (sinergia, empatia, intuito, fiducia e tossicità) a seconda della risposta data, conquistando vantaggi come maggiore velocità di movimento o più punti ferita estratti dalla purificazione del veleno; una buona idea, peccato che i benefici siano ben visibili a fianco delle risposte, azzerando l’incognita di fornire un parere più o meno esatto.

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L’azione in terza persona è sufficientemente divertente, ma mai profonda o impegnativa.

Il problema principale è però il ritmo dell’azione, tenuto a freno da una riserva di proiettili sempre agli sgoccioli e una seccante imprecisione nel sistema di mira a distanza ravvicinata, che incarna in un certo senso l’avversario più formidabile all’interno di un gioco tutto sommato piuttosto facile. La varietà dei nemici è ridotta all’osso, quindi è molto facile imparare i pattern e mantenere le giuste distanze per ridurre al minimo il rischio di essere sopraffatti; qualora le cose si complicassero, essere colpiti non è quasi mai un problema insormontabile visto che i bonus energetici spuntano frequenti, e il limitato numero di vite extra può essere rigenerato continuando a far piazza pulita del veleno. Detto questo, direi di incamminarci verso il commento…

In Breve: Poison Control ha delle buone idee, eseguite però con molta superficialità. Un gioco accattivante ma estremamente semplice, tenuto in piedi da una buona direzione artistica e una scrittura esilarante, ma che tende a sfiancare il giocatore con una letale combinazione composta da facilità e ripetitività. Davvero difficile raccomandarlo a prezzo pieno.

Piattaforma di Prova: PlayStation 5
Com’è, Come Gira: Poison Control è un gioco semplice, quasi spartano. Sarebbe quasi un affronto se osasse mostrare incertezze di sorta su PlayStation 5.

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Pro

  • Scrittura divertente e intrigante / Direzione artistica piacevole.

Contro

  • Schema di gioco semplice e ripetitivo / Poca varietà di nemici / Quasi banale nella sua facilità.
6.8

Sufficiente

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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