Questo editoriale è la seconda parte di uno scritto due anni fa, e costituisce un rituale importante per me, visto che celebrare lo spirito di Olimpia è qualcosa di fondamentale per quanto mi riguarda. Domani a ora di pranzo il braciere sarà acceso nello Stadio Olimpico di Pyeongchang, in Corea del Sud, e fino al 25 febbraio arderà profondamente nei cuori degli sportivi e sotto il cielo dello stato asiatico, normalizzando, si spera, il carico di polemiche e di tensione dovuti alla politica e all’epidemia terribile avvenuta nei giorni antecedenti all’inaugurazione dei XXIII Giochi Olimpici Invernali.
L’idea esaltante di poter competere in 8 davanti alla televisione era una gioia fantastica
Probabilmente, il mio ricordo affettuoso e assolutamente idealizzato di questi giochi fa parte del mio bagaglio personale che ha visto sempre la famiglia riunita intorno alla TV a seguire eventi come le Olimpiadi, per poi rivivere le emozioni delle gare joystick o pad alla mano. Tra parenti e amici, l’idea esaltante di poter competere in 8 davanti alla televisione era una gioia fantastica, e i duelli all’ultimo decimo di secondo o all’ultimo salto dal trampolino restano ancora impressi nella mia memoria.
Impossibile non amare la distruzione fisica del biathlon
E poi c’è lui, il meraviglioso curling, che nel mondo dei videogiochi ha fatto il suo esordio proprio nell’edizione tutta nipponica dei titoli a cinque cerchi e mai più riproposto da nessuno, per la mia somma tristezza. Scope e ramazze a parte, però, spero vivamente che l’attenzione di Ubisoft nei confronti della licenza CIO, nonché l’apertura di quest’ultimo al mondo dell’intrattenimento elettronico, sia soltanto il preambolo di una nuova stagione olimpica per i videogiochi.
In cuor mio però, mi chiedo pongo sempre la stessa domanda: in un clima così pro-nostalgia come quello degli ultimi anni, in cui viene recuperato lo spirito di tantissimi titoli d’epoca, possibile che nessuno sviluppatore indipendente si sia cimentato nella produzione di un multi-evento? È una roba che mi fa andare un po’ ai matti, e continuo a immaginare un fantastico remake di Winter Games in una pixel art al passo con i tempi e a un gameplay rivisitato. Certo, a vedere il mercato, le mie speranze restano sempre languide e fortemente nostalgiche, perché è evidente che ci sia una risposta sensata alla questione (spoiler: la domanda non è così alta e non giustifica lo sforzo produttivo) eppure la mia fede è incrollabile, e il desiderio rigiocare alle Olimpiadi pad alla mano è po’ come desiderare di vedere nuovamente Giochi Senza Frontiere in TV, una chimera in cui credere ciecamente.