“Viviamo in un mondo crepuscolare” si ripetono i protagonisti di Tenet; una delle tante frasi chiave per riconoscere i diversi agenti speciali sparsi nel mondo coinvolti nell’operazione Tenet.
Nolan ha provato a raccontarci questo pianeta al crepuscolo in tanti e diversi modi, ad esempio nell’insaziabile sete di vendetta e arroganza che ha accecato la ragione del Robert Angier di The Prestige, e dunque il difficile passaggio del teatro e dell’illusionismo che sarà da lì a poco soppiantato dall’arrivo del Cinema, l’entrata nel Novecento e l’elettricità. La spettacolarizzazione tramite l’essere umano e la sua abilità a confronto col progresso tecnologico: “Ciò che è realmente straordinario non è premesso nell’industria” dice il Tesla del compianto David Bowie in una nota.
Crepuscolare è stato anche Insterstellar, nel modo in cui il Cooper di Matthew McConaughey guarda il cielo, bramando l’avventura, idealizzandola come un sole al tramonto in lontananza: inarrivabile e destinato a scomparire in fretta. Guardiani, guardiani di un destino inevitabile che, però, ci piace guardare seduti in veranda, sorseggiando birra e attendendo il giorno nuovo.
Tenet è il film più nolaniano di sempre. In un gioco di costruzione e decostruzione dei tanti stilemi che compongono la fattura drammaturgica delle storie sceneggiate dal regista inglese, abbiamo isolato tratti distinti che emergono continuamente, con una forte marcatura, in ogni film: il tempo, l’immolazione dei personaggi per un bene superiore, donne che veicolano forti messaggi o motivazioni, nemici spietati accecati da una follia estremamente logica e ferrea.
Inversione del tempo, scene di assalti e personaggi carismatici; Tenet è un vero e proprio evento da vivere necessariamente in sala
Il ticchettio dell’orologio è presente, ma questa volta invece di procedere in avanti, si muove a ritroso. C’è una grossa minaccia, capace non solo di scatenare una guerra mondiale, ma anche di annientare ogni forma di vita sulla Terra. I primi segnali di questo collasso globale arrivano proprio dal tempo: alcuni oggetti sono invertiti. Il tempo impresso in questi oggetti (o persone) va a ritroso, andando a scontrarsi col normale ordine delle cose, creando paradossi dalle gravi conseguenze (una condizione esplorata anche da P.K. Dick in Counter-clock World, riferendosi però a tutti gli esseri umani, ndMario).
L’atto dell’inversione quadrimensionale porta, inevitabilmente, a una costruzione di veri e propri viaggi nel tempo dove anche la meccanica quantistica si rivela più complessa del solito per “spiegare” il fenomeno. Tenet, come tanti altri film di Nolan, è inevitabilmente farcito di spiegoni, tallone d’Achille del regista che continua a spezzare l’attenzione per introdurci alle regole di ciò che stiamo per assistere. Un notevole passo in avanti dai tempi di Inception, sicuramente, ma film dopo film è diventato sempre più chiaro come il compromesso per accettare questi momenti, abbastanza tediosi, sia necessario. Proprio Inception è il film più vicino per spiegare la natura di Tenet: come la valigetta e il totem, qui l’inversione del tempo avrà un diretto e specifico funzionamento, con annessi oggetti e modi di interagire con il mondo (normale o invertito che sia).
Se l’idea del sogno era stata divisa in diversi livelli, qui i due corsi del tempo coesistono nella stessa dimensione, creando degli intrecci narrativi sofisticati, ma mai troppo complessi da capire. Questa volta tutto torna, nelle dinamiche o anche nella psicologia dei personaggi. “L’ignoranza è la nostra migliore arma”, dicono bene i protagonisti, perché la conoscenza troppo approfondita di alcuni eventi o dettagli aiuterebbe chiunque entri nella dimensione a ritroso a usare tali informazioni per i propri scopi. Dunque si procede per gradi, si scopre un tassello alla volta fino a scoprire il grande disegno dietro a Tenet.
Tenet è un’intrigante spy movie, quasi alla stregua di un Bond con i viaggi nel tempo
Fuori dalla proiezione stampa, conversando con altri colleghi, questa frase è uscita spesso, “Tenet è James Bond con i viaggi del tempo”: un bel punto alla fine dell’affermazione non andrebbe contro a nessun tipo di crimine, dato che è la miglior definizione possibile senza entrare nel dettaglio delle meccaniche del film.
Tenet potrà non piacere a tutti, proprio per questi punti di forza: è una spy story condita da forte e spettacolare azione in una cornice di solida fantascienza. Tenet non reinventa, tanto meno palesa originalità da nessuno dei suoi ben 150 minuti di durata, ma è un film incredibilmente attraente, un po’ come la donna vestita di rosso in Matrix: magari volti l’angolo e puoi trovarne un’altra più attraente, ma in un mare di quotidianità cinematografica, Tenet si lascia guardare – e godere – a ogni sua curva, qualsiasi azione è mozzafiato e non c’è nulla fuori posto. Per ben 150 minuti sono rimasto a pugni serrati seduto sulla poltroncina della sala cinematografica –finalmente tornata a uso e consumo di stampa e spettatore pagante – e una cosa del genere non mi capitava da quando Tom Hardy ha volato con il suo Spitfire senza carburante sopra la spiaggia di Dunkirk.
Quello di Tenet è un presente assai crepuscolare, con la reale consapevolezza che, forse, il futuro sarà ancora peggio. In un viaggio metacinematografico, la richiesta è ancora la stessa: abbandonarsi totalmente al totem della Settima Arte. Tanti sono gli appigli che il film mette ben vista. Raccoglietene uno e lasciatevi trascinare nel mondo di Tenet.
Occhio alla prima e ultima scena di azione, Cinema all’ennesima potenza, ti strattona, ti prende a schiaffi e poi ti lascia inerme sulla poltroncina. Esperienze così, anche per i fatti degli ultimi mesi, mancavano sulla pelle dello spettatore da troppo tempo.
VOTO 8.5
Genere: azione, fantascienza
Publisher: Warner Bros Italia
Regia: Christopher Nolan
Colonna Sonora: Ludwig Göransson
Interpreti: John David Washington, Robert Pattinson, Elizabeth Debicki, Kenneth Branagh, Michael Caine, Aaron Taylor-Johnson
Durata: 150 minuti