La Marvel tenta di sfondare in Asia, occidentalizzando un racconto dallo stile orientale. Ciò che ottiene Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli è un risultato particolare, forse di poco interesse per chi considera una legge indiscutibile il canone Marvel, meglio invece se ci si avvicina al prodotto come un semplice film con contaminazioni wuxia.
In questa Fase 4, la Marvel finalmente sta osando qualcosina di nuovo. Il per molti inutile Black Widow ha mostrato la potenzialità di andare ad esplorare il passato di una delle sue protagoniste più importanti, senza la necessità di inserirsi a forza nel tessuto narrativo preesistente. La stessa cosa fa, ma in modo diverso, Shang-Chi, film che vede come protagonista un eroe di caratura minore già nei fumetti, anche se può contare una quasi cinquantennale storia alle sue spalle.
La produzione, in ogni caso, ha una delicatezza e un’armonia narrativa inedita per gli standard dei film Marvel: inizia infatti come un wuxia, genere che vuole rappresentare all’interno dell’universo Marvel, per poi evolversi in un raffinatissimo dramma familiare intervallato da pregevolissimi combattimenti a suon di arti marziali. Peccato che si perda proprio nella fase finale, quando il film chiede e pretende una quadra conclusiva in questa inedita formula estetica, lasciando spazio a un inaspettato caos di intenti.
shang-chi e la leggenda dei dieci anelli vuole essere il wuxia della marvel
Eppure in tutto ciò, Shang-Chi parte benissimo: c’è la storia, la mitologia, l’amore e la guerra. I grandi bardi cantano storie di potenti signori portatori di armi mitologiche e di un grande tiranno che indossa dieci anelli potentissimi, tanto da conferire anche la vita eterna a chi li indossa.
Proprio nel lungo e piacevole incipit il film mostra quell’impalcatura narrativa che successivamente sarà teatro delle vicende principali: una storia di padri e di figli, di tesori nascosti in angoli del mondo che solo il cuore potrà attivare, di sentimenti del passato, dell’amore perduto di un uomo che ha avuto tutto e che a causa di un tragico destino ha perso la sua compagna, che forse è possibile far tornare su questa terra. Nella mitologia Marvel gli oggetti unici hanno sempre più un ruolo fondamentale, sono icone che trasudano storia e mitologia al solo presentarsi su schermo: che sia un’armatura, uno scudo, un martello, lo stesso ruolo hanno i Dieci Anelli, sia come oggetti che come organizzazione mondiale.
i combattimenti nel film hanno la delicatezza di Agn Lee e la fisicità di John Woo
Il nostro eroe si muove e costruirà la sua forza nell’ombra del padre, i richiami simbolici sono molteplici ed è forse il primo film Marvel che ha attenzione a mostrare l’umanità dei suoi personaggi: uomini e donne che si fermano, si siedono, si passano una mano tra i capelli e si stropicciano gli occhi, chiedendosi se ciò che stanno facendo sia esattamente la cosa giusta. Pochi secondi che rendono quelle persone più umane, più vicine a noi. La decostruzione dei personaggi qui è fin troppo violenta: tutti sono in perenne difetto, schiacciati da un retaggio familiare che grava sulle spalle di tutti, con un passato che torna a farsi vivo sia nel mondo terreno che nella terra ultraterrena, nascosta da occhi indiscreti ma detentrice di un potere fuori dal comune (qualcuno ha detto Wakanda?) e da creature inedite, prese di pari passo dalla mitologia orientale.
Bellissimi i combattimenti che, come da tradizione delle produzioni Marvel, sono oltre che ben coreografati anche ottimamente ritmati ed eleganti nell’esecuzione, in una miscela esplosiva che tocca la delicatezza di Ang Lee e la fisicità di John Woo.
Dopo un primo atto brillante e un secondo dedicato più alle riflessioni e al valore della storia, a cadere dunque è proprio il terzo atto, dove la concretezza cinematografica lascia spazio ad un uso eccessivo della CGI che difficilmente riesce a essere ben gestita in fase di regia; come conseguenza di ciò, le fasi di combattimento e con esse la semplice logica degli eventi lasciano il passo a luci pirotecniche e soluzioni visive che ricorderanno tantissimo alcuni passaggi di Dragon Ball.
Nel finale si mostrano tutti i limiti di Destin Daniel Cretton, che comunque fino a quel momento è riuscito a confezionare un film godibilissimo e dal forte intrattenimento. Il terzo atto, diciamoci la verità, è da vedere solo se non soffrite di mal di mare; ma complessivamente, così come Black Widow, anche Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli riesce ad emergere dal solito mare di mediocrità cinematografica grazie a bellissime scene di azione ben coreografate e un respiro inedito per quanto riguarda il Marvel Cinematic Universe.
VOTO 7.5
Genere: azione, avventura, fantastico
Publisher: Disney
Regia: Destin Daniel Cretton
Colonna Sonora: Joel P. West
Interpreti: Simu Liu, Awkwafina, Meng’er Zhang, Fala Chen, Benedict Wong, Michelle You
Durata: 132 miniuti