The Devil’s Candy sembra prendere spunto dal razionalismo bigotto che ha sempre associato – e forse associa tuttora – la musica metal al satanismo. Un uomo ritorna nella casa che ha da poco venduto ad un’altra famiglia, chiedendo di rientrare, ma – chiaramente – i nostri protagonisti rivendicheranno la proprietà. Quello che non sanno è che quest’uomo, affetto da evidenti squilibri, è alla ricerca di bambini da uccidere quali fossero caramelle da donare a un’entità misteriosa che gli commissiona tale “lavoro”.
La prossima caramella da ghermire sarà proprio la giovane figlia di questa famiglia.The Devil’s Candy sembra più un gioco di prestigio
The Devil’s Candy attinge dal genere dell’horror e del possession movie, non rientrando pienamente in nessuna delle due categorie. La figura del maligno è sempre nell’aria, si riesce a respirarne il tanfo, ma non la si percepisce pienamente. L’assassino, così come il padre di famiglia, avrà continue visioni e si troverà ad eseguire azioni al di fuori della propria routine, ma mai questi fatti verranno attribuiti a eventi legati al paranormale.
La sensazione di mistero è efficacemente veicolata da una narrazione che non si preoccupa, volutamente, di approfondire questo aspetto. Sembra più un gioco di prestigio, con lo spettatore chiamato a trovare la soluzione al trucco, sempre che desideri trovarla. Siamo catapultati in un vortice di violenza che, come i protagonisti, non comprendiamo, e quindi ne siamo inevitabilmente spaventati.
The Devil’s Candy, nel suo non voler rivoluzionare assolutamente il genere, è un lavoro curato, atto più a stimolare un senso di angoscia razionale che di paura del demonio o di qualche altra entità. Lo stesso inserimento di alcuni personaggi o situazioni apparentemente inutili nell’economia della trama non fa altro che aumentare il senso di ansia, putrefazione e mistero. La colonna sonora composta da brani heavy metal è veramente un tocco di classe in più, utile non solo a condire il film, ma anche ad arricchirne la storia, quale strumento contro il Male. Soprattutto, è la componente visiva a farla da padrona per tutta la durata del film. Approfittando del fatto che il protagonista è pittore di professione, il regista si lascia andare a delle sequenze di montaggio frenetiche, ma che – grazie all’impatto visivo e cromatico – risultano affascinanti e suggestive. Un film che, sicuramente, sarebbe piaciuto a Richard Matheson.
VOTO 7
Genere: thriller, horror
Publisher: Koch Media
Regia: Sean Byrne
Colonna Sonora: Mads Heldtberg, Michael Yezerski
Intepreti: Ethan Embry, Shiri Appleby, Kiara Glasco, Pruitt Taylor Vince
Durata: 79 minuti