Lo vorreste un Natale senza videogiochi sotto l’albero?

editoriale natale turrini

Il primo ricordo vivo di un Natale a tema videoludico risale al 1987. Quella sera, mentre giocavo con mio padre in salotto con Pong della RE-EL sul 17’’ a tubo catodico della Blaupunkt, attraverso la porta in vetro smerigliato che portava in corridoio vidi una figura di rosso vestita uscire alla chetichella dall’ingresso. Erano le 9 di sera del 24 dicembre: per quanto le braccia di un genitore possano essere forti, non lo furono abbastanza da impedirmi di scaraventarmi di là. Sul tappeto c’erano diverse scatole contenenti una tastiera, un mangianastri, due joystick, cavi assortiti e una copia di Arkanoid per Commodore 64. Seguirono ore di immersione totale, iniziate senza manuale di istruzioni e conclusesi alle 3 di notte passate, per quello che rimane uno dei momenti più felici della mia infanzia.

Tre anni più tardi fu il turno del NES, e questa volta Babbo Natale non lasciò intuire nulla fino alla mattina del 25, quando sotto l’albero trovai la console, la zapper, la cartuccia con Super Mario Bros. e Duck Hunt insieme, e il boxato di Batman di Sunsoft. Prima di sedersi a tavola e mangiare fino allo sfinimento, ricordo entrambi i miei nonni chiusi in camera mia che sparavano alle anatre facendo a gara a chi aveva la mira migliore. Arriviamo quindi al 1992: Game Gear, Sonic The Hedgehog e Olivetti M300-05 con i suoi 4 MB di RAM che costavano, solo quelli, 800mila lire. Rammento molto poco di quel mio primo PC, se non che col tempo recuperai i vari Dylan Dog e Tex di Simulmondo, ma in verità credo la mia scarsa memoria dipenda dal fatto che, il Natale successivo, tutto venne raso al suolo dall’irruzione di Super Nintendo e Super Mario World. Inutile dilungarmi troppo, perché chi c’era non ha certo bisogno delle mie parole per rimpiangere quel capolavoro di platform in due dimensioni – secondo me ancora ineguagliato – mentre chi non l’ha vissuto ha altri metri di paragone più moderni e finirebbe per darmi del vecchio nostalgico.

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Anche i miei suoceri mi regalavano videogiochi a Natale

Veniamo al 25 dicembre del 1997, quando per una volta riusciì a farmi regalare una console senza aspettare 12 mesi dalla sua uscita. Sì: sto parlando del Nintendo 64 e di Super Mario 64, recapitati senza nemmeno essere avvolti nella carta da pacco (e facciamo che taglio sugli amarcord ché altrimenti non la smetto più). Il 1998 fu il turno di PlayStation, che concluse il periodo dei regali hardware natalizi fino al 2002, quando arrivò un assemblato capace di fare piazza pulita dei miei precedenti PC – che mio padre aggiornava su mie indicazioni con sufficiente regolarità da permettermi di giocare a tutto senza problemi – per far girare il fumo volumetrico di Medal of Honor: Allied Assault. Nel 2005 fu Fahrenheit di David Cage a richiedere una nuova configurazione, nel 2006 la PSP, mentre è del Natale del 2008 l’avvento di Xbox 360 con BioShock, Gears of War e Dead Space. Nel 2009 fu il turno di PS3, nel 2011 di Kinect, mentre sono storia contemporanea l’arrivo di PS4 nel 2014 e del Nintendo 3DS XL nel 2015. In tutti gli anni non citati, e a volte anche in quelli, sotto l’albero sono sempre stati presenti dei giochi o delle periferiche, e la mia piccola collezione è lì a dimostrare che – dal C64 alla PS4 – chiunque mi abbia mai amato ha sempre pensato di regalarmi del software di qualità per questa ricorrenza. In primis mia moglie, che nel donarmi alcune console che non avevo avuto modo di provare (come il Mega Drive nel 2010 e il Dreamcast nel 2012) ha dimostrato di sapere quali corde suonare per convincermi a imparare a cucinare, stirare e fare le pulizie domestiche… che per la cronaca, ormai, potrei svolgere a livello professionale.

COME UN SOL UOMO

Immagino che la mia storia assomigli alle vostre; che nella memoria di tutti ci siano Natali fatti di console tanto attese e videogiochi troppo costosi per essere acquistati con la mancia di fine mese, come invece riusciì a fare per il Game Boy. Per me è una sorta di tradizione, consolidata a tal punto che anche i miei suoceri, prima di risvegliarmi ragazzo padre, erano soliti rispettare. Ora che di figli ne ho due, questa mia passione non accenna a smorzarsi, tanto che quest’anno sotto l’albero mi aspetta una copia della Complete Edition di Horizon Zero Dawn. Potevo acquistarmela da solo? Sì, ma vuoi mettere la faccia che faranno i bambini quando mi vedranno aprire il pacchetto e sorridere dalla gioia di averlo, finalmente, tra le mani? Ciò detto, a volte penso di aver sprecato tanto – troppo – tempo con i videogiochi, ed è incalcolabile il numero delle ore accumulate in quasi 35 anni di gameplay. Dall’altro penso che là fuori è pieno di gente che si addormenta passivamente davanti alla televisione con Fabio Fazio, senza aver mai preso in mano un pad, e sono convinto che tra i due estremi il mio sia quello meno deprimente. Ho esplorato mondi fantastici, costruito megalopoli perfettamente in equilibrio, combattuto guerre epocali, svelato misteri irrisolti, guidato auto da corsa a 330 km/h senza rischiare la vita, salvato principesse prigioniere di infiniti castelli e provato ogni sport possibile e immaginabile, compresi quelli che ancora non sono stati inventati come lo Speedball. Gran parte di queste esperienze sono state possibili perché Babbo Natale ha saputo ben interpretare i miei desiderata, e – quando ha smesso di pensarci lui – gli adulti che lo hanno sostituito hanno preferito percorrere una strada già battuta, piuttosto che inventarsi qualcosa di nuovo. E di questo gli sono grato. Avrei potuto leggere di più? Forse, ma deve ancora venire un Santo Natale in cui farmi regalare l’ultimo libro di Fabio Volo al posto di un tripla A… e sfido chiunque a provarci senza vederselo recapitare via posta raccomandata entro Capodanno. Quindi, a nome della redazione tutta, vi faccio i più sinceri auguri di un sereno Natale, sperando che possiate trascorrerlo in compagnia dei vostri cari, ricordandovi però che a una certa ora tutti andranno a letto… e finalmente potrete giocare, digestione permettendo. Buon Natale!

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