Il periodo estivo, come quello natalizio, è sempre all’insegna dei recuperi cinematografici e videoludici. Pure io approfitto dei tanti e diversi sconti per prendere titoli che, in molti casi, non faranno altro che allungare all’inverosimile il mio backlog. Come scritto qualche tempo fa, ho preso Nioh e anche The Surge – che sto giocando in simultanea, amando entrambi – senza impedire al mio appetito di rivolgersi anche in altre direzioni; così, tra la massa di sconti e titoli su cui bramavo mettere le mie mani sopra, ho deciso di far mio anche il remake di Shadow of The Colossus, titolo che avevo ampiamente giocato all’epoca dell’uscita originale nel 2006, ma che avevo una gran voglia di riprovare.
Giocare a distanza di lunghi anni un titolo del genere, con la totale consapevolezza di ciò a cui andavo incontro, mi ha trasmesso un senso di disagio inedito. Una sensazione che voglio provare a spiegare e che, inevitabilmente, evocherà lungo la strada qualche spoiler tematico, in caso non abbiate avuto esperienza dell’opera i questione. Siete avvisati.
tornando su Shadow of the Colossus ho sentito uno strano e fecondo disagio
Il remake di Shadow of the Colossus per PS4, ci riporta nuovamente in quella landa così rigogliosa, eppure deserta e funebre; proprio le motivazioni di simili aggettivi preannunciavano, tacitamente, la disperazione di quel viaggio impossibile, e così il capovolgimento narrativo finale. Questo perché non si è mai trattato di giocare nei panni del malvagio, ma di analizzare la stessa figura dell’eroe, del gesto intrinseco di eseguire un ordine nella cieca speranza – e relativa inettitudine dell’uomo – di seguire e ottenere sogni irrealizzabili.
In questa seconda run “generazionale” ho percepito il dolore profondo e intenso dell’impresa solitaria
Ho vissuto questa seconda run “generazionale” di Shadow of the Colossus in modo altalenante, percependo il dolore profondo e intenso dell’impresa solitaria, colosso dopo colosso. Ancor più di The Last Guardian, credo che una possibile eredità di Ueda sia da ricercarsi in questa landa desolata, in sella ad Agro e con una spada illuminata da brandire alta nel cielo.