Vivere il sogno di Alice

The Division - Alice

L’editoriale di oggi è un po’ particolare, perché in realtà è un cambio di programma dell’ultimo secondo, e da una scrittura mentalmente ordinata sto passando in questo momento a qualcosa di più istintivo. Volevo parlare di tutt’altro, poi è arrivato The Division e mi è sembrato più attuale condividere con voi un paio di pensieri riguardo il gioco del momento. Se leggete il diario di Manhattan di oggi, vedrete di come, personalmente, sia stato rapito dall’ambientazione del titolo Ubisoft. La New York realizzata da Ubisoft è uno degli scenari urbani post-crisi più belli mai visti nel mondo dell’intrattenimento, e riesce a comunicare un senso di precarietà talmente vivido che a tratti ti ritrovi a sentirti in colpa per esserne così affascinato (e comunque no, non mi sto augurando un’epidemia di vaiolo, ovviamente). Proprio mentre scrivevo il diario e immaginavo il paradosso di sentirmi così contento di vivere una situazione invero così angosciante come quella descritta da The Division, mi è venuta in mente una citazione abbastanza nota di Lewis Carrol, tratta ovviamente da “Alice nel paese delle meraviglie”:

“In un altro istante, giù Alice scivolò, correndogli appresso, senza punto riflettere come mai avrebbe fatto per riuscirne fuori.”

Al di là dell’ovvia assonanza con la situazione che stiamo vivendo un po’ tutti con The Division, questo passo è legato a doppio filo con la software house franco-canadese, per diversi motivi. Intanto, perché la stessa citazione è presente in Far Cry 3 e Assassin’s Creed 3, ma perché, più che altro, alla figura di Alice Ubisoft ha collegato un intero progetto creativo e identitario di cui stiamo vedendo indiscutibilmente i frutti. Non tutti sanno, forse, che nel 2011, infatti, a Yvee Jacquier venne in mente un modo di verso di portare avanti gli universi narrativi dei prodotti Ubisoft, ovvero quello di creare uno studio di “narrative talents” il cui scopo era quello di alimentare costantemente i mondi delle varie produzioni. Un modo per costruirsi le storie in casa in maniera indipendente rispetto ai singoli progetti e consentire anche ai freelance chiamati in causa per il singolo episodio di avere un pieno supporto riguardo l’intero scenario narrativo dei veri franchise. L’obiettivo di Alice era quello di dare la stessa dignità in fase di produzione agli aspetti narrativi rispetto a quelli tecnici e, soprattutto, ipotizzare la creazione di universi diegetici ricchi, integrati e stimolanti. Un altro punto all’ordine del giorno di Alice era di insistere sulla totale fusione di gameplay e narrativa, e sinceramente, spero ci stiano ancora lavorando su.

Far Cry 3 - Alice in Wonderland

Sto andando a memoria e le ultime informazioni che ricordo su Alice sono del 2013, per cui magari lo studio non si chiama più così, ma ciò che importa è l’idea alla base e il fatto che prodotti come The Division, ma anche Assassin’s Creed, a mio avviso stiano cambiando l’industry. Mi rendo conto che posso risultare impopolare, ma penso che Ubisoft sia una delle poche case di sviluppo ad aver centrato un punto davvero importante, ovvero quello di riportare il focus della creazioni dei videogiochi su quel “We Create Worlds” che riporta alla memoria Origin Systems dei fratelli Garriott, storica casa di sviluppo a cui dobbiamo capolavori come Ultima e Wing Commander. Giocando a The Division mi è salita la stessa scimmia che mi ha fatto innamorare di Assassin’s Creed: desidero perdermi nel suo mondo e voglio assolutamente vederlo da ogni sfaccettatura possibile. Come dicevo l’altra sera nello streaming, mondi così dettagliati ti fanno venire voglia di pensare ad altri prodotti plausibili all’interno dello stesso universo, magari di genere diverso. Così come stanno le cose al momento, in The Division c’è il potenziale, con la stessa lore e la stessa ambientazione, per “desiderare” esperienze in stile Telltale, giochi dalla forte impronta investigativa, se non prodotti crossmediali che approfondiscano alcuni aspetti dell’intera vicenda. Il tutto, si presume, garantito dalla profondità della tana del Bianconiglio, riempita con l’enorme quantità di materiale a disposizione.

Mi piace pensare a un futuro in cui l’intrattenimento elettronico possa avere degli enormi scenari narrativi da esplorare in maniera trasversale

D’altronde, questa ricchezza è stata proprio la più grande fortuna e dannazione di Assassin’s Creed, concept meraviglioso che, suo malgrado, è stato utilizzato (fin troppo) come testuggine in questo mondo di contaminazioni e progettualità crossmediale. In questo senso, nonostante le oggettive cadute di stile e incidenti di percorso avuti nel corso degli anni, credo che i vari Chronicles e Identity non possano che far bene al franchise degli Assassini, proprio perché aprono lo spettro delle possibilità. Quello che voglio dire è che mi piace pensare a un futuro in cui l’intrattenimento elettronico possa avere degli enormi scenari narrativi da esplorare in maniera trasversale e che ci sia la possibilità di scegliere in che modo viverli o quale aspetto approfondire. Vorrei che il senso di appartenenza a un universo narrativo possa rinnovarsi e crescere in maniera orizzontale e non più soltanto in verticale, sequel dopo sequel, e che le esperienze condivise si sublimassero in un’epica in cui i giocatori fanno la loro parte su diversi piani. Vorrei, insomma, attraversare lo specchio e trovare un Paese delle Meraviglie con tante strade da percorrere.

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  1. 1.
    Complimenti, bellissimo editoriale.
    C'è poco da discuterne a dir la verità, se non forse per il fatto che la fucina narrativa di Ubisoft è sicuramente una cognizione industriale e artistica che potrebbe cambiare anche il percorso produttivo delle altre software house, ma che purtroppo, colpa di un gameplay openworld riportato pari pari su praticamente tutte le produzioni ubisoft degli ultimi 6 anni, ha portato al deterioramento stesso del concetto di novità anche su brand differenti dello stesso sviluppatore.
    Come dire: siamo bravi scrittori, ma ci dimentichiamo di mettere insieme i pezzi del gioco per rendere questa storia sempre affascinante e nuova.
    Sul discorso the division, al momento è difficile esprimersi sulla vastità del gioco, ma il lavoro dei massive ha una certa aria di amalgama tra le parti narrative e ludiche che era anni che mancava alle produzioni ubisoft.

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