Inutile dire che in questi giorni già non si parla d’altro e, a occhio, Destiny 2 ha già monopolizzato le console di tre quarti di pianeta. Faccio coming out subito e dico che no, non ci sto giocando, eppure mi riesce difficile non seguire affascinato le peripezie del #TeamCrimine nella chat redazionale e le avventure di chi, sui social e su Twitch, è oramai già in dipendenza brutta dal titolo di Bungie. Non ci sto giocando, dicevo, per diversi motivi: un po’ perché c’è un numero della rivista da chiudere e quei settordicimila caratteri da scrivere, un po’ perché sto su altri titoli, un po’ perché in previsione della combo della morte™ NBA 2K18 e FIFA 18 le mie nottate online saranno già impegnate. Dovrei dire anche che Destiny 2 non è esattamente il mio genere, nel senso che non amo particolarmente gli sparatutto, e so già che, come nel caso del primo capitolo, che pure ho comunque apprezzato, non avrei la costanza di rimanere al passo con gli altri. Sì, dovrei dirlo, dovrei ammetterlo che non è roba mia, però, ecco, non ci riesco fino e in fondo, perché il fascino esercitato dal senso di comunità dell’universo di Destiny non mi fa smettere di desiderare di farci un giro.
La passione che trabocca dalla community di Destiny è affascinante e coinvolgente, e non si può ignorare
Per questo motivo un po’ invidio chi ha la costanza di dedicarvisi con voglia e costrutto, perché so che mi sto perdendo qualcosa di importante, nonostante, ribadisco, non riuscirei con buona probabilità ad apprezzarlo completamente. Tanto so già come andrà a finire: dopo il periodo di caos e devastazione lo comprerò, inizierò a giocarci e mi piacerà, ma dopo un po’ mi frustrerò dell’essere indietro rispetto a Ivan, Claudio, Marco e Mario e mi metterò in un angolino buono buono, ma con un po’ di magone. Ciò detto, non smetterò mai di seguire le epopee dei guardiani redazionali e non, perché il fatto stesso che nel mondo dei videogiochi esista un fenomeno così globale mi rende curioso ed entusiasta. Credo che Destiny 2 faccia bene al medium tutto perché mostra una strada da seguire: si vede lontano un miglio che Bungie sia ripartita più volte dai suoi errori per cercare di offrire un’esperienza il più interessante possibile. Detto ciò, intercettare una comunità così vasta è qualcosa di mirabile.
Sempre ieri leggevo sui social dell’amico Ualone che pure lui si chiedeva: “Non state giocando a Destiny 2, perché no?”, e da lì ha tratto una serie di considerazioni su cui ha scritto un bel pezzo, che si possono riassumere più che altro tra il non apprezzare il genere, il gioco online e la paura che possa diventare una droga. Tutte motivazioni lecite, soprattutto quest’ultima, nella misura in cui il tempo da donare a Destiny è necessariamente tanto, ed eccedere è davvero un attimo, con conseguenze neanche troppo disastrose, nel senso che magari, se hai due ore al giorno da dedicare all’intrattenimento, monopolizzarle col titolo di Bungie impedisce di provare altro. Eppure, io vorrei andare oltre il discorso delle motivazioni per cui non giocarlo, ma vorrei capire il perché alcuni si sentano infastiditi dal fatto che Destiny abbia monopolizzato il discorso sociale. Lo capirei se non foste giocatori, ma nel momento in cui un titolo diventa così globale, perché invece della curiosità vi si chiude la vena?