Quando Microsoft avrebbe potuto cambiare il mondo

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Il PC gaming è uno dei pochi argomenti che accende in me un po’ di integralismo, accanto al tentativo – più proprio della mia personalità – di accettare serenamente qualsiasi altra posizione ritenuta intellettualmente onesta, compresa la scelta di una console come comoda compagna di giochi. Mi si può dire che i computer sono mediamente più costosi, che la fruizione è immensamente meno gentile e che tante perle di design si sono strette nel tempo intorno ad altre piattaforme (i nintendari sono i primi a goderne, considerato il periodo florido di Switch), ma non che questo comporti una superiorità di qualche tipo.

Su computer i videogiochi vengono creati, e questo significa un sacco di cose. Significa che i titoli possono fluire nello spazio in cui sono liberamente cresciuti fino alla forma finale, e che in quell’ambiente possono continuare a godere se non di tutta, almeno di un filo dell’importantissima libertà che li ha accolti al concepimento. Vorrei dettagliare le consuetudini PCiste nascoste nella frase, in riferimento alle mod piccole o grandi sui giochi, ma non è di questo che voglio parlare: oggi voglio piangere una data precisa, il 15 novembre del 2002, che alcuni potrebbero addirittura considerare più bella del 25 dicembre.

BABBO NATALE NON ESISTE

pc gamingComplessivamente, considerata la mia età, quello con Windows tra gli anni ’90 e i primi del 2000 è già stato un lungo e incondizionato rapporto di rispetto, avulso da qualsiasi considerazione sull’originalità dell’OS, il fondatore o quant’altro. Nemmeno l’annuncio di Xbox mi aveva fatto troppa paura, ma evidentemente avevo sbagliato i calcoli: era già chiaro, e la cosa è addirittura peggiorata con la (gloriosa, per milioni di utenti) stagione di Xbox 360, che la casa di Redmond non avrebbe mai più guardato al primo figlio con gli stessi occhi. 

Era già evidente, con la prima Xbox, che Microsoft non avrebbe mai più guardato al primo figlio con gli stessi occhi.

Non avrebbe più lottato per le esclusive PC; non avrebbe più messo in primo piano la superiorità di una macchina che si evolve nel tempo ed è un naturale veicolo di informatizzazione; soprattutto, come conseguenza amaramente banale, non avrebbe realizzato né in quel momento né mai il sogno nel cuore di molti adepti della master race, lo stesso inseguito da Steam (con tutti i suoi privati interessi, ma questo è normale) e quasi impossibile da attuare al di fuori di Microsoft, di fronte a centinaia di milioni di installazioni di Windows (parlo di quelle anche minimamente predisposte al gioco, comunque per approssimazione). La visione di un PC gaming con standard più precisi, fasce di prezzo più chiare e, allo stesso tempo, aperto al suo destino di sperimentazione, tecnicamente più vicino alle piattaforme dedicate ma anche alla sua naturale apertura verso l’esterno. Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile.

Molti di voi conoscono la storia, senza scendere nei dettagli. Frotte di sostenitori delle console hanno cantato più volte la morte del PC come macchina da gioco, dimenticando che la duttilità della funzione e il fatto di essere il luogo stesso della creazione avrebbero salvato i computer, e così l’ambiente Windows, potenzialmente all’infinito.
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Per l’attuale scenario PC contano più gli sforzi di Valve o CD Project di qualsiasi mossa di Microsoft

Certo, per lo scenario attuale contano più gli sforzi di Valve o CD Projekt (in riferimento a GoG, in questo caso) di qualsiasi mossa di Microsoft, ma il risultato è stato un nuovo coro di “lunga vita” alla madre di tutte le piattaforme. Dal mio parzialissimo punto di vista, tenderei persino a estremizzare la tesi di questo editoriale: per vivere bene potrebbero bastare un PC e un Nintendo Switch, unica console capace (nuovamente, se la identifichiamo col produttore) di sembrare e agire come qualcosa di nuovo. Microsoft, dal canto suo, ha avuto le ragioni del mercato per un sacco di tempo, l’intera vita naturale di Xbox 360, ma è oggi costretta a leccarsi le ferite e ripartire con la “console più potente del mondo”, accanto a una concorrenza che è riuscita a far digerire e consumare persino una macchina di mezza generazione. E inizio a temere un pochetto, a essere sincero, anche per la Mixed Reality: per il momento ho solo visto un gran lavorio dei produttori hardware e molto poco nella direzione dei giochi, quasi ci si volesse di nuovo abbandonare alla corrente a corpo morto.  Il fiume continuerà a scorrere impetuoso per chissà quanto tempo, ma a un certo punto della storia avrebbe potuto travolgere tutti. Lo so, sono un poeta.

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