Sapete qual è stato il primo videogame ispirato al mio famoso romanzo Il Nome della Rosa? La Abadía del Crimen, sviluppato dagli spagnoli Opera Soft nel 1987. E l’ultimo? Al momento The Stone of Madness, partorito sempre nella Terra di Cervantes. Mi amano, c’è poco da fare.
Sviluppatore / Publisher: The Game Kitchen / Tripwire Presents Prezzo: 28,99 Euro Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: Non disponibile Disponibile su: PC (Steam, Epic Games, GOG), PS5, Xbox series X, Nintendo Switch Data d’uscita: Già disponibile
Da quando Mimimi Games ha chiuso i battenti, affermando che lo sviluppo di videogame di qualità come Shadow Gambit: The Cursed Crew non era più sostenibile, il futuro dei giochi stealth in tempo reale con gameplay Commandos-like è avvolto nell’incertezza. Circa un anno fa Slitherine provò a raccogliere il testimone con Stargate: Timekeepers, basato sull’universo creato da Roland Emmerich, ottenendo consensi altalenanti forse a causa della scelta di lanciarlo sul mercato a stagioni, quasi si trattasse di una serie televisiva. Ora è il turno dello studio iberico The Game Kitchen, famoso per la serie Blasphemous, che con The Stone of Madness ci porta nella Spagna del XVIII secolo, all’interno di un monastero gesuita situato sui Pirenei.
Un coraggioso cambio di rotta per la software house che ha saputo conquistare il cuore di noi giocatori a colpi di metroidvania; tuttavia questa produzione ha ereditato dai precedenti lavori l’atmosfera religiosa e un’attenta ricostruzione dell’iconografia spagnola. Recitiamo qualche preghiera e andiamo a vedere di che si tratta.
THE STONE OF MADNESS, IL MISTERO DEL MONASTERO
Ah, i monasteri. Luoghi di pace, meditazione, raccoglimento, preghiera, nonché abusi, torture e giochi di potere. Resort a zero stelle perfetti per mandare in vacanza obbligata personaggi scomodi. La struttura teatro di The Stone of Madness poi funge anche da manicomio – che sorpresa! – e, indipendentemente dalla tua sanità mentale, dentro quelle mura finirai comunque per perdere la ragione, giustificando dunque il tuo ricovero in un fantastico circolo virtuoso: impazzisci e devi rimanere perché sei pazzo.
All’interno di questo posto idilliaco troviamo Alfredo Martin, sacerdote ingiustamente imprigionato e determinato a fuggire. Consapevole di non aver alcuna speranza da solo, recluterà altri compagni di sventura: Leonora, tagliagole violinista autolesionista; Agnes, convinta – non proprio a torto, come scoprirete – di essere una strega; Amelia, piccola vagabonda borseggiatrice costretta a studiare per diventare una suora; infine Eduardo, gigante forzuto dal passato misterioso che in seguito a indicibili torture è regredito fino a perdere favella e buona parte delle capacità cognitive. I personaggi sono splendidamente caratterizzati, rendendo naturale immedesimarsi e giocare di ruolo nel senso più tecnico del termine, e immedesimarsi arrivando a ragionare esattamente come loro. Sotto questo aspetto il lavoro di The Game Kitchen è fenomenale.
TI PIACCIONO I CONI? A MICKEY SI, A NOI NO
Il gameplay di The Stone of Madness segue fedelmente quanto insegnato da Mimimi, con alcuni elementi grafici che paiono quasi rippati dai lavori dello studio tedesco. Si tratta principalmente di spostarsi da un punto A verso un punto B eludendo lo sguardo vigile di guardie, soldati, monaci e suore impiccione, così da attivare l’evento che ci manderà al punto C, poi D, eccetera. Come esser certi di poter agire indisturbati? Evitando di incappare nel loro cono visivo, ben rappresentato con varie scale di colori che indicano il livello di allerta dell’osservatore.

Ora dobbiamo sperare che la guardia non si giri prima che abbiamo finito di scassinare questa serratura
Parrebbe facile, ma l’immenso monastero ha un level design perfido che obbliga i cinque a cooperare sfruttando le abilità esclusive di ciascuno. Bisogna intrufolarsi in uno stretto cunicolo? Amelia è minuta quanto basta. Spostare una pesante cassa?
La libertà d’azione è un punto di forza di The Stone of Madness, permettendo soluzioni creative e insolite grazie alla cooperazione tra i personaggi
IL LATO OSCURO E IL LATO MANAGERIALE
The Game Kitchen cerca di portare innovazione al genere Commandos-like introducendo il concetto di fobia: ogni personaggio ha subito dei traumi che lo portano a perdere il controllo in determinate situazioni. Eduardo ha paura del buio dunque deve sempre essere vicino a fonti di luce o accompagnato da Alfredo con la sua lampada portatile; quest’ultimo si impressiona alla vista dei morti – e anche dei non morti – ed è afflitto da violente emicranie. Leonora teme il fuoco e nonostante non abbia problemi a uccidere, dopo ogni omicidio cadrà vittima di azioni autolesioniste. Agnes è anziana e non può correre, soffre di narcolessia e si inquieta in presenza di altari. Amelia crede che di notte le guardie si trasformino in mostri.E quel “di notte” introduce la sezione manageriale di The Stone of Madness.

Di notte le anime dei defunti vagano per il monastero, ma abbiamo un bel crocifisso per rimetterle al loro posto
Ogni giorno, al calare delle tenebre, possiamo scegliere se continuare a gironzolare per il monastero, divenuto buio habitat di anime perdute, o ritirarci nei nostri alloggi e sfruttare ulteriori abilità dei nostri eroi: Leonora e Amelia tengono alta la sanità mentale della squadra con musica e giochi; Eduardo è un ottimo artigiano e può costruire grimaldelli, corde, piedi di porco e vari strumenti utili ad aprirsi la strada verso la libertà; Alfredo ripristina punti vita, a patto di possedere bendaggi.
LA PIETRA DELLA PAZZIA
Cosa sarebbe questa Stone of Madness da cui prende il nome il gioco? Una pietruzza ritrovata all’interno del cervello spappolato di una povera ospite “caduta dalla finestra” della torre più alta. Recuperarla darà il via a una delle due campagne giocabili, scelta che mi ha lasciato perplesso poiché avrei preferito una storia unica eventualmente con più bivi soggetti a scelte etiche piuttosto che una diramazione così secca.
I personaggi sono splendidamente caratterizzati, rendendo naturale immedesimarsi e giocare di ruolo nel senso più tecnico del termine
In Breve: The Stone of Madness è un’avventura stealth ambientata in un monastero-ospedale psichiatrico del XVIII secolo. I giocatori guidano un gruppo di personaggi tormentati, ciascuno con abilità uniche e fobie che influenzano il gameplay. L’approccio Commandos-like richiede astuzia per superare guardie e ostacoli sfruttando la cooperazione tra i membri del team. Il monastero, magnificamente ricostruito, trasuda inquietudine gotica, mentre la trama esplora la crudeltà delle istituzioni religiose dell’epoca. Nonostante qualche difetto tecnico, il gioco offre un’esperienza avvincente per gli amanti del genere, che ultimamente sono stati messi a dieta; quasi a digiuno direi.
Piattaforma di Prova: PS5
Com’è, Come Gira: È stata la mia prima esperienza di gioco su console di un Commandos-like e temevo che il passaggio da tastiera e mouse a DualSense sarebbe stato traumatico, invece è filato tutto abbastanza liscio, a parte qualche click – si fa per dire – di troppo per passare da un personaggio all’altro. Curiosamente nella pagina Steam, dunque riferendosi alla versione PC, viene raccomandato l’utilizzo di un controller. Permettetemi di nutrire dubbi.