Katanaut – Recensione

PC

Soldati Samurai contro Zombie Alieni nello Spazio Profondo. Sembra il titolo di un B-Movie di fantascienza degli anni ‘70, invece è il gameplay di Katanaut.

Sviluppatore / Publisher: Voidmaw / Voidmaw Prezzo: ND Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: ND Disponibile su: PC (Steam) Data di uscita: già disponibile

Gli esseri umani hanno sempre avuto un talento speciale nel non imparare dai propri errori. Basti pensare che già nel lontano 1938, con Who Goes There? di John W. Campbell – la novella che ispirò The Thing from Another World, a sua volta reinterpretato da John Carpenter in The Thing – ci veniva raccontato di basi isolate assaltate da alieni tutt’altro che interessati alla diplomazia. Da allora, la fantascienza non ha mai smesso di ripeterci la lezione: che sia un avamposto artico, una nave alla deriva o una colonia sperduta ai margini della galassia, puntualmente qualche creatura ostile trova il modo di infiltrarsi e trasformare l’ambiente in una trappola mortale.

È proprio in questa tradizione che si inserisce Katanaut, action platformer roguelite sviluppato e distribuito da Voidmaw, per gli amici Eugene: un one-man studio al debutto con un progetto ambizioso che ci mette al centro di una storia già vista mille volte, ma sempre capace di farci gelare il sangue. Vestiremo i panni di Naut, l’unico dei pochi sopravvissuti con il coraggio di scendere lungo freddi corridoi ad affettare alieni ed ex membri dell’equipaggio ormai ridotti a zombie con la sua fida katana.

Katanaut

L’impresa di pulizie probabilmente chiederà un supplemento per sistemare questi corridoi.

Abbiamo dunque un eroe e un sacco di nemici addosso ai quali scatenare l’inferno, manca solo lo stratagemma narrativo che ci consenta di ricominciare daccapo ogni qualvolta schiattiamo, e ce lo spiega la pagina Steam: grazie a un’avanzata manipolazione del tempo, torneremo all’inizio della missione ogni volta che i nostri parametri vitali non vengono più rilevati. Non lasciatevi ingannare dall’apparente banalità della trama, perché assisterete a cutscene piuttosto interessanti.

KATANAUT, ARMI BIANCHE MA NON SOLO

Giocando a Katanaut è impossibile non sentirsi un po’ come Goemon, il leggendario samurai al fianco di Lupin III: ogni fendente della katana non solo recide i nemici come fossero fiorellini, ma lascia dietro di sé un’autentica scia di devastazione, tingendo muri e pavimenti di rosso.

Katanaut

Lo shotgun permette di colpire a distanza, rimanendo in sicurezza.

La lama è la vera protagonista del sistema di combattimento, rapida e brutale, capace di trasmettere un’ottima sensazione di impatto fisico, soprattutto se accompagnata dal bullet time garantito da qualche power-up. Ciononostante, sarebbe un errore limitarsi al corpo a corpo, rinunciando all’arma da fuoco in dotazione come attacco secondario, utile per uccidere o fiaccare i nemici mantenendo la distanza.

Katanaut esalta il corpo a corpo con fendenti rapidi e brutali che riempiono i corridoi di sangue

Le munizioni però sono limitate e, soprattutto, non se ne trovano in giro. Come si ricarica dunque? Semplice: infliggendo danni con la spada, innescando un ciclo virtuoso che spinge a cercare la mischia per poter poi tornare a colpire da lontano. La pistolina iniziale non è particolarmente efficace, ma run dopo run troveremo progetti di armi più potenti, sbloccabili una volta tornati al punto di partenza. Così, accanto al fidato acciaio, entrano in scena strumenti ben più spettacolari quali fucili laser che trapassano i nemici in fila, railgun – qui tradotta Fucile a Rotaia, LOL – e lanciagranate con danni AoE.

Katanaut

Il Fendente Trapassamuri rende tutto troppo facile: colpiamo senza che i mostri se l’aspettino.

Ogni arma apre nuove possibilità tattiche e rende la run diversa, bilanciando la brutalità del corpo a corpo con la sicurezza di un colpo devastante a distanza.

PERK CON IL LORO PERCHÈ

Uno degli aspetti che più colpisce di Katanaut è la profondità del sistema di progressione, costruito attorno a una mole impressionante di perk e potenziamenti da sbloccare spendendo la valuta accumulata nelle run precedenti. L’offerta è ampia e variegata: si va dai classici incrementi di statistiche ai danni elementali applicabili alla katana, passando per scudi, esplosioni e attacchi degni di un Musou. Un arsenale di opzioni che offre possibilità strategiche praticamente illimitate.

Perk e power-up creano sinergie spettacolari, ma alcune build risultano troppo sbilanciate

Tuttavia, complice un cooldown troppo veloce, alcune combinazioni rischiano di trasformare l’esperienza da survival claustrofobico a passeggiata tra una boss battle e la successiva. Con un setup che unisce lanciagranate, bullet time e fendenti in grado di trapassare i muri, ad esempio, si diventa quasi intoccabili. Un’altra build che in gergo tecnico si può definire “broken” è la Spada Tornado, che respinge i nemici, unita al Fucile Perforante; insieme creano un loop devastante: con un fendente allontaniamo tutti i mostri e guadagnamo una munizione per sforacchiarli, per poi ripetere la sequenza quando si avvicinano nuovamente.

Katanaut

I nemici fuori dalla nostra visuale sono rappresentati come silhouette, ma è facile capire di che si tratta.

Un sistema che diverte e soddisfa, ma che avrebbe forse meritato un po’ più di severità nel contenimento della potenza. A ravvivare le run ci pensano eventi casuali ben congegnati: dalle incursioni di soldati rivali incaricati anch’essi di ripulire la base, a zone maledette con difficoltà più elevata premiata da ricompense golose. Sono trovate che aggiungono imprevedibilità e mantengono alto l’interesse nel lungo periodo, impedendo a Katanaut di scivolare nella routine.

LA GENERAZIONE PROCEDURALE, TALLONE D’ACHILLE

Katanaut colpisce subito per la sua pixel art di ottima qualità, capace di restituire con gusto retrò sia l’imponenza della stazione spaziale che l’orrore delle creature che la infestano.

Katanaut

Il boss pare arrabbiatino.

Le aberrazioni aliene sono rese con un mix riuscito di dettagli raccapriccianti e silhouette minacciose, e gli effetti di sangue e luce contribuiscono a mantenere alta l’atmosfera claustrofobica.

La generazione procedurale regala varietà, ma spesso si traduce in corridoi o grandi aree vuote

Dove il gioco fatica di più è nel level design. La generazione procedurale tende spesso a produrre ambienti troppo semplici: lunghi corridoi lineari senza particolari deviazioni, oppure grandi spazi aperti riempiti con poche piattaforme sparse. Invece di stimolare l’esplorazione e la strategia, l’architettura risulta in molti casi prevedibile, riducendo il piacere della scoperta a una routine. Il problema viene amplificato dal comportamento non sempre convincente dei nemici che, anziché sfruttare le piattaforme in modo intelligente, tendono spesso a buttarsi di sotto, senza poter più risalire, accalcandosi nei livelli inferiori. Un problema non da poco che, pur senza rovinare l’esperienza, impedisce al gioco di raggiungere l’eccellenza, soprattutto nel panorama roguelite, già così densamente popolato.

In Breve: Katanaut è un roguelite d’azione che punta molto sulla katana: fendenti rapidi e brutali regalano grande impatto, con la possibilità di ricaricare l’arma da fuoco solo colpendo in mischia, creando un ciclo di gioco aggressivo e appagante. Alle armi bianche si affiancano fucili laser, railgun e lanciagranate che diversificano le run. L’ampio sistema di perk e power-up offre sinergie spettacolari, ma alcuni cooldown troppo brevi rendono certe build esageratamente potenti. A penalizzare l’esperienza è invece la generazione procedurale, che propone corridoi lineari o aree vuote, aggravata dall’IA nemica. Visivamente curato, diverte ma resta imperfetto.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: AMD Ryzen 9 6900HS, 16GB RAM, GeForce RTX 3080, SSD
Com’è, Come Gira: Nessuna incertezza tecnica, localizzazione in italiano a volte un po’ “creativa”

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Pro

  • Sangue, violenza e pixel / Molte build da provare / Combat system appagante

Contro

  • Level design da rivedere / AI non sempre brillante / Alcune perk da bilanciare
7.7

Buono

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