Facciamo un salto indietro nel tempo con Casper Croes e Alisa, un gioco che accetta le limitazioni tecniche dei primi Resident Evil per trasformarle in sfida.
Sviluppatore / Publisher: Casper Croes / Top Hat Studios, Inc. Prezzo: € 15,29 Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: +16 Disponibile su: PC (Steam, GoG), PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S, Switch Data d’uscita: Già disponibile
C’è un momento in Alisa, proprio nelle primissime battute iniziali, in cui il gioco di Casper Croes è riuscito a farmi credere di essere qualcosa di diverso da ciò che in realtà è, ovvero la decrescita felice di Resident Evil.
Nel paesino iniziale, dove ovviamente ci si imbatte nell’immancabile magione, si respira un’atmosfera surreale e rarefatta, ai confini di un vaporware contagiato da Lynch in cui i personaggi sono strani, ma cordiali nell’ignorare l’orrore che li circonda. Appena varcato il cancello, tuttavia, la strizzata d’occhio a Deadly Premonition si rivela un amo a cui abbiamo abboccato: in bocca però il sapore di quell’umorismo surreale è destinato a rimanere a lungo.
AGENTE SPECIALE ALISA
Alisa è un’operazione diversa da un omaggio, è un ritorno alla passato non tanto spirituale, quanto materiale, ricercato attraverso il downgrade volontario fino all’utilizzo (quasi esclusivo) di strumenti e misure dell’epoca. In mezzo a una pioggia di operazioni nostalgia che si appoggiano a una meccanica, quando va bene, se non più spesso solo a un brand, Alisa imbocca la strada più impervia e accetta davvero fino in fondo la sfida del confronto col passato: 480p di risoluzione, il formato 4:3, i fondali pre-renderizzati. Non manca niente ed è per questo Alisa è un prodotto interessante, proprio perché non si limita a scimmiottare un trend nostalgico, ma accetta e fa propri i limiti della fonte di ispirazione con cui si confronta.
L’incipit ci permette di abituarci subito ai panni di Alisa, Elite Royal Agent, all’inseguimento di un criminale prima a bordo di un affascinante treno a vapore, poi a piedi tra foschia in sospensione di un paesino, forse abbandonato, forse solamente intriso di orrorifica normalità. L’orrore vero, tuttavia, attende Alisa all’interno dell’enorme villa che domina il villaggio, dentro cui si risveglierà stordita, disarmata e incastrata in una distorta messinscena in cui a lei tocca il ruolo di Alice, mentre le meraviglie sono grandi assenti. Non manca invece l’orrore che arriva implacabile e mai annunciato dagli angoli ciechi, inquietanti bambole senza espressione o funerei clown poco cambia: la via d’uscita passa sempre attraverso una pioggia di proiettili.
FILOSOFIA TANK
Al centro di Alisa non può dunque che esserci QUELLA meccanica di movimento, la classica tank, cui in verità si può alternare una versione più moderna che nei fatti è uno strambo ibrido che richiede capacità di coordinamento occhio-mano da pilota di Eva. Così in aiuto di Alisa subentra un mirino che si illumina di rosso quando l’arma è allineata col nemico, una delle poche concessioni alla modernità. L’altra più evidente e profonda è un design che invita a fare largo uso di proiettili, acquistabili insieme ad altri upgrade da un pupazzo di pezza parlante nonché fine umorista. La moneta di scambio sono ingranaggi che i nemici lasciano al suolo dopo essere stati trucidati, convertibili in vestiti, che aumentano le statistiche, e nuove arme, incluse quelle da corpo a corpo che si rivelano non solo efficaci, ma anche in grado di cambiare il feeling del gioco. Pare un dettaglio da poco, ma è indizio di qualcosa di ben più interessante. Ne parliamo tra poco.
Nel frattempo, annoveriamo nell’immancabile lista delle feature che rispettano il canone anche il salvataggio, possibile solo nell’armadio della lugubre marionetta al costo di un ingranaggio, gli enigmi, il sistema di chiavi e le boss fight. A giocarsi sembra proprio un Resident Evil per PSX e a vedersi ha esattamente quel look: l’uso di poligoni è limitato e la risoluzione dei fondali pre-renderizzati è assolutamente fedele a quelli d’epoca. Centrale in questo senso è l’uso delle telecamere fisse e va riconosciuto a Casper Croes di aver fatto un buon lavoro, scovando angolazioni suggestive che restituiscono un senso globale di regia, oltre ovviamente a nascondere l’orrore negli angoli ciechi per l’immancabile effetto “salto sulla sedia”.
A dirla tutta in alcune occasioni il sistema di controllo e le inquadrature si incastrano un poco dando vita a scenette comiche alla Benny Hill in cui Alisa continua a entrare e uscire da un’ambientazione in un loop che strappa prima una risata e poi una pioggia di improperi. In prospettiva, però, si può considerare anche questo un tentativo di adesione formale ai classici che ispirano Alisa; e in fondo a dirla tutta non capita così di frequente da lanciare il pad al muro e abbandonare il gioco ricoprendolo di maledizioni. La deroga più grossa rispetto alle regole ferree della formula Resident Evil è però rappresentata dall’inventario, che non ha limitazioni di sorta sull’ingombro del contenuto.
EH, AI MIEI TEMPI…
Tirando le somme di quanto detto finora, Alisa è una discreta sorpresa, senza dubbio in positivo. Il più grande merito che va riconosciuto al gioco di Casper Croes è quello di non aver solo munto il filone nostalgia, ma di aver utilizzato una formula-retro come stimolo a creare un gioco che possa risultare comunque appetibile al pubblico contemporaneo, rispettando tuttavia una serie di paletti.
Spiccano in questo senso le poche deroghe, che non sono scorciatoie ma una sorta di what if, di evoluzione ipotetica del genere inquadrato in chiave storica: cosa sarebbe successo sei i Resident Evil avessero intrapreso un’altra strada evolutiva? Aver percorso questa strada senza prendersi troppo sul serio sicuramente contribuisce alla buona riuscita dell’esperimento.
In Breve: Benché senza dubbio appartenga al filone dei giochi retro, il rapporto con la nostalgia del gioco di Casper Croes è diverso da quello più diffuso. Nel caso di Alisa, il passato non è inteso come un’epoca irraggiungibile, ma come un modello i cui limiti possono oggi rappresentare una sfida e non più un ostacolo. La sfida è quella di ricreare oggi un gioco che non solo si ispiri a Resident Evil, ma ne condivida anche le caratteristiche tecniche, risultando però appetibile ai giocatori moderni. La sfida si può dire senza dubbio vinta, anche grazie al ricorso a una buona dose di (auto)ironia che ricorda quella di Lynch.
- Gl
Piattaforma di Prova: Xbox Series X|S
Com’è, come gira: Provato su Xbox Series X non ha mostrato alcun problema di performance, e vorrei anche vedere. Nel complesso è un produzione abbastanza rifinita, abbiamo incontrato un paio di piccoli bug, ma nulla che comprometta l’esperienza.