Smalland: Survive the Wilds – Recensione

PC PS5

Diario di viaggio: oggi la nostra spedizione è stata attaccata e sterminata. Non da un’armata di briganti, né da un gigantesco drago. È bastato un calabrone, perché in Smalland: Survive the Wilds siamo minuscoli.

Sviluppatore / Publisher: Merge Games / Merge Games + Maximum Entertainment Prezzo: 34.99 euro Localizzazione: Assente Multiplayer: Online PvE PEGI: ND Disponibile su: PC (Steam) e PlayStation 5 Data d’uscita: Già disponibile

I nodi vengono sempre al pettine, e oggi è caduta la pietosa bugia secondo la quale le dimensioni non conterebbero. Immaginate questa scena, dunque: c’è una blatta schifosa a pochi passi da me. Senza dare troppo nell’occhio, prendo la rivista di TGM, la arrotolo trasformandola in una Mighty Paper Club, mi avvicino con cautela, e la colpisco con la mia arma leggendaria instakillandola. E sapete perché? Perché sono più grande di lei!

Infinitamente più grande di lei! Se invece fossi piccolo come una formica, l’infame artropode costituirebbe una seria minaccia. Ora che abbiamo fatto chiarezza, possiamo passare a giocare a Smalland: Survive the Wilds, open world survival con una spruzzata di RPG. Merge Games questa volta è nel duplice ruolo di sviluppatore e publisher, dopo aver conquistato il rispetto del pubblico, con Bramble: The Mountain King nel 2023. Protagonista del gioco è Avanguardia, che chiameremo con il nome originale Vanguard, in esplorazione in un mondo ostile nel quale le pozzanghere sono grandi come laghi, innocui rigagnoli sono fiumi in piena, comuni insetti sono letali predatori, e gli arbusti sono alberi la cui scalata si rivelerà tutt’altro che facile.

SMALLAND: SURVIVE THE WILDS, LILLIPUZIANI 2.0

Non è chiara, perlomeno non fin dall’inizio, la genesi del popolo di Vanguard. Sappiamo però che agli albori del mondo vivevano in superficie, ma dovettero nascondersi nel sottosuolo quando venne il Tempo dei Giganti, creature enormi e distruttive. Per generazioni e generazioni si tramandarono di padre in figlio le storie di quanto accaduto nel Mondo di Sopra, ma nessuno vi mise più piede. Finchè, per un evento misterioso, i giganti finirono per estinguersi. Giunge così il momento di emergere e avventurarsi di nuovo nelle lande selvagge che un tempo erano chiamate semplicemente “casa”, ma la spedizione viene attaccata mentre bivacca da un gigantesco mostro alato che prima di venir ucciso manda al Creatore a terra tutti, meno Vanguard.

Che diavoleria è mai questa?

Quale terribile creatura può causare tanto scompiglio da sterminare una guarnigione ben armata ed equipaggiata? Un calabrone, signori. Un calabrone gigante? Forse, ma pur sempre un calabrone, centimetro più, centimetro meno, nulla che non si possa risolvere con una ciabattata. Sfortunatamente ciò non vale per tutti, perchè dovete sapere che i nostri eroi sono alti quanto un ditale, dunque anche una vespa diventa uno pterodattilo. E già che si parla di insetti, è doverosa una premessa: in Smalland: Survive the Wilds sono rappresentati molto realisticamente nell’aspetto, nei movimenti e pure nei suoni che emettono. Questo potrebbe causare disagio in chi soffre di entomofobia o semplicemente in persone a cui queste bestioline fanno schifo. Sentire l’incessante ticchettare delle mille zampe di una formica operaia che ci insegue, o il sordo ronzare delle ali di uno scarafaggio volante genera un piacevole brivido lungo la schiena – non mi stanno veramente camminando addosso, vero? Vero? – che per qualcuno potrebbe essere troppo intenso. Nonostante nelle opzioni di accessibilità sia prevista una modalità chiamata Aracnofobia, se siete soggetti sensibili provate prima la demo.

IL MONDO È GRANDE, QUANDO SEI PICCOLO

Smalland: Survive the Wilds è essenzialmente un survival, e il suo gameplay ce lo ricorda in ogni momento. Dobbiamo mangiare, ripararci dal freddo, vestirci, raccogliere e combinare materiali per costruire attrezzi e strutture che ci permetteranno di raccogliere e combinare materiali più pregiati per costruire attrezzi e strutture più efficienti alimentando il circolo virtuoso. Questa parte è realizzata con una discreta profondità e non deluderà i fan di questo tipo di giochi, ma il concept interessante riguarda l’ambientazione, banale e allo stesso tempo geniale: potremmo essere nel parco dietro casa, ma le nostre ridotte dimensioni ci piazzano alla base della catena alimentare, e ogni forma di vita è un pericolo. Armi grosse come legnetti, letti costruiti con una foglia, sassolini usati come mattoni, teste di formica che una volta cucinate diventano nutrienti come una Fiorentina, tutto è in scala ridotta ma il gioco è tutt’altro che piccolo, con una storia principale condita da numerose side quest, un personaggio senza classi ma con dei punti per crescere le statistiche quando si livella, e un cast di NPC di tutto rispetto.

Piove. Gli eventi atmosferici sono ben rappresentati.

I combattimenti sono avvincenti quanto basta, grazie alle molteplici capacità di attacco, unite a schivata e parata, che privilegiano la tattica al button mashing. Craftando alcuni oggetti saremo anche in grado di procurarci delle mount, dopo aver ammaestrato qualche bestiaccia generalmente in seguito a una bella razione di legnate. Cavalcare una cavalletta non è certo impresa da raccontare ai nipoti come se si fosse riusciti a domare l’Idra di Lerna, ma ha comunque il suo fascino, è tutto proporzionato. E gironzolando per la spiaggia, troveremo tracce della perduta civiltà dei giganti, che non mancheranno di farci riflettere, e no, non è la Statua della Libertà come visto nel Pianeta delle Scimmie.

QUALCHE PICCOLA INCONGRUENZA

Smalland: Survive the Wilds è artisticamente ben realizzato sotto ogni punto di vista, dalla rappresentazione degli eventi atmosferici all’incalzante colonna sonora che sottolinea i momenti critici. Non ho potuto però evitare di notare qualche piccola incongruenza, come la dimensione delle fiamme del falò, che dovrebbero essere molto più grandi di noi, o la gestione della fisica che ci vede saltare giù da un fiorellino di dieci centimetri nel tempo che impiegheremmo a cadere da un albero di venti metri, o ancora biomi che cambiano nel raggio di quattro dei nostri passi.

Con l’armatura di pietra, pardon di sassolini, sono quasi invincibile.

Dettagli di poco conto, che oltretutto trovano giustificazione nel gameplay, in ogni caso avvincente quanto basta per portare Vanguard ai titoli di coda, nonostante una difficoltà leggermente superiore alla media, con qualche capatina nel filone Soulslike. Ma possiamo sempre chiamare degli amici forti del detto che l’unione fa la forza, dato che è supportato anche il multiplayer cooperativo.

In Breve: Smallands: Survive the Wilds è un survival open world che ci mette nei panni di una creatura grande come un insetto alle prese con un mondo selvaggio che brulica di pericoli, riuscendo a incutere un certo senso di disagio quando si combatte con formiche, scarafaggi e coleotteri vari. Le risorse base sono abbastanza comuni, ma per ottenere quelle più pregiate bisogna grindare un pochino e combattere, con una difficoltà generale sopra la media. Il minuscolo personaggio è carismatico, e lo stesso si può dire per gli NPC, e la storia riserva alcune sorprese, da scoprire a poco a poco man mano che si procede nel gioco, da soli o in compagnia.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: AMD Ryzen 9 6900HS, 16GB RAM, GeForce RTX 3080, SSD
Com’è, Come Gira: Mi ha proposto i settaggi al massimo, ma il PC non riusciva proprio a reggerli. Una volta calibrate le impostazioni, non vi sono stati problemi. Occhio all’entomofobia.

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Pro

  • Sezione survival sufficientemente complessa / Storia interessante / Insetti grossi, in proporzione, come leoni

Contro

  • Si grinda un pochino / Alcune incongruenze sulla fisica
8.1

Più che buono

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