Da Aquaman in poi, qualcosa è cambiato nella visione dei prodotti cinematografici DC sotto Warner Bros. Una sensazione tangibile anche da chi non è dentro il settore, ma semplicemente riesce ad osservare e contestualizzare un dato evento, mettendolo a confronto con il passato. Dopo l’abbandono di Zack Snyder per motivi famigliari già comunicati, ma resi retroattivi per giustificare il suo allontanamento, la verità dietro una gestione turbolenta del dopo Batman V Superman è venuta a galla: Warner chiese a Snyder una revisione del progettoJustice League, originariamente composto di due film, cosa che lui si è ampiamente rifiutato di fare.
Seguirono musi lunghi, litigate, problemi sul set per poi arrivare alla rescissione consensuale del contratto e, dunque, all’abbandono della guida artistica su tutto il progetto DC Film. In casa Warner i dati erano inequivocabili, con i film firmati dalla regia o dalla produzione del regista che erano ormai nell’occhio del ciclone, mentre progetti fuori dal suo raggio d’azione, quindi in mano a menti creative differenti,si dimostravano di gran successo (vedi Wonder Woman).
Inutile aggiungere che Justice League è stato spinto e rivisitato al meglio delle possibilità, anche se il risultato finale difficilmente è riuscito a spiccare per qualche particolare merito. I mesi a seguire, a dispetto di quanto si possa pensare, non furono così critici come in molti paventavano nel web. Semplicemente la Warner è rimasta ferma, per poi muoversi in una direzione congeniale al mondo social: lasciar stare, con la consapevolezza che, nel giro di poco, tutti si sarebbero dimenticati di quanto accaduto nei e con quei film.
Almeno in parte, la ricerca di un nuovo assetto è proceduta con serenità zen; Warner ha fatto la sua mossa, cercando una figura centrale, come lo è Kevin Feige per i Marvel Studios, ma con un diverso intento. Una personalità capace non tanto di impostare una linea guida sull’aspetto artistico, quanto di gettare strategie utili per ripartire da zero, con un parziale reboot di alcuni aspetti, mantenendo le cose buone e ottimizzando il resto (vedi il The Suicide Squad di James Gunn in fase di riprese). Qualcuno in grado di mettersi al centro, dove prima c’era bufera, per concepire un progetto con ingaggi ottimi e buone strategie di marketing e comunicazione – elementi fallaci nella gestione Warner fino a quel momento.
Dopo i problemi di Justice League, Warner ha fatto la sua mossa per rivedere e ottimizzare il suo franchise
Risalendo dalla zona d’ombra del suo operato da produttore, il caro Walter si è destreggiato con risultati mai esaltanti nel campo dell’horror sperimentale a basso budget; la sua carriera è cambiata quando, nel 2014, assieme a James Wan ha prodotto Annabelle, primo spin-off della serie The Conjuring. Il successo è stato tale che i due si sono trovati subito in sintonia per la gestione commerciale e produttiva dei film, ovvero spendere pochissimo tramite accordi su contratti, bonus e sponsorizzazioni, e ricavarne al boxoffice cifre da capogiro (con relativi attori che ricevono bonus in percentuale sugli incassi finali). La collaborazione, arricchita dell’entrata in scena di un secondo produttore, Peter Safran, ha dato vita a quello che oggi conosciamo il Conjuring Universe, tante e diverse pellicole che hanno come collante le avventure della famiglia Warren.
The Conjuring 2, Annabelle 2, The Nun, La Llorona, tutti film che, tra alti e bassi, hanno sbancato facilmente il botteghino, rendendo questo universo fittizio un franchise dai più alti incassi mai visti (mettendo a correlazione budget speso e ricavi al boxoffice mondiale, la differenza è mastodontica).
Il successo che ha lanciato Hamada nel mirino della Warner Bros, nonostante già lavorasse per loro, è stato IT – Capitolo Uno, film che non ha mai avuto una gestione produttiva facile: registi che abbandonano il set, rimpiazzi, attori che si licenziano, divergenze sulla sceneggiatura. Insomma, la pre-produzione del film iniziava nel peggiore dei modi, così Toby Emmerich, attuale presidente della Warner Bros, decise di metterci una toppa e cercare di salvare il salvabile, ponendo a capo del progetto proprio Walter Hamada. Il risultato è stato sorprendente: ridusse il budget, riempì i buchi tecnici che si erano creati e curò personalmente la campagna marketing. Al netto del gusto personale – è sempre difficile portare King al cinema e accontentare tutti – il film è stato accolto da un plebiscito di recensioni positive e un risultato al boxoffice impressionante (costato 35 milioni di dollari, ne ha incassati 700).
IT – Capitolo Uno è uscito a settembre 2017 negli Stati Uniti. Solo due mesi dopo sarebbe arrivato Justice League e, visti i risultati, bastarono poche settimane alla Warner Bros per decidere la sorte del DCEU: gennaio 2018, Walter Hamada presidente di DC Films.
il successo commerciale e produttivo di IT – Capitolo Uno convinse la Warner a dare le chiavi del progetto DC Films a Walter Hamada
Da qui è una storia abbastanza conosciuta e, nota personale, ho atteso a redigere un articolo del genere perché volevo aspettare il responso al boxoffice di film come Joker, proprio perché la natura del progetto, come gestione e produzione, era quanto di più vicino allo stile produttivo di Walter Hamada; la stessa Warner era curiosa di capire se questa potesse essere una buona strada per affrontare un discorso di diversa fruizione del cinecomics, in modo da affiancarla ai canoni più classici. Alla soglia dei 700 milioni di dollari incassati, a fronte dei circa 55 spesi, un Leone D’oro al Festival di Venezia e la sicura presenza ai prossimi Premi Oscar 2020, possiamo ben dire che da quel novembre 2017 la musica appaia decisamente cambiata.
La strada percorsa da Warner verso un simile risultato in parte la conosciamo, l’abbiamo vista sul grande schermo con la sua apparente (per certi versi realissima, ma in un senso diverso dal solito) eterogeneità.
Il primo prodotto firmato Hamada è stato Aquaman, rivisto e corretto con l’arrivo in regia dell’amico James Wan: un film caotico, pieno di azione, scene grossolane e cinema muscolare senza ritegno, amato da molti, odiato da altri, ma il responso del pubblico è stato un sonoro miliardo al boxoffice, a dimostrazione che, per quanto al pubblico Batman e Superman piacciano sempre, è anche impellente il richiamo di storie e personaggi meno battuti, ovviamente se ben scelti.
Successo bissato con Shazam!, pubblicato con un’etichetta minore ma foriero di risultati esaltanti: critica favorevole, più di 300 milioni di incasso a fronte dei 90 spesi e un nuovo gusto di assaporare il genere.
Joker era uno dei progetti nel limbo, nati e annunciati a raffica lungo un breve periodo in cui a capo di DC Films c’era Geoff Johns, nome autorevole, a cui mancava la lungimiranza cinematografica per gestire tutto quel che aveva in mano: fra i titoli spiccavano un film di Cyborg prontamente cancellato e quello di Green Lantern Corps, progetto in stallo da troppo tempo e che, a detta di Hamada, partirà quando il DCEU sarà pronto a introdurre un nuovo cross-over, non prima di aver affrontato e portato su schermo nuovi eroi. Fu lui a prendere per mano il progetto di Joker, provando una strada alternativa e vincendo ancora una volta.
Dopo la burrasca arriva sempre il sole e, finalmente, anche la DC Films sembra aver trovato il baricentro da cui ripartire, sollevando la fiducia degli spettatori e introducendo progetti di varia natura, nati sotto una produzione più consapevole di quanto di buono è stato fatto, ovviamente anche nel senso dei cinecomics per così dire “mainstream”: l’uscita del sequel di Wonder Woman il prossimo anno, Aquaman 2 e Shazam 2 già in cantiere.
So perfettamente del malumore che gira nei social , così come conosco le chiacchiere quasi quotidiane; molti sono ormai offuscati da una rivalità tra case editrici e produttive, che si scannano su un genere di film che dovrebbe unire invece di dividere, in particolare quando il prossimo anno troveremo due esponenti di spicco quali Avengers: Endgame e Joker ai prossimi Oscar, per un’ulteriore legittimazione di questa grossa macchina cinematografica. In tutto questo, mettere in dubbio la svolta produttiva e qualitativa dei progetti DC è da folli.
Che piaccia o meno il classico DCEU, la DC Films è intenzionata a produrre pellicole di questo tipo, stand alone, slegate tra loro e nate già sotto un segno produttivo economico molto preciso. Il prossimo Birds of Prey è costato anch’esso “appena” 50 milioni, pochi se rapportati alla media dei cinecomics nel recente passato; al netto della critica, quindi, è molto più facile che si riveli un successo economico, portando introiti interessanti in casse Warner da riversare in altri progetti.
Non si può far altro, allo stato attuale, che augurare buon lavoro a Walter Hamada per tutti i lavori futuri o già in corso, sperando che questa fila di successi possa evolversi nei prossimi anni in qualcosa di concreto e grande per progettualità produttiva, qualitativamente eccelso per quel che si muoverà al suo interno.