“Ho sentito parlare di voi Witcher: mutazioni, esperti combattenti, niente sentimenti. Feccia!”
Ogni qual volta lo strigo con volto e corpo di Henry Cavill entrerà in qualche locanda fatiscente o in un villaggio, l’accoglienza sarà sempre la stessa. Spesso finirà con un patto siglato e la caccia di un mostro, oppure subito con spade sguainate e sangue a litri.
Le parole che seguono sono una piccola anteprima di The Witcher, nuovo show Netflix tratto dai libri di Andrzej Sapkowski. Il colosso dello streaming ha messo a disposizione a noi della stampa cinque episodi su otto totali e, nel momento in cui queste parole andranno online, la prima stagione sarà stata resa già disponibile.
Come ben sappiamo, la saga ha trovato una grandissima popolarità anche grazie ai videogiochi sviluppati da CD Projekt RED, ma gli autori dello show televisivo sono stati ben chiari sin da subito, ispirandosi strettamente alla saga di romanzi. Durante la visione degli episodi, tuttavia, vi renderete facilmente conto di quanto esteticamente l’ispirazione dalle fonti videoludiche si sia rivelata più profonda di quanto dichiarato.
Dunque, senza perdersi in altre chiacchiere, questo The Witcher di Netflix com’è? Bello, ma non bellissimo; quello che propone corrisponde esattamente a un prodotto ottimo per costruire una solida base narrativa su cui far sorreggere tutti i piani futuri dello show (una seconda stagione già annunciata e confermata).
Henry Cavill nei panni di Geralt di Rivia risulta un po’ mummificato quando indossa l’armatura di ordinanza, ma è nelle spettacolari scene d’azione che ogni dubbio viene meno: la camera segue lo strigo nella sua ferocia mentre l’agilità si unisce allo stile di combattimento all’arma bianca, con l’aggiunta della magia dei segni. Il risultato sono combattimenti spettacolari, belli da vedere e ben inseriti nella messinscena chirurgica. Nella fuga di Ciri e l’indiretta ricerca di essa da parte del Witcher gravitano tanti altri personaggi già conosciuti, comprese Yennefer e Triss.
Se quest’ultima è introdotta senza un vero contesto, o almeno in modo fin troppo superficiale, è proprio Yennefer che per metà delle puntate ruba letteralmente la scena. La storia è scesa in ogni piccolo dettaglio del suo background e relativa crescita personale per presentarci e giustificarci un personaggio forte, potente e temuto. Questo percorso inizierà casualmente nel secondo episodio, per esplodere letteralmente nel quinto, quando l’incontro tra lei e lo strigo porterà a nuove conoscenze di entità e poteri per entrambi.
The Witcher di Netflix non è più una calda speranza, ma una concreta realtà
La struttura degli episodi, nonostante ci sia una direzione orizzontale (la fuga e la ricerca di Ciri), ha sempre un input verticale con cui far iniziare ogni episodio e, senza troppa fantasia, tale impostazione si costruisce nella ricerca o nella caccia di un mostro per far entrare nelle tasche del (povero) Witcher un po’ di soldi. Sotto questo aspetto la serie viene incontro agli spettatori e gli eventi sono portati avanti da una forte ironia mista a cinismo tagliente; insomma, barattare Rutilia per una notte con una prostituta è roba di tutti i giorni per lo strigo, che affronta la cosa senza rimorso per poi riuscire sempre a cavarsela, riavendo con se il cavallo.
Le location presentate, così come anche le creature e le leggende, non mancheranno e saranno varie, pittoresche, mai banali, a sottolineare un lavoro di ampio respiro e vedute, non fermandosi nella costruzione di un semplice fantasy dai soliti stilemi, ma spingendosi oltre per rendere il mondo presentato vivo e rispettabilissimo, tanto da divenire un altro tacito protagonista.
Allo stato attuale, per ciò che si è potuto vedere, forti criticità non ce ne sono. Si poteva sicuramente fare di più: la serie spinge molto sulla qualità, ma non cerca mai di rivoluzionare o rendersi memorabile per un pubblico di vasta scala. Questo perché è evidente l’intento di costruire basi “modellabili” per il futuro. La centralità del gruppo Geralt-Ciri-Yennefer è palese e molto probabilmente fondamentale per i prossimi episodi e, forse, la prossima stagione. Esattamente come Sapkowski ha iniziato scrivendo racconti brevi, lo show sembra indirizzarsi in quella finalità, con piccole finestra narrative che devono ancora incontrarsi; per ora, però, le sensazioni e il risultato visto in azione sono molto più che incoraggianti, e anzi diventano presto una realtà concreta e spettacolare.