Richard Jewell - Recensione

Molti potrebbero identificare Richard Jewell come un film di denuncia e non sarebbe una definizione errata, benché la dinamica messa in moto e in scena dal quasi 90enne Clint Eastwood sia semplicistica ad uno primo sguardo, per esplodere nei diversi e stratificati piani di lettura.

La vicenda di cronaca vera è semplice: nel 1996, durante le Olimpiadi di Atlanta, scoppia un ordigno. Portata dell’esplosione e numero delle vittime vengono drasticamente ridotti grazie a Richard Jewell, paffuto addetto alla sicurezza che si accorge della bomba e cerca di allontanare più persone possibili dal luogo, creando una sorta di perimetro posticcio grazie all’aiuto di colleghi e forze dell’ordine. Per i media e il Paese, Richard è un eroe, ma tale fama dura meno di uno starnuto, dato che l’FBI necessita di un colpevole e in assenza di ciò – come di prove concrete – gli agenti in blu concentrano i propri sospetti su Richard Jewell, descrivendolo come possibile attentatore in cerca di facile fama. L’innocenza di Richard è sotto gli occhi di tutti, ma la sua vita cambierà drasticamente.

Il film racconta l’evento dell’attentato alle olimpiadi di Atlanta del 1996

Questi sono anni alquanto movimentati per le opere cinematografiche che pongono al centro del proprio racconto la glorificazione e demonizzazione di un eroe, così come la necessità di trovare un colpevole. Nel 2017 abbiamo avuto I, Tonya, spaccato di cronaca sul come farsi amare e odiare dagli Stati Uniti e, pensate un po’, dopo soli diciassette anni, a febbraio potremo vedere sui grandi schermi italiani Memories Of Murder, capolavoro di Bong Joon-ho – regista del recente e bellissimo Parasite . In pratica lo Zodiac coreano, che sottolinea la malsana necessità di assicurare alla giustizia un uomo, innocente o colpevole che sia, pur di mantenere un equilibrio sociale e politico.

richard jewell recensione

Clin Eastwood, per raccontare la storia di Richard Jewell, si concentra sulla vena patriottica dello stesso personaggio: lui è fiero di essere americano, crede nell’American Dream e sogna di lavorare nella sicurezza o nelle forze dell’ordine,  fortemente convinto di essere nato per donare se stesso alla protezione dei concittadini e del suo prossimo in generale.
Tali sentimenti di gentilezza e positività costituiscono l’arma con cui Eastwood racconta gli Stati Uniti, usando un americano modello e criticando le solite grossolane contraddizioni del popolo a stelle e strisce.

Richard Jewell non è un genio, viene facilmente essere preso di mira per deridere la sua stazza, o anche per la scarsa attenzione che porta a percepire in modo distorto gli eventi che lo circondano; d’altra parte, il suo è il teatrino ideale per mettere in scena errori e ossessioni che non hanno fatto altro che peggiorare la situazione: accanto a una giornalista in cerca di scoop facili e, quindi. indifferente al fatto di aver rovinato la vita a un innocente, o agli agenti dell’FBI legati a immagini “macchietta” e stilemi di genere – unica parte della vicenda puramente fittizia – Richard avrà a fianco un avvocato cinico, ma buon amico, e sua madre che ancora non crede a tutta la vicenda venutasi a creare.

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La mano di Eastwood è ferma e saggia. Condanna i media, la mal gestione delle forze dell’ordine e la necessità – come la leggerezza – di aver lasciato che un caso del genere sia stato direttamente influenzato da prove inesistenti e pressione mediatica. L’epopea di Richard Jewell è la stessa del Sully di Tom Hanks, incentrata su un eroe per caso che si vede costretto a sviscerare nei dettagli le proprie azioni, giustificare il suo operato, a fronte di situazioni al limite del credibile.
Con Richard Jewell si ragiona con la pancia – dello stesso Richard – e ci si commuove nel vedere questo grande omone incassare colpi su colpi senza mai reagire, laddove il regista costruisce una cornice di devozione verso il personaggio, facendosi aiutare da un cast assolutamente perfetto, capace di regalare tanti e diversi assolo che aiutano a costruire la fame emotiva dell’opera.

Clint Eastwood ha quasi 90 anni, ma con la forza e la voglia di raccontare di un geniale giovincello. e che il Dio del Cinema o chi per lui ce lo mantenga in vita per altri 90 anni e farlo continuare a raccontare storie del genere; ne abbiamo tutti bisogno.

VOTO 8.5

richard jewell recensioneGenere: drammatico, biografico
Publisher: Warner Bros
Regia: Clint Eastwood
Colonna Sonora: Arturo Sandoval
Interpreti: Paul Walter Hauser, Sam Rockwell, Kathy Bates, Olivia Wilde, Jon Hamm
Durata: 129 minuti

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