Dello Snowpiercer di Bong Joon-ho è rimasto poco o nulla nel serial Netflix. Per meglio dire, rimane solo un’indicazione di continuity che, per ciò che abbiamo visto, giustifica un prodotto crossmediale nel posizionarsi in una realtà ben conosciuta e, dunque, evitare di introdurre ulteriori elementi di peso: la serie tv si colloca sette anni dopo l’inizio della catastrofe che ha portato a una seconda Era Glaciale sulla Terra, e gli eventi narrati avvengono subito dopo la fine della prima graphic novel francese originale e ben otto anni prima degli eventi del film del 2013. Dopo esserci posizionati nel tempo e nello spazio, Netflix ci ha dato la possibilità di vedere i primi cinque episodi, su dieci totali, che saranno resi disponibili con la cadenza di una puntata a settimana sul noto colosso dello streaming.
Chi ha seguito puntualmente le vicende produttive che hanno portato a questa serie, ricorderà che tutto il progetto è nato sotto una cattiva stella, con continui abbandoni di showrunner e tutti gli episodi drasticamente cambiati in corsa rispetto al pilot, mutando in qualcosa di diverso che, alla fine, è diventato realtà.
Abbandonando la critica sociale e la lotta tra classi – con la speranza che possa essere ripresa quanto prima, per quel che ci riguarda – l’incarnazione seriale di Snowpiercer attinge dalle classiche serie crime procedurali, con un brutale omicidio che ha luogo nell’idillio dei vagoni di lusso, tra passeggeri apparentemente rispettabili.
Mentre le guardie del treno omettono la più facile delle battute, noi non possiamo che sottolinearla: un assassinio sullo Snowpiercer Express necessita di un detective e nelle 1001 carrozze che compongono il treno della salvezza, pare che solo nelle ultime ci sia qualcuno che nella vita prima dell’olocausto glaciale aveva come mestiere l’investigatore. Con la promessa di più razioni e qualche privilegio per tutti i suoi compagni stipati dietro e senza biglietto, il nostro protagonista Layton accetta, avventurandosi nei restanti vagoni per cercare indizi.
La serie tv si pone come sequel della graphic novel e prequel del film di Bon Joon-ho
Dopo un episodio pilota abbastanza deludente, la stessa finalità dell’indagine già attorno la quarta puntata viene meno, per mostrare quello che a conti fatti, risulta essere il vero cuore della serie: i personaggi.
Tra sciacalli, oppressi, violenti e annoiati, la classe più abbiente dello Snowpiercer è colma di persone viziate e senza scrupoli; affondare le proprie unghie di detective tra quei vagoni farà emergere ben più di una minaccia per il nostro eroe, mente la serie ben presto spoglia di ogni segreto, già nella prima puntata, la sua insospettabile partner Melanie, diretta funzionaria del treno di Wilford, mescolando un paio di carte in tavola che il film aveva già ampiamente impostato, col risultato di alzare l’unico velo di mistero che avrebbe potuto davvero intrigare nella visione.
Va detto dunque che, per questi primi cinque episodi, Snowpiercer non si è dimostrato uno show particolarmente brillante, mantenendo le dita incrociate per la seconda parte.
Proprio questa sua natura da crime vecchio di una decina di anni ne soffoca ogni ambizione. In particolare, per chi arriva dalla graphic novel prima e dal film dopo, la serie risulta un prodotto complessivamente incolore. Paradossalmente, però, e forse furbescamente, la scelta di distribuire una puntata a settimana può trasformare Snowpiercer in un piacevole guilty pleasure da seguire come appuntamento fisso. Se visto in bingewatching, lo spettatore ne uscirebbe saturo di eventi che, almeno fino al giro di boa, faticano a raccontare qualcosa di davvero forte o inedito.
C’è anche da sottolineare come Snowpiercer, che potenzialmente ha nel plot e nell’evoluzione visiva e del racconto un punto di incredibile forza, al momento uscirebbe in ombra da parecchi confronti, ovviamente in tema di moderna fantascienza televisiva. La speranza è tutta rivolta alla seconda parte dello show che potrebbe – almeno, si spera – sparare qualche bel colpo nelle fasi finali. Teniamo le dita incrociate, insomma, anche se il rischio è che vengano congelate insieme a tutto il braccio e ridotte in pezzi da un martellone…