Il Divin Codino - Recensione

C’è una netta presa di posizione riguardo questo ambizioso e al tempo stesso complicato film su Roberto Baggio. Il Divin Codino cerca di coniugare due missioni principali: raccontare Baggio come giocatore e come uomo, cercando un punto di equilibrio dove le due sfumature si incontrano senza stonare.

Equilibrio che purtroppo viene a mancare, con l’ago della bilancia che tende prepotentemente verso il lato personale, sacrificando la carriera calcistica. Quindi, in termini di aspettative, il compromesso è necessario: il film, benché imperfetto e talvolta didascalico, va vissuto come un’indagine nell’intimo, nel privato, che cerca visceralmente di toccare le corde più sensibili di ognuno di noi per voler ancor più bene a quello che è considerato, oltre che uno dei calciatori italiani più forti di tutti i tempi, un atleta da amare particolarmente sul versante umano, nonostante svariati episodi sfortunati tra obiettivi sfumati, come  il Mondiale, e i ripetuti infortuni.

il divin codino

Sin dal primo contratto con la Fiorentina, e fino alla casacca del Brescia, il film non narra quasi niente di più della carriera calcistica di Roberto Baggio. Mostra interesse per l’inizio e la fine, perché come tutte le storie che si rispettino anche questa cerca di cominciare e finire con una morale, un messaggio. Al centro di tutto c’è il conflittuale rapporto con il padre, il senso di inadeguatezza verso un genitore che, lavorando sodo, ha tirato su una famiglia di otto figli, mentre lui incassa miliardi giocando a pallone.

Ecco dunque il non voler riscuotere lo stipendio, perché non sente di meritarlo, gli infortuni che lo fanno vacillare e la fede, quella Buddista, per cercare la via alternativa, un equilibrio fatto di karma, un rapporto umano con gli altri lavorando per obiettivi. E il più grande, naturalmente, è proprio quello del Mondiale.

due saranno gli snodi principali per la trama del film: la sconfitta nella finale dei mondiali e il rapporto conflittuale di baggio con il padre

Qui il film apre una parentesi gargantuesca, quasi tutto il resto fosse solo un contorno per raccontarci del Baggio del Mondiale perso ai calci di rigore contro il Brasile. I dubbi iniziali di Sacchi, il Baggio trascinatore della nazionale per poi sbagliare clamorosamente quel fatidico tiro in porta, apparentemente il più semplice.

il divin codino recensione

Rientrare a casa sarà difficile, tanto da passare un’estate senza casacca, da “disoccupato”, il dolore e il sentirsi rifiutato, fino all’abbraccio caldo, amorevole, paterno di Mazzone (interpretato in modo inaspettatamente magistrale da Martufello) in quel di Brescia, dove i giovani lo guarderanno senza conferirgli pressioni, bensì regalarli la gioia di una partita di pallone, del goal, del liberarsi di un peso non indifferente.

l’interpretazione di andrea arcangeli è assolutamente perfetta, in linea con lo spirito del film

Difficile sbilanciarsi su un progetto volontariamente incompleto; in un film del genere è comunque necessario fare della scelte sulla direzione narrativa, anche se qui appaiono talvolta forzate. L’occhio della regista è tutto per il Baggio uomo, sacrificando parecchie tappe importanti della carriera (non c’è l’ombra dei successi con Fiorentina o Juventus) per veicolare il messaggio finale in due quadri ben distinti, quello intimo del rapporto con il padre e le emozioni di gioia e tristezza esplose durante il Mondiale.il divin codino recensioneUna celebrazione a metà, dunque, che avrebbe richiesto sicuramente un’attenzione maggiore visto il mito che circonda il protagonista, tuttavia le intenzioni sono chiare e il lavoro è diventa notevole quando la direzione intrapresa è particolarmente decisa. La costruzione delle immagini racconta ciò che il carattere chiuso del giocatore difficilmente lasciava trasparire e le ambientazioni sono curate sin nel piccolo dettaglio. A questo si aggiunge la buona prova interpretativa di Andrea Arcangeli, attore assai versatile e molto dedito ai suoi ruoli. Accanto all’ottimo trucco si nota nel viso tutta la pacatezza dell’uomo, anche nei momenti di maggiore euforia o, al contrario, di sconforto. Chi conosce solo il calciatore imparerà a comprendere anche l’uomo, mentre chi scopre per la prima volta la sua figura, accarezzata da quel Divin Codino sulla maglia, rimarrà con la necessità di informarsi altrove su passaggi che, per quanto legati alla carriera, sono stati importanti anche per la storia personale di Roberto Baggio.

 

VOTO 6.5

il divin codino recensioneGenere: biografico
Publisher: Netflix
Regia: Letizia Lamartire
Colonna Sonora: Marco De Angelis
Interpreti: Andrea Arcangeli, Valentina Bellè, Thomas Trabacchi, Andrea Pennacchi,
Durata: 92 minuti

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