Il regista più odiato dai critici e più amato da sale cinematografiche, esercenti e boxoffice torna prepotentemente in sala: Ambulance di Michael Bay è un ritorno in grandissimo stile dopo la parentesi 6 Underground di Netflix. Cinema di azione senza filtri, eccessivo per le camere usate, derivazione muscolare e il Bayhem più in spolvero che mai. Ormai è battaglia aperta tra amanti e detrattori.
Non ho mai snobbato il cinema di Michael Bay. Di contro, mal digerisco chi per partito preso – per le solite chiacchiere social e/o web di cui alcune figure si fanno portabandiera – deve affossare progetti di registi specifici solo per il loro modo di mettere in scena la loro idea di cinema. Michael Bay, piaccia o no, ha sempre avuto un’idea di costruzione dell’immagine chiara e limpida, come il molteplice uso di decine e decine di camere diverse per ogni singola scena, il ritmo forsennato nel montaggio, uno stile cinetico di chi ha passato una vita a girare videoclip e pubblicità e dunque ha la necessità di condensare in una manciata di secondi tanta sostanza, e questo Ambulance ne ha da vendere in gran quantità.
Remake dell’omonimo film danese del 2005 firmato da Laurits Munch-Petersen, la versione testosteronica di Bay dimostra subito cosa, concretamente, non gli riesce quasi mai: dare quella cornice umana utile ad avvicinare lo spettatore alle vicende narrate. Nonostante il facile input dell’ex-marine che ha servito il proprio paese in Medio Oriente e tornato a casa si ritrova disoccupato e con una moglie in piena chemioterapia, il vedersi negare ogni tipo di supporto, sussidio o una semplice telefonata, è un contesto su cui lo stesso regista calca la mano, ma come sempre tutto è infarcito dalle solite e bruttissime battute cliché, sottolineando proprio la situazione di chi presta il proprio corpo per il paese e questo lo ripaga con il silenzio e la miseria.
A mali estremi, estremi rimedi dunque, l’ex-marine Will Sharp da ragazzo è stato adottato dalla famiglia di Danny, un fratellastro che promette di aiutarlo a mettere in atto un colpo facile, che può fruttare decine di milioni di dollari, ma come prassi del genere, la rapina subisce un violento contraccolpo e i due si vedranno costretti a fuggire per tutta Los Angeles, braccati da polizia e FBI, guidando un’ambulanza a tutta velocità.
Ambulance è un cinema muscolare di velocità, tecnica ed adrenalina. forse il migliore di Michael Bay dai tempi di The Rock
Considerate Ambulance come una sorta di Speed in versione esagerata e con un budget triplicato, tanto da spodestare automobili, furgoni, droni, elicotteri, un’intera città bloccata per delle manovre stradali assurde. Michael Bay qui esagera in una pornografia tecnica impressionante, dato che nelle poco più di due ore di durata, non ci sarà scena che non avrà un supporto di qualche drone o elicottero o gru dove il regista installa una videocamera e monta delle scene di inseguimento incredibilmente dinamiche, sorvolando tra palazzi, a filo asfalto per poi tirarsi subito in alto e fare lo slalom in piccoli vicoletti. Tutto in presa diretta, senza mai fermarsi.
E alla fine, di Ambulance è tutto qui quel che c’è da raccontare, una messinscena firmata Bay in un film grosso, chiaramente esplosivo, che non si nasconde mai dietro la natura muscolare del progetto a cui però manca un’altra delle classiche firme del regista, ovvero una protagonista femminile di carattere. Qui c’è la Cam di Eiza Gonzalez, paramedico in servizio sulle ambulanze che verrà sequestrata dai due rapinatori, ma che non avrà mai spazio sufficiente per espandere la sua parentesi all’interno della storia. Mentre i due fratelli avranno tantissime scene di dialogo, ripensamenti, confronti, la Cam paramedica invece consumerà il suo arco narrativo nei minuti finali, per regalargli una semplicistica morale che verrà tracciata durante il film che mal si plasma alle esigenze – già esigue – della storia.
Dunque ancora una volta, il più, il bello, il divertimento e l’eccezionale ferocia adrenalinica è da ricercare tutta lì, scorrazzando tra le strade di Los Angeles, tra inseguimenti, cartelli della droga che organizzano depistaggi, operazioni chirurgiche a velocità elevate, esplosioni e un gusto del divertimento sempre genuino. Ancora una volta, qui è Michael Bay a comandare. Prendere o lasciare, e forse siamo davanti il suo miglior film dai tempi di The Rock.
VOTO 7
Genere: azione, drammatico
Publisher: Universal
Regia: Michael Bay
Colonna Sonora: Lorne Balfe
Interpreti: Jake Gyllenhall, Yahya Abdul-Mateen II, Eiza Gonzalez, Garret Dillahunt, A. Martinez
Durata: 136 minuti