Quanto poteva essere difficile e delicata un’operazione del genere? Tantissimo, eppure questa volta dalle parti di Netflix si sono salvati con un paio di scelte furbe, abbastanza furbe da portare allo spettatore un prodotto convincente per gli obiettivi prefissati.
Come approcciare un’opera voluminosa, narrativamente intricata, con decadi di vita sulle spalle nel suo formato live action, viste le recenti cancellazioni di prodotti simili? Se la strada perseguita da Cowboy Bebop ha destato più di qualche grattacapo a produzione e fan là fuori, con One Piece l’operazione è drasticamente più delicata, giacché mettere in scena il mondo così ricco, variegato, sopra le righe di Oda non era missione facile e il rischio di trovarsi davanti la fiera del cosplay era alto. Al netto delle comprensibili difficoltà, bisogna dire che la soluzione finale di queste otto puntate ha lasciato un sapore sufficientemente piacevole al palato.
Metto le mani avanti: non sono un fan di One Piece e quel che succede capitolo dopo capitolo lo respiro per osmosi, dunque l’approccio alle puntate che Netflix mi ha gentilmente concesso di vedere in anteprima è stato dei più neutrali: una serie, una sequenza interminabile di personaggi e stilemi unici presi dal manga e una realizzazione tecnica/narrativa da tenere attentamente in conto.
Già attorno la terza puntata, i connotati riguardo gli obiettivi di pubblico sono abbastanza palesi. In gran parte, la serie vuole catturare l’attenzione di chi già conosce l’opera, di chi ama seguire le vicende di questa sgangherata ciurma di pirati lungo manga, anime o anche altre forme, videogiochi compresi, e questa è versione live action si aggiunge a un lungo portfolio di variazioni intorno a One Piece.
come si può realizzare una serie live action convincente di One Piece senza fallire? Semplice, andando sul sicuro e muovendosi nella stessa comfort zone dei fan che sono là fuori
Approcciarsi con una produzione occidentale ad un prodotto orientale è sempre dannatamente difficile, perché le strade da percorrere sono essenzialmente due: o cerchi la rilettura completa, pur sapendo di attivare le ire funeste dei fan più puri, oppure cerchi la trasposizione fedele in cui, però, ci si confronta inevitabilmente e più direttamente con il manga o l’anime, quest’ultimo pur sempre un’esposizione fedele fin nel minimo disegno.
La serie Netflix di One Piece sceglie la strada facile, cercando di trovare un’armonia tanto tecnica quanto narrativa tra gli stilemi principali della serie, a loro volta contraddistinti da una costante sensazione di leggerezza trascinante e viscerale, il più delle volte portata avanti da Cappello di Paglia. È lui che, col suo fare un po’ bambinesco e puerile, si contrappone sempre di più ai sogni e le motivazioni del resto della ciurma, da Zoro a Sanji. Tutti personaggi che nella serie appaiono sempre un pelo più interessanti di Monkey D. Rufy, eppure la forza trascinante delle puntate ci investe e incasella bene nell’universo di riferimento, non pretendendo mai serietà, mentre ci coccola con questo o l’altro pirata da sconfiggere dalla nostra amata combriccola.
Purtroppo, proprio le fasi di combattimenti mostrano il fianco alle critiche in modo fin troppo palese: la necessità di concatenare una coreografia scenica che possa amalgamare un combattimento alla spada con i poteri elastici di Monkey D. Rufy rende necessario un uso costante di tagli al montaggio che rendono estremamente difficile seguire anche il più semplice dei passaggi. Una limitazione tipica di quando ci si approccia a opere così libere su carta e pennarelli, compito ostico anche negli anime che, tuttavia, sul fronte live action diventa un difetto di grande conto.
Il resto di questo mondo pieno di pirati si compone di personaggi estremamente ricchi di dettagli e caratterizzazioni uniche, con qualche libertà narrativa rispetto all’opera originale, senza mai stravolgere niente o nessuno di già conosciuto. Una soluzione comoda e troppo vicina alla comfort zone, questa di Netflix? Probabile, eppure unica soluzione concreta per attirare l’attenzione – senza pregiudizi – dei milioni e milioni di fan lì fuori, che non vedono l’ora di gustarsi queste puntate senza troppi problemi.
VOTO 7
Genere: azione, fantastico
Publisher: Netflix
Regia: Vari
Colonna Sonora: Giona Ostinelli
Interpreti: Inaki Godoy, Emily Rudd, Mackenyu, Jacob Romero, Taz Skylar,
Durata: 8 episodi