Deathloop è un progetto convincentemente fuori dagli schemi, un azzardo videoludico creato con passione, un geniale puzzle game da risolvere un indizio alla volta finché non si è in grado di compiere il multi delitto del secolo

Guardi la città dai tetti, ti domandi cosa sarà di te, poi rammenti che oggi è sia ieri che domani. Scusate, momento poetico.
E poi c’è Julianna, un’imprevedibile scossa d’adrenalina che ti tiene sulle spine anche quando non è in zona, la variabile impazzita che ti fa pregare di non vedere apparire il messaggio che ne annuncia l’ingresso sul palco proprio quando sei vicino alla risoluzione dell’ennesimo enigma. Senza che te ne possa accorgere perché può camuffarsi da Eternalista qualunque, quando meno te l’aspetti e ancor meno lo vorresti, puntuale lei si palesa. Il suo primo colpo suona come un “Ciao, stronzo”, il tuo battito cardiaco accelera seguendo il ritmo frenetico degli spari e il furibondo duello esplode in tutto il suo fragore. Poi un messaggio: “Julianna è andata”. L’uragano dai tratti afro è passato, stavolta sei rimasto tu in piedi. È allora che accade, mentre recuperi per la prima volta il Residuo da ciò che resta della tua nemesi: ti rendi conto che, insieme alla tua principale antagonista, hai sconfitto anche la paura di perdere tutto ed è stato dannatamente divertente fermarsi a pochi centimetri dal baratro. Ancora elettrizzato dall’orgasmo emotivo che ti ha travolto, IA o non IA che sia, una parte di te spera di non rivedere Julianna tanto presto, ma l’altra parte non vede l’ora che arrivi il prossimo focoso appuntamento, si domanda chissà chi la spunterà. Ti incammini verso il prossimo indizio e intanto ti inebri della vera essenza di Deathloop, ora Blackreef è un inferno meno orrendo perché, dopo Julianna, sai che sei pronto a compiere qualsiasi impresa pur di fuggire da quell’unico, maledetto giorno che puzza di prigione eterna.
In breve: Deathloop è un’insolita ma affascinante avventura sospesa tra il tempo e la morte da vivere tutta d’un fiato come un giallo in cui l’assassino siamo noi. L’IA stona rispetto al resto e non è un titolo perfetto, ma ha il coraggio di osare, di sperimentare coi generi, ha stile da vendere, sprizza passione da ogni poro e, a forza di migliorarsi, quando si centra il loop perfetto la soddisfazione è grande. L’avventura di Colt è avvincente, originale, ben strutturata e ritmata, inoltre la personalizzazione, la libertà offerta dal gameplay e il level design si attestano su ottimi livelli, così come la recitazione. Se a questo aggiungiamo Julianna e l’adrenalinico multiplayer allora chapeau, Arkane Lyon.
Piattaforma di Prova: PlayStation 5
Com’è, Come gira: Dualsense in gran spolvero grazie ai grilletti adattivi e soprattutto alla cassa che gestisce le comunicazioni audio con Julianna, una feature che rende il pad una ricetrasmittente e aumenta il coinvolgimento sensoriale. Graficamente il gioco è affascinante pur senza far gridare al miracolo, ci sono tre modalità tutte con scaling 4K dinamico (Prestazioni/60fps stabili, Qualità visiva/60fps con cali e Ray Tracing/30fps), le ambientazioni sono dense di particolari ed elementi interattivi. Bene l’illuminazione e l’atmosfera, idem la gestione della fisica e il comparto sonoro.