Una delle abitudini “uccise” dall’onnipresenza di internet nelle nostre vite, e di cui mi facevo vanto fino a qualche tempo fa, è il salvataggio dei file di salvataggio. Sul mio computer, traghettata nel corso degli anni da un hard disk a un altro, nel disco dedicato al ludo, trova sempre amorevole accoglienza la cartella “Saved Gamez” (lo so, la “z” finale è veramente da lamer, ma si parla del Todeschini dei primi anni ’90, abbiate pazienza), dove conservo gelosamente i salvataggi di quasi tutti i giochi che mi hanno accompagnato in questi quasi trent’anni. Alcuni finiti e stra–finiti, altri lasciati a metà, qualcuno appena cominciato. Non scherzo, quando dico che in questa cartella c’è dentro di tutto: ci sono i savegame, scontatissimi, di DooM (con tanto di sotto cartelle per WAD come Memento Mori e The Evil Unleashed di The Innocent Crew, al secolo TEUTiC) e Duke Nukem 3D, passando per Max Payne e Shadow Warrior (il primo); ritrovo quelli di The Dig, Monkey Island 2, Sanitarium e The 7th Guest; il primissimo Tomb Raider, ma anche Heretic, Interstate 76, Hi Octane, Dethkarz e Midnight Club II. E un sacco di altri, ma mi fermo qui sennò facciamo notte.

Conservare i savegame diventa quasi un rito, il passaggio del testimone da un gioco al successivo
L’operazione di passare al setaccio le cartelle dei giochi (e poi quelle di My Documents/My Saved Games e qualunque altro luogo più o meno a caso gli sviluppatori decidessero di utilizzare per questo genere di informazioni) e mettere da parte i file di salvataggio – ammantata di quel pizzico di OCD che non manca mai – è nata in anni in cui l’affidabilità degli hard disk era decisamente meno elevata di quelli attuali, e
col passare del tempo è diventata più un’abitudine che una necessità,
una sorta di “rito”, di passaggio del testimone a cui affidare l’abbandono – in teoria temporaneo, di fatto sempre definitivo – di un titolo prima di passare al successivo.

Negli anni, non ho praticamente mai usato la cartella dei giochi salvati per il motivo per cui l’avevo creata
Col passare del tempo questa abitudine è stata via via accantonata, fino a scomparire quasi del tutto, per un paio di motivi:
il primo, indubbiamente, la comodità dei salvataggi online, ospitati dai server dei vari Steam/Origin/GOG ecc., che hanno anche il pregio di funzionare sempre, e di non far casino con le diverse versioni dei software. Il secondo, lo devo ammettere, il fatto di non aver praticamente MAI usato la cartella per lo scopo per cui era stata originariamente creata.
La favoletta che mi raccontavo da solo ogni volta era che, nella remota ipotesi che avessi ripreso in mano un gioco, sarei potuto ripartire da dove l’avevo lasciato. Ed era, appunto, una favoletta. Come potete ben immaginare, nella realtà dei fatti non è mai successo. Una volta messo da parte un titolo, figurarsi se uno ci ritorna, con il backlog di roba da smaltire che ci si ritrova appresso.

Le rare volte che ho ripreso in mano un gioco, sono sempre ripartito da capo
Ci sono stati titoli che ho ripreso in mano, nel corso degli anni, questo è vero.
Nelle rarissime occasioni in cui è questo accaduto, però, per un motivo o per l’altro, sono sempre ripartito da zero: nel caso di un gioco di corse o d’azione, o uno sparatutto, il divertimento sta quasi sempre nel gameplay in sé, quindi da un certo punto di vista ha perfettamente senso ripartire da capo; se poi si tratta di un’avventura grafica o di un titolo comunque “narrativo”,
figuratevi voi che chance ci sono di lanciare un gioco a metà della storia e ricordarsi quello che è successo fino a quel momento, o come portare a termine un enigma lasciato in sospeso dieci anni fa.
Riguardandola quest’oggi, ormai abbandonata a se stessa, mi rendo conto che, più o meno inconsciamente, la cartella “Saved Gamez” ha svolto una funzione molto più importante del banale mettermi al sicuro da possibili rotture di un hard disk; a suo modo, rappresenta una sorta di “diario” di bordo delle mie scorribande ludiche, un insolito e piacevolissimo album di ricordi privo di immagini, ma pieno di fotogrammi di una pellicola che non verrà mai sviluppata. Che sai di avere, e che è bello anche solo sapere di avere. Ne avete una anche voi?