Le pazzie per i videogiochi (ovvero, tre giorni a Vvardenfell)

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Nell’anno domini 2004, all’incirca sul finire del mese di agosto, i miei stavano per partire per una sorta di tour romantico – con destinazione Fano – alla ricerca di stampe da collezione e di una striscia di sabbia su cui riposare le stanche membra per una manciata di giorni. E finalmente! Io? Io me ne sarei restato a casa, bagnato dalla confortevole frescura di fine estate, in quei dì in cui il cielo, qui nella bassa bergamasca, è color zaffiro, e le giornate si accorciano verso un autunno incipiente pur senza essere letteralmente fredde.

Ricordo ancora distrattamente gli ultimi, “frenetici” momenti prima della partenza. Al solito, mi trovavo davanti al PC; l’entusiasmo era stelle, la mia attenzione interamente concentrata sull’ultimo “gioiello” appena assemblato: un fiammante processore AMD con 1GB di memoria RAM e una Titanium 4200 sotto il case, con le ventole che ruggivano come un camion in salita insù per la collina che s’inerpica dietro casa mia. Ricordo ancora le ultime ficcanti raccomandazioni (sul gas, sull’acqua, sul corretto tempo di cottura dei cibi), e rammento anche due baci veloci stampati sulle gote della mamma. Tutto colto in maniera periferica, come un disturbo audio appena percettibile che interferiva sulla trasmissione – ipnotica, irradiante e ininterrotta – che proveniva dallo schermo rigorosamente LCD, maestoso per via di quei 17 pollici.

in quel momento mi “trovavo” a Gnisis, stupefatto e assorbito dalla multiculturalità di quella bella cittadina

Distrattamente, anche perché in quel momento mi “trovavo” a Gnisis, stupefatto e assorbito dalla multiculturalità di quella bella cittadina sita sulla costa nordoccidentale della ridente isola di Vvardenfell, laddove l’architettura imperiale e quella dunmer si fondono in un peculiare amalgama, con il forte aggettante dal versante della montagna. Lì mi trovavo per completare una missione del Culto Imperiale e, incidentalmente, arruolarmi nella Legione, novizio fra scorbutiche reclute di razza orchesca quale sarei stato. E in quelle lande ho trascorso i tre giorni – reali – successivi, dimentico o quasi delle più basilari necessità fisiologiche, del normale ciclo sonno/veglia, col citofono a penzoloni come un topo morto per evitare perniciose interruzioni di sconvenienti piazzisti.

E nemmeno mi vergogno a raccontarvi tutto questo, quasi fossi un paziente supino sul lettino che è questo editoriale. E a voi, miei psichiatri collettivi, racconto delle mie follie, delle scelleratezze, delle stronzate (perché no!) fatte per i videogiochi, come quell’anno, credo il 1999, in cui bruciai un intero pacchetto di vacanze natalizie per immergermi completamente nell’universo di Riven, meravigliosa avventura concepita dalla genialità dei fratelli Miller e dal team Cyan. Circa 10 giorni di enigmi spaccacervella e paesaggi mozzafiato che ruotavano e scattavano anche durante la fase REM, laddove trovavo sovente la risoluzione ai quei puzzle che da sveglio continuavano a tenermi in scacco.

Circa 10 giorni di enigmi spaccacervella e paesaggi mozzafiato che ruotavano e scattavano anche durante la fase REM

Che dirvi, poi, delle ore dedicate a Diablo II, perché – insomma – avevo una amazzone di livello 70 che mi stava dando non poche soddisfazioni, e allora la vita vera mi pareva trascurabile, di più, un impedimento temporaneo fra una Valkyrie castata qui e una Decoy proiettata là, mentre farmavo a ripetizione Mephisto. Potrei anche raccontarvi dei soldi spesi quando ancora, scelleratamente (almeno per le mie tasche), acquistavo al day one, del tormento dato al mio negoziante di fiducia, dei chilometri fatti a piedi per recuperare una “rarissima” copia scatolata di The Longest Journey importato da 3D Planet, della meticolosità con cui ho esplorato ogni singolo open world a cui mi sono dedicato – anima, corpo e risorse di sistema; potrei infine mentirvi dicendo che oggigiorno mi comporto con maggior senno, ma già avrete capito che sono malato, e allora resto in attesa di un vostro consulto, oppure delle “torbide” confessioni sulle pazzie che VOI avete fatto per i videogiochi.

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