Spinta dalla curiosità dopo decine di post fotocopia visti sui social all’alba del nuovo anno, sono andata da poco a controllare quali fossero i miei titoli videoludici più giocati di sempre su PC (escludendo MMORPG e altri multiplayer competitivi, che giocano una partita a sé). La Top 5 di Steam mi ha risposto con decisa eloquenza: Dark Souls, Dark Souls 3, Dark Souls 2, Sekiro e Stardew Valley. No, non vi sto dando questa informazione per tentare di fare facile ironia su uno di essi (so bene che DS2 non è stato all’altezza del suo predecessore…), bensì giusto per farvi capire perché ci siano due date in particolare cerchiate in rosso sul mio calendario 2020: il 6 febbraio, inizio del Taipei Games Show – durante il quale dovremmo poter vedere, finalmente, un nuovo trailer per Elden Ring – e il 20 marzo, data d’uscita di Animal Crossing New Horizons.
D’altra parte, se pensate che io stia vivendo allo stesso modo l’attesa per l’arrivo di questi due titoli, commettete un grosso, grossissimo errore.
LA COPERTA DI LINUS
Da una parte c’è lui, Animal Crossing, il mio personale faro nel buio. Il social simulator della Grande N è stato un mio punto fermo per tantissimo tempo, una valvola di sfogo, un’isoletta felice dove rifugiarmi in momenti di stress, di tristezza ma anche semplicemente nel tempo libero e in viaggio, specialmente grazie a un inseparabile 3DS.
Animal Crossing, il mio personale faro nel buio, punto fermo per tantissimo tempo
Sarà per via delle informazioni già in nostro possesso dopo i vari Direct (ecco quello dell’ultimo E3) e Treehouse, o per la decisione di rimandare la data di rilascio per permettere agli sviluppatori di limare il gioco senza ricorrere al crunch, ma ho come l’impressione che il prodotto finale sarà davvero così e, per questo motivo, faccio fatica a pensare che questo nuovo capitolo possa deludermi. Persino dopo una personale esperienza tutt’altro che memorabile con l’esperimento Pocket Camp, ho un inguaribile ottimismo sul fatto che con Animal Crossing: New Horizons aprirò nuovamente le porte di quel piccolo rifugio felice e tremendamente familiare, da godermi persino rannicchiata sotto le coperte o seduta nella carrozza di un treno. Spero davvero di non sbagliarmi.
ELDEN RING, IL GIOCO DI SHRODINGER
Dall’altra invece c’è lui, Elden Ring, con il suo fascino magnetico racchiuso in 2 minuti e 20 di cinematic trailer ormai vecchio di mesi e in quel secondo nome tra gli autori: George R. R. Martin.
Elden Ring, con il suo fascino magnetico espresso nei 2 minuti di un cinematic trailer ormai vecchio
Nonostante questa grossa rassicurazione, all’annuncio di Sekiro Shadows Die Twice la mia eccitazione viaggiò alla pari con la paura fino al momento del primo “Play”: sapere perfettamente che quest’ultima opera sarebbe stata ancor più distante dai precedenti mi caricò di curiosità così come di atroci dubbi. E se non mi fosse piaciuto? Sappiamo, oggi, che così non è stato e che, per quanto mi riguarda (e riguarda tutta TGM, ndMario), l’avventura del misterioso Lupo alla ricerca del giovane Kuro ha saputo toccare con maestria quelle stesse corde che un tempo avevano vibrato per il mio tenace non morto e per la mia coraggiosa cacciatrice, pur essendo parecchio lontano dal genere soul-like.
Furono proprio le diversità di Bloodborne e Sekiro a farmene innamorare