Settimana scorsa, nel corso della presentazione del Samsung S7 (e relativo fratello maggiore Edge), tra le tante cose che sono state dette, tra una partita a Real Racing 3 e una prova delle capacità ludiche dei nuovi telefoni, un particolare mi era sfuggito.
L’idea di poter usare il telefono ovunque esercita un suo fascino
Non è una novità in senso assoluto, ovviamente, ma è un passo avanti importante, l’ulteriore miglioramento di una tecnologia già esistente da qualche tempo. Lì per lì, da buon appassionato di tecnologia quale sono, la notizia mi ha ovviamente entusiasmato. L’idea di poter usare il telefono sempre, sotto la pioggia, accanto al lavandino mentre cucini o ti lavi, o addirittura sotto la doccia, in spiaggia, senza doversi preoccupare di schizzi d’acqua o dei granelli di sabbia (per non parlare del rischio di farlo cadere nel water, e alzi la mano chi non conosce almeno una persona a cui è successo), ha esercitato su di me un immediato fascino.
Gli unici spazi di libertà rimasti sembrano essere quelli imposti dai limiti tecnici
Mi spaventa un po’ l’idea di veder cadere, progressivamente, le barriere ambientali che, volente o nolente, garantivano un po’ di libertà e di sana solitudine dal mondo “always on” in cui viviamo. Ma davvero non puoi goderti la spiaggia una mattina, senza portarti dietro il telefono? Davvero non puoi aspettare di tornare a casa dalla tua sessione di corsa nel fango per controllare i progressi sullo smartphone? Davvero non puoi aspettare di aver finito la doccia per rispondere a un messaggio su Whatsapp? Davvero non puoi rinunciare a quella telefonata importantissima, o anche solo rinviarla di qualche minuto cercando un riparo dalla pioggia, o usare la mano per – che so – impugnare un ombrello, senza rischiare di buscarti un malanno?
Ma del resto, solo qualche anno fa ci dicevamo che potevamo rinunciare a telefonare in metropolitana, mentre eravamo sottoterra. Fin quando non è stato possibile farlo. È ancora possibile rinunciarvi, ovviamente. Ma non lo facciamo.