Torno, a mente fredda e dopo qualche giorno, sulle robe di Bethesda e, in particolare, a raccontarvi di come il post-show sia stato quasi l’opposto del pre-show. Nessun dramma organizzativo, anche perché, diciamolo pure, sarebbe stato difficile fare peggio e la frittata, oramai, era già stata bella che cucinata, clima disteso e, in generale, un’idea interessante. Al di là della presenza dei Blink 182, quando oramai i fumi dell’alcol erano già belli che in pieno circolo e l’atmosfera tardo 90s ha riscaldato il cuore di tutti in un’esplosione di feels di quelli belli, il format scelto da Bethesda è qualcosa su cui riflettere. In pratica, una volta finito lo show, un’ala di LA Hangar si è trasformata in una sorta di mega booth dove poter accedere nuovamente e, in maniera più libera, allo stesso materiale presentato durante la conference e ad alcuni approfondimenti tematici: interessanti, per esempio, le installazioni interattive nella zona Dishonored 2, mentre un po’ meno il materiale promozionale di Prey. In alcuni casi, come per DOOM e TES: Legends erano disponibili postazioni dedicate che permettevano, tra una birra e un panino, di testare i giochi. Non mancava la VR con la prova di Fallout e DOOM con HTC Vive, con buona pace di Mario Baccigalupi.
Insomma, per quanto lì per lì, inizialmente, sembrasse qualcosa di poco utile, l’atmosfera rilassata e serena dell’hangar di Bethesda mi ha abbastanza convinto, o quantomeno, mi è piaciuta l’idea. Durante il corso della serata, infatti, era facile scambiare quattro chiacchiere con colleghi, confrontarsi e, con un po’ di mestiere, riuscire a intercettare anche qualche membro dei team di sviluppo. Nel mio caso ho fatto una chiacchiera con Marco Mele, che ci ha confermato il fatto che la direzione artistica di Dishonored 2 si è concentrata sul rendere le ambientazioni ancora più uniche e ispirate e che, in effetti, i modelli dei personaggi non sono completamente diversi rispetto a quelli dello scorso episodio. La chiacchiera è proseguita anche sulla VR, dove ha rivelato, arrecando profondo dolore al nostro Mario, che, per Arkane, BethesdaVR non è qualcosa di interessante, un po’ per la natura dei proprio giochi decisamente incompatibile con la realtà virtuale a causa di un sistema di punti di vista che si presta a troppe variazioni di prospettiva violente, un po’ per una pura riflessione di costi/opportunità che non giustifica sacrifici in quella direzione.
l’atmosfera rilassata e serena dell’hangar di Bethesda mi ha abbastanza convinto
Due parole le voglio spendere sul concerto dei Blink 182: nonostante sia stata una mossa evidentemente promozionale del nuovo album California, il trio college punk di Poway ha dimostrato un ottimo atteggiamento, non si è risparmiato e ha suonato per un’ora intera, meravigliando tutti per il potente muro sonoro e la tanta voglia di spaccare tutto. Anche questo, a mio modo di vedere, fa bene ai videogiochi.