Quando gli NDA sono carta straccia

super mario odyssey recensione nintendo switch

Un NDA (acronimo di Non Disclosure Agreement) è un documento di riservatezza e non divulgazione che viene firmato e sottoscritto dalle parti affinché qualcuno possa fruire di un bene in anticipo rispetto al resto del mondo, in cambio del rispetto di alcuni paletti, tra cui i più importanti riguardano il completo riserbo sull’argomento fino al raggiungimento di una certa ora e data (chiamata “embargo”) ed eventuali spoiler che possano rovinare in qualche modo l’esperienza all’utente finale. Chi fa il nostro lavoro firma NDA in continuazione, visto che ne è soggetto ogni videogioco fornito alle redazioni al fine di vergarne la recensione, a meno che la consegna non avvenga successivamente alla data di uscita nei negozi, nel cui caso non sussiste mai alcun tipo di obbligo temporale o contenutistico, per ovvie ragioni.

Uno dei grossi problemi di questo settore, a livello di giornalismo mondiale, è il fatto che gli NDA o non vengono letti con la giusta attenzione, o vengono volutamente ignorati. Prendiamo il caso di Super Mario Odyssey (ultimo di tantissimi), laddove la mail di Nintendo che accompagnava la key per la recensione conteneva la seguente frase, bella in evidenza e sottolineata: “La pubblicazione della review è stabilita per giovedì 26 ottobre 2017 alle ore 15.00 senza restrizioni sui contenuti. Non sono permesse preview del gioco. Non è inoltre permesso comunicare (attraverso qualsiasi mezzo, ad esempio post social etc) di aver ricevuto il codice del gioco”. Già alcune ore dopo la consegna dei codici scaricabili, Facebook e Twitter erano pieni di gente che non solo si vantava di aver iniziato a giocare, ma postava sui propri profili foto dei primi livelli. Tempo un paio di giorni e c’era financo chi spiegava che aveva raggiunto l’end game, di quanto questo fosse figo, eccetera eccetera.

Abbandoniamo un secondo questo argomento e passiamo a un altro, solo apparentemente slegato, ovvero la rottura dei day-one da parte dei negozianti. Per questioni distributive, molti rivenditori ricevono i prodotti qualche giorno prima della data prevista dal publisher. Anche in questo caso esistono fior di documenti firmati che indicano in maniera chiara date e restrizioni, accompagnati da penali a sei o più cifre in caso di mancato rispetto degli accordi. Manco a dirlo, i videogiochi che raggiungono effettivamente gli scaffali il giorno previsto sono meno di quelli che invece vengono venduti ai clienti sottobanco, quando non addirittura alla luce del sole, con tanto di esposizione in vetrina. Del già citato Super Mario Odyssey, per dire, esistono da giorni filmati su YouTube di gente che lo aveva acquistato e si è messa subito di buzzo buono a produrre contenuti.

bioshock 2 nda

i contratti e gli accordi firmati vanno rispettati alla lettera, e non a sentimento

Lo scenario, quindi, prevede che nel nostro settore si firmino accordi che spesso vengono considerati alla stregua di carta igienica, in una situazione da Far West dove si gioca a chi più fa il furbo, ché tanto non succede pressoché nulla, visto che i publisher non hanno quasi mai né la forza né la voglia di intervenire, in entrambe le situazioni. L’unico caso in cui il publisher di turno si dimostra fermo è sull’embargo della recensione in senso stretto (quella roba di cui gli importa solo il voto che compare su Metacritic, per intenderci), con paradossi come quello rimasto storico di BioShock 2, un gioco il cui il day-one era stato rotto quasi una settimana prima del previsto, mentre la deadline per le recensioni era fissata la sera prima del lancio: 2K è stata irremovibile nel dire che l’NDA andava rispettato alla lettera, ergo la maggioranza delle redazioni mondiali è uscita con gli articoli quando ormai i videogiocatori avevano già letto i titoli di coda (dico “quasi” perché qualche sito estero se n’è bellamente fregato e ha millantato di essersi andato a comprare una copia in negozio, pur di uscire col pezzo in anticipo sugli altri).

In un quadro del genere, fanno abbastanza sorridere le lamentele degli addetti ai lavori (tutti eh… giornalisti, publisher, distributori, ecc…) sul fatto che il videogioco è ancora considerato culturalmente alla stregua di un mercato di Serie B, nonostante i fatturati dimostrino il contrario. Nel maneggiare la materia manca ancora una maturità complessiva da parte di tutti, a cominciare dalla comprensione della regola elementare che i contratti e gli accordi firmati vanno rispettati alla lettera, e non a sentimento. Avete mai visto una sala cinematografica proiettare un blockbuster due giorni prima della data prevista? Non succede, perché chi gestisce il tutto sa che, nel caso, si troverebbe una fila di avvocati fuori dalla porta, pronti a battere cassa per aver violato gli accordi presi. Parimenti, vi è mai capitato di sentire il CEO di un’azienda che produce materiale tecnologico per Apple vantarsi di lavorare su componenti per il prossimo iPhone, prima che questo venga presentato al keynote di turno? No, ovviamente, a meno di non voler affrontare Tim Cook armato di Lucille.

Stai a vedere che, alla fine della fiera, ci meritiamo tristemente l’approccio di Bethesda che, salvo alcuni casi (vedi Wolfenstein II), riesce bene o male a far rispettare ai negozi il day-one dei suoi prodotti e fornisce le copie per le review al massimo uno o due giorni prima. Giusto così.

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