Non più tardi di ieri, durante una delle tante sotto-chat redazionali che tengo quotidianamente con i vari figuri che compongono la redazione di The Games Machine, si è parlato di Cyberpunk 2077. Non si tratta di un evento raro, e anzi capita abbastanza spesso che il prossimo lavoro di CD Projekt RED sia oggetto di discussione, a volte tangente altre questioni, a volte direttamente. Lo stesso accade nei canali che seguo (gruppi social, qualche youtuber meritevole, il forum di TGM), proprio come avviene sulla nostra pagina Facebook, dove appaiono con frequenza commenti che tirano in ballo Cyberpunk 2077, anche quando non ce ne sarebbe ragione. Eppure, stiamo parlando di un videogioco annunciato ormai cinque anni e rotti fa e di cui l’unica cosa concreta (si fa per dire) che si sia vista è un teaser trailer di poco più di due minuti, pubblicato il 10 gennaio 2013. Dieci, gennaio, duemilatredici: un’era geologica, se pensiamo a come corrono le cose da queste parti.
C’è una sorta di hype silenzioso, che si muove sotto traccia e che ci fa discutere ripetutamente di un gioco di cui davvero non si sa nulla da un bel po’, riservata com’è CD Projekt RED nel tenere tutto per sé, nonostante – tra un The Witcher 3 e un Gwent – ne abbia avute a bizzeffe di occasioni per mostrare qualcosa del suo prossimo lavoro, o anche solo per darci un minimo di background in più su ciò che sarà. È evidente che lo sviluppatore polacco sia consapevole del fatto che non gli serva gettare benzina sulla fiammella dell’hype, ché tanto si alimenta da sé. Nemmeno Rockstar è arrivata a tanto, visto che ha sentito il bisogno di mostrarci già un paio di volte, nell’arco di un anno, cose del suo comunque attesissimo Red Dead Redemption 2. Certo, un risultato del genere lo si raggiunge principalmente con la qualità, ed è innegabile come il rispetto guadagnato da CD Projekt RED nel tempo abbia fondamenta ben piantate nel terreno della bontà dei suoi titoli. Tuttavia, non credo che questo basti a spiegare l’attesa per Cyberpunk 2077 che brulica in molti di noi, a maggior ragione se raffrontata al cocciuto silenzio radio da parte dello sviluppatore.
C’è una sorta di hype silenzioso, che si muove sotto traccia e che ci fa discutere ripetutamente di un gioco di cui davvero non si sa nulla da un bel po’
Sulla scia del postulato che “l’attesa del piacere è essa stessa il piacere”, ogni produttore ha quindi un modo tutto suo per alimentare la fiamma dell’hype che, inevitabilmente, cova nel cuore di ogni videogiocatore, dal più ricettivo a chi, invece, meno si fa prendere dalla fregola di fronte a un mezzo filmato di gameplay pre-masticato. Quello scelto (inconsapevolmente o meno) da CD Projekt RED è tuttavia un modello quasi unico, che si basa incredibilmente sul non detto e non visto. A questo punto, diventerebbe – quasi e paradossalmente – un errore procedere con altri passi, che potrebbero rivelarsi fallaci: che ci lavorino senza dirci nulla più e che ci schiaffino in faccia il gioco fatto e finito, a sorpresa e da un momento all’altro. Non sia mai che qualsiasi altra informazione, da qui all’uscita, possa rompere la magia unica che si è creata attorno a quel capolavoro di hype che risponde al nome di Cyberpunk 2077.