Quest’anno sono tornato al Lucca Comics & Games dopo qualche anno di assenza, un po’ per questioni lavorative, un po’ per puro piacere personale. L’atmosfera delle fiere, nella loro convulsa e caotica follia, mi piace sempre, ed è sempre un’occasione per stare un po’ di più dall’altra parte, realmente in mezzo a quello che di fatto è il pubblico con cui dialoghiamo. Sembra una storiella da buongiornissimo, però ecco… in un mondo fatto spesso di relazioni virtuali, fa benissimo stare nel caos fisico, scambiare due chiacchiere con i colleghi che vedi raramente e sentirsi al centro del mondo “reale” per qualche ora.
Dicevo, a distanza di anni ho trovato chiaramente una fiera diversa, più grande, quasi dispersiva, ma incredibilmente ordinata nei flussi di persone. Soprattutto, pur restando (per fortuna) molto centrata su fumetti, incontri con autori, giochi da tavolo e sull’universo analogico, è chiaro che parte del centro storico di Lucca sia stato colonizzato dall’entertainment digitale, con serie TV e videogiochi sempre più presenti.
per i videogiochi continua a prevalere la logica dello “spottone” e del negozio
Parlando di videogiochi, Ubisoft si è confermata in un periodo di felici intuizioni, grazie alla piramide di Assassin’s Creed Origins che completava un percorso intelligente fatto da mostra d’arte (con opere originali e, in parte, realizzate dai fan), negozio (con prezzi scontati), postazioni di gioco e happening continui. Bene anche Activision e Blizzard con un’offerta bilanciata per quanto essenziale: anche qui tante postazioni, la socialissima taverna di Heartstone e un occhio vigile sugli esport, per la prima volta così protagonisti della fiera nella suggestiva cattedrale di San Romano. Per il resto, invece, mi è sembrato che il videogioco sia ancora fin troppo laterale e poco integrato nel contesto fieristico.
Al confine tra il medium ludico e quello cinematografico c’era invece Warner Bros. che, con il suo negozietto gelido e distaccato, è il simbolo di come non vada fatta una fiera del genere nel 2017, e i commenti dei poveri ragazzi dopo ore di fila non sono stati dei più felici, nonostante il salottino di The Big Bang Theory. All’estremo opposto, invece, c’è Netflix, che, come al solito, si è dimostrata fine osservatrice della contemporaneità, non solo portando gli attori in carne e ossa in fiera, ma soprattutto organizzando le esperienze migliori del lotto, da un lato attraverso un booth pieno di prop e qualche attività simpatica, ma soprattutto grazie a una messa in scena assolutamente piacevole degli elementi più suggestivi di Stranger Things, con una mostra-evento con tanto di prop ufficiali, biciclette utilizzate nella serie, cabinati (purtroppo non originali dell’epoca) e l’immancabile divano con tanto di lucette natalizie alle spalle.
Lucca Comics & Games 2017 mi ha lasciato una voglia immensa di giocare, a qualsiasi cosa
Ciò che, dopo anni di distanza, mi ha fatto estremamente piacere trovare nella splendida cittadina toscana è stata una cultura del gioco decisamente superiore, con una spiccata voglia di sperimentare, complice anche un innalzamento dell’età media dei presenti, che poi sono quelli della prima generazione con una soglia di “orgoglio nerd” socialmente condiviso. L’aumento esponenziale di persone sedute ai tavoli, però, nasconde un rischio, ma anche un’opportunità: la necessità di comunicare meglio e a tutti la passione per giochi da tavolo, giochi di ruolo e (chiaramente) anche videogiochi, e contribuire a far crescere ancora di più il senso di comunità intorno alle attività ludiche. Questo a tutti i livelli: dal punto di vista del racconto c’è da essere consapevoli di parlare a un pubblico sempre più eterogeneo, mentre da parte dei produttori c’è bisogno di essere più presenti ed esplicativi nell’avvicinare i giocatori nel miglior modo possibile; infine, i giocatori di vecchia data devono essere pronti e comprensivi, perché aggiungere un posto al tavolo o condividere il divano può essere emozionante al pari di sperimentare un gioco nuovo per la prima volta. Ecco, Lucca Comics & Games 2017 mi ha lasciato una voglia immensa di giocare, a qualsiasi cosa.
Se poi dovessi darvi un paio di consigli, al di fuori dei videogiochi, io me ne sono tornato a casa con un manuale, e scimmia annessa, del gioco di ruolo 7th Sea in italiano, che è tipo un sogno lucido di meravigliosa follia cappa e spada. Ho avuto anche modo di provare il gioco da tavolo di This War of Mine, che è una mazzata nei denti bellissima tanto quanto la controparte digitale, e ne ripropone in maniera molto efficace le atmosfere con dinamiche cooperative molto interessanti… roba che non vedo l’ora di sapere il parere dei nostri “cuginetti” di IoGioco.